Vendesi casa con il murale di «Blu»
In città l’unica opera dello «street artist» potrebbe rivivere, ma i proprietari non vogliono
A Bologna c’è chi li ritiene opere d’arte degne di un museo, tanto da rimuoverle per realizzare una mostra ad hoc, su cui è scoppiato il putiferio. A Verona, l’unico murale di Blu, artista considerato tra i più importanti esponenti della street art, probabilmente il numero uno in Italia, rischia di essere raso al suolo. Ed ora, la parete che lo contiene è in vendita in Borgo Venezia, con tutto l’immobile collegato, ad un milione e trecentomila euro.
A Bologna c’è chi li ritiene opere d’arte degne di un museo, tanto da rimuoverle per realizzare una mostra ad hoc, su cui è scoppiato il putiferio. A Verona, l’unico murale di Blu, artista considerato tra i più importanti esponenti della street art, probabilmente il numero uno in Italia, rischia di essere raso al suolo.
Ed ora, la parete che lo contiene è in vendita, con tutto l’immobile collegato, ad un milione e trecentomila euro. Non è detto che gli aspiranti compratori lo sappiano, anzi. Per i proprietari della casa, la faccenda si è chiusa ormai sei anni fa, quando una colata di vernice grigia ha ricoperto la figura di un «mostro» stilizzato (un ometto composto da una serie di triangoli, come le scaglie di una corazza) che regge un laccio annodato a mo’ di cappio. «Capitolo chiuso» rispondono alla domanda specifica sul dipinto. La verità è che di quell’immobile, una palazzina a tre piani in via Antonio Cesari, in Borgo Venezia, i fratelli Bonazzi vogliono liberarsene da tempo. E con loro gli altri che condividono quella proprietà. «È da tempo che stiamo cercando di piazzarlo per quel prezzo, ma è un periodo difficile per vendere case» commenta Marco Bonazzi dal suo negozio di cartoleria, qualche centinaio di metri più in là.
Dentro l’edificio ci sarebbe rimasto solo un inquilino: nel 2014 se ne è andata anche la galleria «Artericambi» (ora alla Golosine), quella che, con il consenso di uno dei proprietari dell’epoca, ora deceduto, aveva dato il permesso a Blu di dipingere la parete. Una struttura quasi vuota, dunque, una struttura che si può anche demolire. «Abbiamo fatto un progetto di ampliamento dell’edificio - spiega Bonazzi - che è rimasto solo sulla carta. L’idea era quella di sfruttare il piano casa». Abbattendo anche la parete? «A quanto mi risulta, sì. Del resto il murale è ormai sparito. Chiaro che, ora come ora, i futuri proprietari ne faranno quello che vogliono».
Eppure, secondo chi era presente al momento della « verniciatura » , basterebbe poco per farlo riemergere. «È una tempera lavabile - assicura Francesco Pandian, titolare di Artericambi - viene via come niente. Abbiamo usato ogni precauzione nel caso che qualcuno ci ripensasse » . Il murale era comparso nel 2007, dopo che era stata organizzata, in quella sede, una personale di Blu.
L’opera era rimasta lì tre anni, finché padroni dell’edificio non ci hanno ripensato. «Non piaceva a nessuno - spiega Bonazzi - mio padre, che ora non c’è più, aveva dato il consenso, ma non era l’unico proprietario. E non poteva sapere che sarebbe venuto fuori». Ora che ne è passata di acqua sotto i ponti la sensibilità delle persone potrebbe essere cambiata e, chissà, i vicini di casa potrebbero accettare più volentieri quel gigante vagamente inquietante.
Quel che è certo è che i disegni messi in vendita allora da Artericambi hanno decuplicato il loro valore. E una casa con un dipinto del genere potrebbe avere anche un valore economico aggiunto, se solo venisse stimato. Un ragionamento che forse non piace all’autore, che è arrivato a distruggere alcune sue opere a Bologna per evitare che qualcuno (gli organizzatori della mostra che aprirà a venerdì a Palazzo Piepoli) ne traesse profitto. Ma che potrebbe salvare l’opera, facendola restare, questa volta, esattamente dove l’artista l’ha concepita.