Arena, lo sconcerto dopo il nuovo ultimatum
VERONA Sconcerto tra i sindacati e nell’opposizione per il nuovo ultimatum del consiglio di indirizzo della Fondazione Arena: o si chiude la trattativa in corso entro la prossima settimana, o si va avanti con la liquidazione dell’ente promessa dal sindaco Tosi. «Butta benzina sul fuoco», dice la Cisl. E il Pd attacca: «Non è così che si conduce una trattativa».
VERONA Cessazione del corpo di ballo, risparmio sul costo del lavoro di 4 milioni di euro l’anno, conclusione delle trattative entro lunedì prossimo.
Il sindaco Flavio Tosi, con l’avvallo unanime del Consiglio di Indirizzo, ha tracciato la linea, con tanto di ultimatum, che il direttore operativo della Fondazione Arena Francesca Tartarotti ha riportato ai sindacati. Non certo il modo più semplice per impostare una trattativa che in queste settimane è proceduta lentamente. E nemmeno per tranquillizzare gli animi di chi in teatro ci lavoro e rischia di perdere il posto di lavoro o una parte di stipendio, o entrambe le cose. Per questo Lucia Perina, segretario generale Uil Verona, è tornata su un punto ribadito più volte: «Purtroppo la proposta di Fondazione è sempre ferma al taglio del corpo di ballo e al taglio degli stipendi dei lavoratori. Credo che per puntare a ottenere risparmi sia necessario entrare nel merito e, magari, considerare nel merito le responsabilità di chi ha condotto Fondazione Arena a questo stato, chissà prendendo in considerazione i dirigenti. E invece, solo taglio dei ballerini e degli stipendi: ecco questo è l’unico balletto che deve proprio cessare». Massimo Castellani, segretario generale Cisl Verona, invece, sembra non attribuire troppo peso all’ultimatum del sindaco: «Spero che faccia parte della strategia del sindaco per la trattativa. Dico, spero che sia così anche se non so se questo sia il modo giusto per ottenere risultati. Posso dire che da parte nostra, noi stiamo lavorando per trovare una soluzione ai problemi e che il tempo che ci resta non è molto. Perciò, visto che c’è un direttore operativo impegnato nella trattativa la si lasci lavorare; eventualmente il sindaco lavori in ambito politico, ma non getti benzina sul fuoco, perché non ce n’è bisogno».
Al presidio di sala Bra, per altro, l’ennesimo ultimatum del sindaco ha destato molta preoccupazione. Ieri, riunione tra delegati e lavoratori per raccontare la nuova linea che Tartarotti ha comunicato ai rappresentanti sindacali. E le domande sono destinate a rimanere senza risposta: «Prima era colpa delle Rsu, poi c’è stata sala Fagiuoli che bisognava liberare, adesso quale è la ragione di questo nuovo ultimatum? Ma non c’erano più alibi per la trattativa?».Un po’ quello che sostengono anche il capogruppo Pd a Palazzo Barbieri, Michele Bertucco e il consigliere Eugenio Bertolotti: «Ma che trattativa è questa? Ogni volta che si apre uno spiraglio per avviare finalmente la trattativa per il salvataggio della Fondazione Arena, il sindaco, o chi per lui, avanza subito un nuovo ultimatum che fa ritornare tutti al punto di partenza. A dicembre è accaduto con la dismissione unilaterale del contratto integrativo dei musicisti. Poi a febbraio la minaccia del sindaco di mettere l’ente in liquidazione. Altri venti giorni persi. Ora il nuovo ultimatum. In breve abbiamo perso 3 mesi senza avvicinarci di un millimetro al necessario piano di risanamento da presentare al Ministero». E oggi pomeriggio, nuovo incontro tra Tartarotti e sindacati per capire il da farsi.
Bertucco Si sono persi tre mesi senza avvicinarsi alla soluzione
Perina (Uil) L’unico balletto che deve cessare è quello dei dirigenti dell’Arena