Il sindaco Tosi: «Per i cialtroni la colpa era mia»
Il sindaco soddisfatto, ma non rinuncia a polemizzare: «Difficile evitare la rapina visto che c’era un basista». Il comandante della Municipale: «È una bella giornata per Verona»
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sindaco Tosi ringrazia Carabinieri e inquirenti ma attacca i «cialtroni, tra cui una parte dell’opposizione, in consiglio e in Parlamento, che ha cercato di dare colpe al sindaco e alla giunta, quando chiunque sapeva che era una falsità totale».
VERONA «Grazie all’Arma dei carabinieri, grazie agli inquirenti, grazie a chi in buona fede ha sollecitato le indagini: ma un pensiero va anche ai cialtroni, tra cui una parte dell’opposizione, in consiglio e in Parlamento, che ha cercato di dare colpe al sindaco e alla giunta, quando chiunque sapeva che era una falsità totale».
Flavio Tosi viene a sapere già in mattinata le novità sulle indagini per la rapina di Castelvecchio. Per qualche ora si chiude in un totale riserbo, anche per attendere l’annunciata conferenza stampa degli inquirenti. Poi la notizia trapela, il tam tam si rafforza. E allora Tosi accetta di parlare della vicenda, togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe.
«Le indagini confermano i nostri primi sospetti – spiega il sindaco, con tono tra il sollevato e l’arrabbiato - perché fin dall’inizio era evidente che vi era una responsabilità da parte di chi era preposto alla sorveglianza del Museo». Tosi ricorda «le falle palesi sulle procedure e le troppe coincidenze “fortunate” che non lasciavano dubbi sulla presenza di un basista all’interno. E le indagini hanno portato ad un positivo risultato, frutto della decisiva e rapida azione delle Forze dell’Ordine e della Magistratura». Di qui, una serie di ringraziamenti: «Un grazie sentito - dice - all’Arma dei Carabinieri, per lo straordinario lavoro svolto; un grazie che va esteso agli inquirenti ed anche a quanti, in buona fede, hanno sostenuto e sollecitato le indagini, che continuavano opportunamente nel silenzio, mantenendo viva l’attenzione sul caso».
A questo punto, però, ecco la stilettata polemica: «Altro e diverso pensiero – dice il sindaco - va rivolto a quanti, sia in consiglio comunale che in Parlamento, hanno riempito di cialtronaggini i mass media additando inesistenti responsabilità dell’Amministrazione comunale quando era evidente che vi era invece un preciso coinvolgimento da parte di chi era preposto alla sorveglianza».
Tosi ricorda che «i sistemi di sicurezza all’interno del museo erano tutti a norma di legge, ma è chiaro che, se c’è un basista o una talpa interna, la rapina è difficilmente evitabile». Quanto al futuro, Tosi dice di sperare «nel completo recupero delle opere e di una loro buona conservazione nonostante il furto e gli spostamenti, e ci si augura che i responsabili della rapina paghino adeguatamente».
Poco altro sulla svolta dell’inchiesta, lasciata alle parole che diranno gli inquirenti. E Tosi si limita a ricordare che «a quanto risulta sarebbero almeno una decina le persone coinvolte, tra cui la guardia giurata, basista interno dell’operazione, i membri della sua famiglia ed una donna moldava, che è stata probabilmente il collegamento con la parte straniera del gruppo per la rapina e il trasferimento delle opere in Moldavia».
Della vicenda, su richiesta della consigliera Katia Forte, ha parlato in commissione consiliare anche il comandante della Polizia Municipale, Luigi Altamura. «È una bella giornata per Verona – ha detto – dopo che abbiamo lavorato tutti in silenzio: carabinieri, polizia ed anche noi, che abbiamo dato il nostro contributo, impegnandoci giorno e notte in un’esperienza di squadra davvero importante. Credo debba arrivare il grazie dell’intera città a chi si è impegnato, sempre in grande silenzio».
Altamura/1 Carabinieri e polizia hanno lavorato in silenzio per il risultato
Altamura/2 Abbiamo dato un contributo, con impegno costante
I meriti Grazie anche agli inquirenti ed anche a quanti, in buona fede, hanno sostenuto e sollecitato le indagini, che continuavano nel silenzio
Le colpe Gli accertamenti confermano i nostri primi sospetti: era evidente che c’era responsabilità da parte di chi era preposto alla sorveglianza