La sua gente: «Addio al papà dalle grandi ali» Oic, una storia d’amore e di idee lunga 60 anni
Per ospiti e operatori era «il professore»: «Uomo libero»
Entrare al «Civitas Vitae», 12 ettari di «struttura intergenerazionale senza orari di visita» dove 800 anziani convivono con bambini, atleti, scienziati, e non trovare ad accoglierti «il professore» che ti prende a braccetto, ti mostra, ti racconta, ti travolge con le sue mille idee, è come arrivare in una casa vuota. La seconda famiglia di Angelo Ferro non è più la stessa senza il «padre dalle grandi ali, che tutti proteggeva e tutto risolveva», senza «l’uomo che sapeva dar vita ai sogni» e diceva: «Non preoccuparti, ci penso io». E che l’ultimo saluto alla sua gente ha voluto darlo a fine febbraio, pur già sofferente. «Non sopportava di andarsene senza un ultimo abbraccio — ricorda Sandra Schiavon, da tre anni ospite di quella che Ferro non ha mai voluto chiamare «casa di riposo», guai —. Ci è sempre stato vicino, era attento ai nostri problemi, anche economici, infatti da due anni non aumentava la retta. Ci ascoltava, non dimenticava una festività, mandava bigliettini di auguri a tutti».
E del resto «il Professore», insieme alla «Signorina» Nella Berto, all’epoca assistente sociale, e al «Monsignore» Antonio Varotto, ai tempi parroco di San Prosdocimo, è davvero il papà della Fondazione Opera Immacolata Concezione. Il miracolo capace di trasformare dal 1956 a oggi una casetta presa per ospitare otto domestiche licenziate dai padroni perché ormai «vecchie» in un complesso di 13 residenze per anziani autonomi (anche coppie) e non autosufficienti distribuite tra Padova, Carmignano, Borgoricco, Thiene, Asiago, San Giovanni in Monte, Oderzo, Vedelago e Bozzolo (Mantova). Una corsa durata 60 anni, che Ferro inizia a 19 anni su esortazione dell’allora vescovo di Padova Girolamo Bordignon, poi interrompe per dedicarsi alla carriera universitaria e imprenditoriale e riprende nel 1996, quando la «Signorina», indebolita da un intervento alla carotide, lo designa suo successore. E l’aria cambia, entra un tornado, che tutto trasforma. Con la residenza «Santa Chiara», inaugurata nel ‘93, il «Civitas Vitae» aveva già aperto le porte ai non autosufficienti ma è nel 2000, con la conversione del complesso «Giubileo» costruito dall’Inail per i pellegrini e poi trasformato in alloggi per anziani, che al sociale si affianca la parte sanitaria. Arrivano l’hospice per i malati terminali, la struttura intermedia riservata a pazienti dimessi ma non in grado di tornare a casa, il nucleo per le demenze e quello per gli stati vegetativi. «Ma la vera rivoluzione, l’idea geniale del professore, è stata considerare la longevità una risorsa — racconta Ernesto Burattin, dal 1993 direttore generale dell’Oic —. Partendo da lì sono nati corsi di computer, acquarello, danzaterapia, storia dell’arte, i nonni del cuore che raccontano storie ai bambini e i laboratori. Il concetto di casa di riposo è stato superato da quello di ambiente che aiuta alla relazione, di anziani attivi che continuano ad avere un loro ruolo nella società».
Pian piano il «Civitas Vitae» diventa una città nella città, con migliaia di dipendenti, il «pistodromo» dove i vigili insegnano l’educazione stradale ai bambini, il palasport omologato anche per gli allenamenti delle Nazionali paraolimpiche di tiro con l’arco, basket, volley femminile e rugby, il Centro per l’infanzia dotato di Nido e asilo, il «Talent Lab», laboratorio di ricerca e invenzioni, il «Museo del giocattolo», il bocciodromo, lo sportello bancario e il punto prelievi del sangue. «Aveva la capacità di far accadere le cose, non si fermava mai — ricorda Donatella De Mori, responsabile del Museo del Giocattolo — coglieva al volo i de- sideri degli altri e costruiva i servizi in base alle reali esigenze delle persone. Trasmetteva una carica unica, riusciva a tirare fuori la parte migliore da chiunque». Uno dopo l’altro nascono l’auditorium, il giardino sensoriale per disabili, la piscina per l’idroterapia, il Centro riabilitazione, la web-radio, la chiesa, l’autoscuola per disabili, il laghetto per il modellismo navale. Tutto collegato da 2,5 chilometri di passaggi sotterranei, riscaldati. E, come il resto, senza barriere architettoniche. «Diceva: per andare avanti bastano buonsenso e umanità e poi ringraziava sempre la Provvidenza», rivela Lorella Pinton, coordinatrice del «Santa Chiara». «Era il nostro capotreno, ci voleva bene ma ci dava anche delle regole», spiega Alessandra Papaleo, direttrice del Centro infanzia. E adesso, chi ne porterà avanti l’eredità? Il «Professore» ha nominato suo successore alla presidenza dell’Oic il nipote Andrea Cavagnis, amministratore delegato dell’azienda di famiglia «Pavan Impianti». Non c’è tempo da perdere: bisogna inaugurare la serra per l’ortoterapia, l’attività di Pet Therapy, la convenzione per avere i medici di famiglia 12 ore al giorno. A settembre ci sarà la posa della prima pietra di un «Civitas Vitae» a Pesaro e altri ne nasceranno in Emilia e in Calabria. «Con le idee lasciate dal prof potremmo andare avanti altri 10 anni senza muovere un dito», chiude Burattin. Chi lo conosce bene rivela che «Angelo era arrabbiato, non voleva morire perché aveva ancora troppe cose da fare. Ne aveva parlato perfino con Papa Francesco, in ottobre». Per un credente come lui, un peccato mollare.
I collaboratori Sapeva dar vita ai sogni, vedeva avanti. E dava sicurezza, diceva: non preoccuparti ci penso io