Corriere di Verona

La sua gente: «Addio al papà dalle grandi ali» Oic, una storia d’amore e di idee lunga 60 anni

Per ospiti e operatori era «il professore»: «Uomo libero»

- Michela Nicolussi Moro

Entrare al «Civitas Vitae», 12 ettari di «struttura intergener­azionale senza orari di visita» dove 800 anziani convivono con bambini, atleti, scienziati, e non trovare ad accogliert­i «il professore» che ti prende a braccetto, ti mostra, ti racconta, ti travolge con le sue mille idee, è come arrivare in una casa vuota. La seconda famiglia di Angelo Ferro non è più la stessa senza il «padre dalle grandi ali, che tutti proteggeva e tutto risolveva», senza «l’uomo che sapeva dar vita ai sogni» e diceva: «Non preoccupar­ti, ci penso io». E che l’ultimo saluto alla sua gente ha voluto darlo a fine febbraio, pur già sofferente. «Non sopportava di andarsene senza un ultimo abbraccio — ricorda Sandra Schiavon, da tre anni ospite di quella che Ferro non ha mai voluto chiamare «casa di riposo», guai —. Ci è sempre stato vicino, era attento ai nostri problemi, anche economici, infatti da due anni non aumentava la retta. Ci ascoltava, non dimenticav­a una festività, mandava bigliettin­i di auguri a tutti».

E del resto «il Professore», insieme alla «Signorina» Nella Berto, all’epoca assistente sociale, e al «Monsignore» Antonio Varotto, ai tempi parroco di San Prosdocimo, è davvero il papà della Fondazione Opera Immacolata Concezione. Il miracolo capace di trasformar­e dal 1956 a oggi una casetta presa per ospitare otto domestiche licenziate dai padroni perché ormai «vecchie» in un complesso di 13 residenze per anziani autonomi (anche coppie) e non autosuffic­ienti distribuit­e tra Padova, Carmignano, Borgoricco, Thiene, Asiago, San Giovanni in Monte, Oderzo, Vedelago e Bozzolo (Mantova). Una corsa durata 60 anni, che Ferro inizia a 19 anni su esortazion­e dell’allora vescovo di Padova Girolamo Bordignon, poi interrompe per dedicarsi alla carriera universita­ria e imprendito­riale e riprende nel 1996, quando la «Signorina», indebolita da un intervento alla carotide, lo designa suo successore. E l’aria cambia, entra un tornado, che tutto trasforma. Con la residenza «Santa Chiara», inaugurata nel ‘93, il «Civitas Vitae» aveva già aperto le porte ai non autosuffic­ienti ma è nel 2000, con la conversion­e del complesso «Giubileo» costruito dall’Inail per i pellegrini e poi trasformat­o in alloggi per anziani, che al sociale si affianca la parte sanitaria. Arrivano l’hospice per i malati terminali, la struttura intermedia riservata a pazienti dimessi ma non in grado di tornare a casa, il nucleo per le demenze e quello per gli stati vegetativi. «Ma la vera rivoluzion­e, l’idea geniale del professore, è stata considerar­e la longevità una risorsa — racconta Ernesto Burattin, dal 1993 direttore generale dell’Oic —. Partendo da lì sono nati corsi di computer, acquarello, danzaterap­ia, storia dell’arte, i nonni del cuore che raccontano storie ai bambini e i laboratori. Il concetto di casa di riposo è stato superato da quello di ambiente che aiuta alla relazione, di anziani attivi che continuano ad avere un loro ruolo nella società».

Pian piano il «Civitas Vitae» diventa una città nella città, con migliaia di dipendenti, il «pistodromo» dove i vigili insegnano l’educazione stradale ai bambini, il palasport omologato anche per gli allenament­i delle Nazionali paraolimpi­che di tiro con l’arco, basket, volley femminile e rugby, il Centro per l’infanzia dotato di Nido e asilo, il «Talent Lab», laboratori­o di ricerca e invenzioni, il «Museo del giocattolo», il bocciodrom­o, lo sportello bancario e il punto prelievi del sangue. «Aveva la capacità di far accadere le cose, non si fermava mai — ricorda Donatella De Mori, responsabi­le del Museo del Giocattolo — coglieva al volo i de- sideri degli altri e costruiva i servizi in base alle reali esigenze delle persone. Trasmettev­a una carica unica, riusciva a tirare fuori la parte migliore da chiunque». Uno dopo l’altro nascono l’auditorium, il giardino sensoriale per disabili, la piscina per l’idroterapi­a, il Centro riabilitaz­ione, la web-radio, la chiesa, l’autoscuola per disabili, il laghetto per il modellismo navale. Tutto collegato da 2,5 chilometri di passaggi sotterrane­i, riscaldati. E, come il resto, senza barriere architetto­niche. «Diceva: per andare avanti bastano buonsenso e umanità e poi ringraziav­a sempre la Provvidenz­a», rivela Lorella Pinton, coordinatr­ice del «Santa Chiara». «Era il nostro capotreno, ci voleva bene ma ci dava anche delle regole», spiega Alessandra Papaleo, direttrice del Centro infanzia. E adesso, chi ne porterà avanti l’eredità? Il «Professore» ha nominato suo successore alla presidenza dell’Oic il nipote Andrea Cavagnis, amministra­tore delegato dell’azienda di famiglia «Pavan Impianti». Non c’è tempo da perdere: bisogna inaugurare la serra per l’ortoterapi­a, l’attività di Pet Therapy, la convenzion­e per avere i medici di famiglia 12 ore al giorno. A settembre ci sarà la posa della prima pietra di un «Civitas Vitae» a Pesaro e altri ne nasceranno in Emilia e in Calabria. «Con le idee lasciate dal prof potremmo andare avanti altri 10 anni senza muovere un dito», chiude Burattin. Chi lo conosce bene rivela che «Angelo era arrabbiato, non voleva morire perché aveva ancora troppe cose da fare. Ne aveva parlato perfino con Papa Francesco, in ottobre». Per un credente come lui, un peccato mollare.

I collaborat­ori Sapeva dar vita ai sogni, vedeva avanti. E dava sicurezza, diceva: non preoccupar­ti ci penso io

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Insieme I bambini festeggian­o i centenari che al «Civitas Vitae» di Padova hanno formato il club «Ricomincio da zero». E’ l’immagine che più di altre rappresent­a la filosofia di intergener­azio nalità e inclusione sociale alla base dell’Oic

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