Corriere di Verona

Profughi, lo Stato non paga ormai da mesi

Fioccano le proteste, dal Ministero la conferma: «Manca l’ultimo trimestre 2015». Sono venti milioni

- Nicola Zanetti

All’appello mancano almeno 20 milioni. Pagamenti slittati di tre mesi, anche se c’è chi denuncia il doppio. I soldi per gestire l’ospitalità dei quasi ottomila richiedent­i asilo in Veneto arrivano con ritardi pesanti. Della situazione, finora rimasta sepolta, nessuno parla volentieri.

All’appello mancano almeno 20 milioni di euro, ma potrebbero essere di più. Un enorme flusso di denaro che da Roma non parte, e se parte, lo fa a singhiozzo. Pagamenti slittati di tre mesi, anche se c’è chi denuncia anche il doppio. Non è un debito qualunque dello Stato: nel Veneto delle barricate dei sindaci contro gli appelli-ultimatum dei prefetti, questo è il chiodo che potrebbe saldare definitiva­mente la bara sull’accoglienz­a dei migranti.

I soldi per gestire l’ospitalità dei quasi ottomila profughi presenti nella nostra regione arrivano con ritardi pesanti. Della situazione, finora rimasta sepolta, nessuno parla volentieri. Il timore è duplice: far allontanar­e altre realtà solidali e soprattutt­o prestare il fianco alla rivolta dei contrari. Perché è proprio il governo, sempre puntuale nel chiedere o imporre collaboraz­ione, ad aver chiuso i cordoni della borsa, mentre le cooperativ­e sono state costrette ad anticipare il denaro. Ed ora si trovano con l’acqua alla gola.

I conti sono presto fatti: per ogni profugo è stanziata una cifra che varia dai 30 ai 34 euro al giorno. Di questi, 2,5 euro vanno al singolo ogni giorno (il cosiddetto pocket money). Il resto va all’associazio­ne per coprire le spese di cibo, medicinali, vestiti, assistenza. Il saldo avviene ogni trimestre. O meglio, dovrebbe.

«Non ci pagano da otto mesi – racconta Abdallah Kezraji, presidente della circolo Hilal di Treviso – finora ci siamo arrangiati dando fondo a quanto avevamo e con l’aiuto di amici, ma in futuro?». Hilal gestisce fra gli altri i 55 migranti ospitati al bed & breakfast Le Magnolie di Mogliano Veneto. E’ qui, nella Marca, che il vaso di Pandora è stato scoperchia­to. E’ bastata una piccola rivolta interna, andata in scena ieri mattina. I profughi hanno protestato per il mancato pagamento del pocket money di febbraio (75 euro circa ogni mese). Kezraji è riuscito a sedare gli animi, ma il suo sfogo è andato oltre. «Stiamo facendo il possibile, il problema è che avanziamo oltre 200 mila euro».

Caso isolato? Niente affatto. «Non vediamo soldi da ottobre – racconta don Davide Schiavon, direttore della Caritas di Treviso – ci occupiamo di circa 160 persone, così non potremo garantire più il nostro apporto». Ed anche nel veneziano la situazione non migliora.

«L’ultimo pagamento è arrivato 15 giorni fa – dice Maurizio Trabuio di Casa a colori, la cooperativ­a che gestisce l’ostello di Mira – solo che ci hanno pagato settembre e da ottobre in poi nulla. Come facciamo? Chiediamo alle banche di anticipare i soldi e poi li restituiam­o quando arrivano. Certo non è possibile però chiedere cifre astronomic­he».

Ovviamente dipende dalla grandezza della cooperativ­a. «Per l’accoglienz­a di un migliaio di persone per un mese si spende un milione di euro, quindi se i pagamenti arrivano in ritardo di sei mesi la banca deve anticipare sei milioni – spiega Trabuio – noi ci siamo limitati molto sul numero dei richiedent­i asilo proprio per quello».

Non ci sono margini d’azione, per i gestori. «Ci hanno pagato gennaio ma ottobre, novembre e dicembre no – dice Marco Zamarchi di Villaggio Globale – mediamente i fondi arrivano con sei mesi di ritardo».

A Roma il Capo del Dipartimen­to Immigrazio­ne del Viminale, Mario Morcone, conferma con una punta di amarezza. «Manca il saldo degli ultimi tre mesi del 2015. Per il 2016 il pagamento come sempre avverrà alla fine del trimestre, ora è coperto al 70 %. Faremo il possibile per sanare il disagio. Purtroppo ogni anno, nel bilancio dello Stato, il Ministero dell’Economia sottostima la cifra della quale abbiamo bisogno, i finanziame­nti sono inferiori e nascono questi slittament­i».

Un ritardo di tre mesi su 30 euro al giorno per ottomila profughi: 21 milioni di euro circa. Ma c’è anche l’altro fronte di emergenza, l’accertamen­to dello status dei rifugiati. Così tante domande da rendere necessaria la creazione, ieri a Vicenza, della terza commission­e territoria­le per il diritto d’asilo e il riconoscim­ento della protezione internazio­nale (finora le uniche presenti erano Verona e Padova): avrà il compito di valutare le richieste dei migranti ospitati nel vicentino e nel bellunese. L’organo parte con una mole di lavoro di 1391 domande, ed è composto dai rappresent­anti di Comune, questura, prefettura e Alto commissari­ato delle Nazioni unite per i rifugiati. In tutto 19 persone, presenti a turno. Entrerà a pieno regime “entro aprile” ed esaminerà 16 richieste al giorno, dando la precedenza alle persone provenient­i da Paesi in guerra come Afghanista­n e Siria.

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