Profughi, le coop: «Mancano tre milioni»
Mancati pagamenti dal ministero. «I servizi di assistenza sono a rischio»
Nel Veronese mancano quasi tre milioni. E la stima è sicuramente al ribasso. Perché, come denunciato nei giorni scorsi dalle varie realtà venete impegnate nell’assistenza dei richiedenti asilo, Roma è ferma nei pagamenti delle «rette» da ottobre. IL ministero, insomma, si è fermato e non ha saltato l’ultimo trimestre 2015. Cooperative e associazioni sono costrette ai p «salti mortali» per erogare i servizi previsti dalle varie convenzioni.
Il «buco» nel Veronese sfiora i 3 milioni di euro. E la stima è sicuramente al ribasso. Perché, come denunciato nei giorni scorsi dalle varie realtà venete impegnate nell’assistenza dei richiedenti asilo, Roma è ferma nei pagamenti da ottobre. E cooperative e associazioni sono costrette ai proverbiali «salti mortali» per erogare i servizi previsti dalle varie convenzioni stipulate con le prefetture (pocket money, affitti da pagare ad albergatori e privati, corsi di alfabetizzazione, trasporti, assistenza medica).
La spiegazione l’ha fornita di recente il capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale, il prefetto Mario Morcone: «Manca il saldo degli ultimi tre mesi del 2015. Purtroppo ogni anno, nel bilancio dello Stato, il ministero dell’Economia sottostima la cifra di cui abbiamo realmente bisogno, i finanziamenti sono inferiori e nascono i problemi». Assurdità burocratiche condivise in tutta la Penisola. Perché, i soldi per i primi due mesi del 2016 sono già stati stanziati e presto le coop si vedranno pagati gennaio e febbraio, rimanendo invece scoperte per quel che riguarda l’ultimo trimestre dello scorso anno. «La situazione non è delle migliori, avevamo chiesto che ci venissero liquidati prima i mesi precedenti e invece sono garantiti gennaio e febbraio» spiegano dalla Caritas diocesana che attualmente segue circa 70 persone. Luis Allega, presidente della cooperativa Milonga, ammette le difficoltà: «Per fortuna la nostra è una coop che ha molte altre attività e ci si riesce a sostenere». Spazio Aperto è la realtà che, con i 700 richiedenti asilo seguiti su tutto il territorio, è maggiormente impegnata nella gestione del problema. «La nostra coop non gestisce solamente il progetto immigrazione. Lavorando anche con il settore privato, abbiamo la certezza dei pagamenti e riusciamo ad affrontare la situazione: abbiamo sempre erogato i servizi ai circa 700 profughi che seguiamo, compreso il famoso pocket money». E tutti confermano di avere avuto la rassicurazione della prefettura in merito ai pagamenti relativi a gennaio e febbraio. Ma per quel che riguarda il residuo del 2015? Nessuna certezza. Francesco Caso, che fino a metà febbraio ha gestito un centinaio di persone per conto della cooperativa Assistenza Serena, ha gettato la spugna: «Sono uscito dal giro perché era diventato insostenibile, ho scritto due lettere di denuncia al ministero e non è cambiato nulla. Sto ancora aspettando i pagamenti di novembre, dicembre e gennaio». I «suoi» profughi ora sono assistiti dalla cooperativa Alba Nuova, nata a febbraio. «E per noi “nuovi” del settore è ancora più difficile - spiega il presidente Stefano Cardone - perché non abbiamo uno storico e le banche non ci aiutano. Faticano a concedere fidejussioni per partecipare ai bandi pubblici, figurarsi per coprire le spese di dipendenti e fornitori».