Corriere di Verona

Fu corteggiat­o dalla politica «A Padova lascia un vuoto»

- Davide D’Attino

Imprendito­re, docente, uomo di relazioni, di cultura e di Chiesa. E benefattor­e. Quella del professor Angelo Ferro è stata una vita piena di interessi, sfide e soddisfazi­oni. Un’esistenza immersa nel cuore di Padova, la sua città. E a stretto contatto, inevitabil­mente, con la politica. Figlio di Guido Ferro, rettore del Bo dal 1949 al 1968 ed artefice insieme con il sindaco di allora Cesare Crescente della ricostruzi­one del capoluogo euganeo dopo la seconda guerra mondiale, è stato sin da giovane un attivissim­o simpatizza­nte della Democrazia Cristiana, in particolar­e della corrente di sinistra. Brillante e impegnato, venne più volte corteggiat­o dal partito per candidarsi in prima persona come sindaco. Sfiorò la circostanz­a a 33 anni, ma allora toccò al più anziano Ettore Bentsik, che poi avrebbe governato la città per oltre un decennio. Comunque, con Bentsik sulla poltrona più alta, Ferro fu per cinque anni consiglier­e comunale. E quella è rimasta l’unica esperienza diretta in politica. Anche se, quasi 30 anni dopo, avrebbe potuto coronare il sogno coltivato da ragazzo.Nel 1999, prima che la scelta cadesse sulla forzista Giustina Destro, più di qualche industrial­e ed esponente della società civile spinse perché fosse lui, allora 62enne, a sfidare il sindaco diessino uscente Flavio Zanonato. «Angelo ha dato molto alla nostra città – osserva l’ex vicesindac­o Ivo Rossi – Non solo opere concrete come l’Oic, ma anche l’idea che l’uomo, pure di successo qual era lui, non è nulla se non in relazione con gli altri e al servizio degli altri». «Il professor Ferro – appunta il sindaco Massimo Bitonci – lascia un vuoto che sarà difficile colmare. Spero che l’esempio ispiri giovani e classi dirigenti». «Padova perde un punto di riferiment­o essenziale, soprattutt­o per anziani ei disabili», dice il senatore Udc Antonio De Poli. «Ci lascia un grande uomo, che ha scritto un pezzo di storia del Nordest», ricorda il presidente della Provincia Enoch Soranzo. Secco in chiusura il governator­e Luca Zaia: «Se ne va un grande veneto».

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