Così Delneri ha rottamato la vecchia guardia
Gigi Delneri e il cambio della guardia. La conduzione tecnica del Baffo ha significato, per il Verona che insegue le residue speranze di salvezza, variazioni sostanziali nelle scelte di campo.
Nel corso degli anni ci sono stati giocatori che nell’Hellas erano diventati delle presenze fisse. Talvolta, al limite dell’intoccabilità. Questione di visione del calcio di chi pilotata in precedenza la macchina gialloblù. Con Andrea Mandorlini uomini come Juanito Gomez, Emil Hallfredsson e, in seguito, anche Bosko Jankovic (nella lista è legittimo inserire anche Jacopo Sala) erano perni insostituibili.
Non così per Delneri. Che, nel corso dei mesi, ha preso tutt’altra svolta. A gennaio Hallfredsson è stato ceduto all’Udinese e l’islandese, presentandosi in Friuli, ha chiarito: «Delneri è un grande allenatore, ma l’assetto tattico adottato non era il più adatto a me». Tant’è, il Verona ci ha comunque preso dei buoni soldi: un milione di euro in cassa per il cartellino di un calciatore all’Hellas dal 2010, pagato alla Reggina 350mila euro.
In inverno ha salutato anche Sala, che Delneri aveva schierato da terzino destro ricavando prestazioni più in ombra che in chiaro. L’offerta della Sampdoria – 3.5 milioni di euro e il riscatto di Wszolek – è stata subito accettata dal Verona, che ha chiuso un affare favorevole in uscita.
A rimanere, invece, sono stati Jankovic e Gomez. Nel tridente di Mandorlini erano i tasselli posti fuori discussione. Delneri ha testato entrambi, concedendo loro più opportunità, sia da titolari che come rincalzi. I risultati non hanno soddisfatto il tecnico, che li ha progressivamente, sempre più, lasciati in panchina. L’ultima chance dal 1’ Jankovic l’ha avuto all’Olimpico, nella partita persa per 5-2 con la Lazio. Gomez, invece, in trasferta nello 0-0 col Torino. Di lì in avanti, per l’uno e per l’altro, luci spente e sipario abbassato. E sabato scorso proprio Gomez neppure è stato convocato per la gara con la Fiorentina. Scelta tecnica precisa, quella di Delneri. Che ha ormai completato l’opera di revisione del Verona iniziata il giorno del suo subentro a Mandorlini, a dicembre.
La vecchia guardia, quella che è passata, a ondate diverse, chi dalla Lega Pro alla B, chi dalla B alla A, chi per due salvezze sempre in A, ha lasciato spazio a un nuovo nucleo, che se ci fossero le premesse agonistiche (leggi risultati) e di conseguenza economiche, potrebbe rappresentare il futuro del Verona.
Da Gollini a Helander, da Fares a Bianchetti, da Wszolek ai prestiti Marrone e Rebic, l’Hellas delneriano è questo. La classifica resta un pianto greco, l’idea della salvezza un esercizio per anime candide, fino a prova contraria. Per rincorrerla fino a quando non sarà la matematica a dire «basta», però, il Baffo punta su un Hellas in altro formato, ribaltato nel modulo e negli interpreti. Hellas che ieri ha cominciato a preparare la partita con il Carpi, in programma domenica al Bentegodi. Seduta pomeridiana a porte aperte a Peschiera del Garda. Oggi doppio allenamento. Si è rivisto Souprayen, che ha ripreso con il lavoro atletico. Romulo, out a Firenze, è alle prese con un affaticamento.