«Le colpe della guardia erano evidenti da subito Ma ci fu chi accusò me»
VERONA «Questi arresti sono una splendida notizia e ringrazio procura e forze dell’ordine per tutto ciò che hanno fatto in questi mesi. Ma dalla sera del 19 novembre 2015 mi sento lacerata da una ferita, da un trauma senza precedenti che per me guarirà solo quando quelle 17 opere che ci hanno rubato faranno ritorno nell’unico posto dove devono stare: a Castelvecchio». Tradisce emozione la voce di Paola Marini mentre commenta la svolta delle ultime ore sulla rapina di Castelvecchio. «Da quel momento non sono più la stessa,quell’evento traumatico di quattro mesi fa mi ha segnata per sempre, l’ho vissuto troppo male... malissimo... », confida l’ex direttrice di Castelvecchio e dei musei civici rispondendo al telefono da Venezia, dov’è stata nominata dal ministro Dario Franceschini direttrice delle Gallerie dell’Accademia dopo aver superato una selezione internazionale.
Una coincidenza crudele ha voluto che durante la scioccante serata del 19 novembre, negli stessi minuti in cui le stavano consegnando il Premio XII Apostoli, venisse messa a segno a Castelvecchio quella che in molti hanno ribattezzato la «rapina del secolo». Per la dottoressa Marini «è stato subito uno choc, mai avrei pensato possibile una sciagura simile» e il giorno dopo il colpo, si era presentata «sconvolta» in procura tra le lacrime prima di entrare nell’ufficio del pubblico ministero Ottaviano. Pochi giorni dopo,come previsto, ha lasciato Verona per il nuovo incarico di prestigio in laguna ma «in questi mesi il mio pensiero da Venezia andava ogni giorno agli investigatori,sempre ho sperato con tutta me stessa che trovassero quadri e banditi. Questa è la prima cosa, la più importante, altro che le polemiche di quei giorni...». Già, perché oltre al saccheggio delle opere a «ferire indelebilmente» la dottoressa Marini sono state anche quelle «odiose polemiche» su presunte «falle» nella sicurezza al museo di Castelvecchio: «Per 22 anni, insieme ai miei collaboratori, ho sempre cercato di fare tutto il possibile lavorando per oltre 12 ore al giorno con il massimo impegno. C’era un basista ed era evidente, invece si è polemizzato sui sensori dei quadri, assurdo», rimarca l’ex direttrice. «Le colpe erano ben altre, se la guardia giurata avesse osservato le procedure previste nel contratto d’appalto la rapina non sarebbe stata così lunga e i banditi sarebbero stati costretti a fare tutto in fretta, senza riuscire a rubare tele da tutte le stanze espositive del museo. Una cosa incredibile» .
Una ferita indelebile, guaribile solo se verranno recuperate le tele
Inutili quelle polemiche sulla sicurezza e i sensori al museo
Rapina troppo lunga e indisturbata Era palese che c’era un basista