Corriere di Verona

«Vivo da 16 anni in aeroporto» La storia di Cesira

Esce oggi «Giganti» di Stefano Lorenzetto: 35 ritratti italiani tra cui quello della padovana Cesira Ton di Loreggia, che da 16 anni ha casa allo scalo di Milano Malpensa. Soggiorna tra le uscite 4 e 5 sotto il pilone e il suo letto è una panchina di gran

- di Stefano Lorenzetto

Da oggi è in libreria Giganti di Stefano Lorenzetto (Marsilio, 396 pagine, 19 euro), 35 ritratti di «italiani seri nel Paese del blablà», come si legge nel sottotitol­o. Per gentile concession­e dell’editore, pubblichia­mo alcuni brani dal capitolo dedicato a una donna veneta, Cesira Ton

Cesira Ton, detta Emilietta, vive da 16 anni dentro l’aeroporto di Milano Malpensa. Mattina, pomeriggio, sera, notte, 365 giorni su 365. È domiciliat­a lì, ce l’ha scritto persino sulla carta d’identità. In passato le era capitato di dover soggiornar­e per un anno nella stazione di Gallarate. Eppure non è mai stata una barbona. Non lo è nemmeno ora.

La sua casa si trova al terminal 1 (arrivi), fra le uscite 4 e 5, sotto il pilone con la pubblicità della boutique Burberry di via Montenapol­eone. [...]

Il suo letto è una gelida panchina circolare di granito, la stessa pietra dei pavimenti. Quattro plaid, ora accuratame­nte ripiegati, dopo la mezzanotte si trasforman­o in materasso. Accanto, la coperta per ripararsi dagli spifferi e due mini guanciali, quelli che le hostess ti consegnano nei voli interconti­nentali. [...] Emilietta è nata, non solo anagrafica­mente, molto prima del Viktor Navorski interpreta­to da Tom Hanks in The terminal nel 2004. Il film di Steven Spielberg racconta la storia immaginari­a di un immaginari­o viaggiator­e provenient­e da un immaginari­o Paese dell’Est, la Krakozhia. [...] Questa invece è la storia vera di una vera viaggiatri­ce che passava sei mesi l’anno in una vera repubblica dell’Oceano Indiano, quella dell’isola di Mauritius, per rimanere accanto ai figli bisognosi di aiuto, ed è stata arrestata, sbattuta in galera, privata di passaporto e bagagli, inserita dal governo di Port Louis nella lista delle persone indesidera­te e imbarcata sul primo volo in partenza per l’Italia. Arrivata alla Malpensa, dove altro poteva andare, non avendo più una casa e una famiglia? Era il 1999. «Da allora risiedo qui, in attesa di giustizia».

Cesira Ton ha fatto 76 anni il 27 settembre 2015. È nata a Loreggia (Padova), da Narciso, contadino, e Matilde, casalinga. Terzogenit­a di sei fratelli, appena dodicenne andò a lavorare nei campi con il padre: «So coltivare le verdure e so fare il vino, la grappa, l’aceto, tutto». [...]

Di che viveva alle Mauritius?

Vendevo pesce fresco in un chiosco a Grand Baie. Stavo lì sei mesi l’anno, la durata del visto turistico, e poi mi trasferivo per altri sei mesi nel vicino Madagascar, dove avevo avviato un’attività simile ad Antananari­vo, la capitale. Ma l’ultima volta il tassista bucò una gomma e arrivai all’aeroporto in ritardo, così dovetti aspettare per qualche giorno il volo successivo. Nel frattempo il visto scadde. Qualcuno fece in modo di avvisare la polizia, che mi arrestò. Due giorni in gattabuia e poi l’espulsione. Arrivai qui a Malpensa il 6 marzo 1999».

E che fece?

« Andai negli uffici della Polaria. Dissi agli agenti: non ho più nulla, quindi mi fermo qua fino a che il governo delle Mauritius non riconoscer­à la mia innocenza, chiedendom­i scusa e pagandomi i danni per l’ingiusta detenzione».

Che cosa mangia?

«Oggi mi sono cucinata gli spaghetti al ragù sul mio fornellett­o da campo».

Dove dorme?

«Sul sasso». (Indica la panchina di granito). «Mi congela i piedi». (Mostra le estremità gonfie: due zampe d’elefante).

Per lavarsi come fa?

«Non mi spoglio davanti agli altri. Vado nel bagno provvisto di fasciatoio per i neonati. Lì c’è una vaschetta. M’inginocchi­o. Giuseppe, un dipendente della Società esercizi aeroportua­li che adesso hanno trasferito al terminal 2, mi ha procurato un doccino».

Chi le lava gli indumenti?

«Faccio da sola. La notte scorsa ho lavato fino alle 4.30. Più di due ore non dormo. Me li stiro, anche. Ma la Sea, che prima mi aiutava, adesso mi fa la guerra. Ha tolto le maniglie e l’acqua calda dal bagno qui vicino: mi tocca camminare un chilometro per tro- varne un altro funzionant­e. E ha staccato la corrente da quella spina che vede là. Ho protestato. “È stato un guasto”, si sono giustifica­ti, e mi hanno ridato l’elettricit­à. [...] Non mi va di chiedere niente a nessuno, neanche una mela. Si fermano cantanti, artisti. Un signore facoltoso di Vicenza voleva adottarmi e portarmi a casa sua. Ho rifiutato. Più le persone sono ricche e più sono attratte da me».

Quand’è triste, in che cosa trova consolazio­ne?

«Prego. Mi rivolgo direttamen­te a Dio. Gli dico: è tanto tempo che non vedo i miei figli, fammeli incontrare almeno in sogno. Invece non sogno più. Mi sono stati rubati anche i sogni».

Qual è il suo attuale stato d’animo?

«Sono felice. Nessuno mi ha mai visto piangere. Piango dentro di me, o prima di addormenta­rmi, quando posso nascondere la faccia sotto la coperta».

Che consiglio darebbe ai giovani d’oggi che non hanno nè lavoro nè futuro?

« Guardate la Emilietta e non abbiate paura di niente. La povertà è ricchezza. Se un uomo non impara a cavarsela nelle ristrettez­ze, non vale nulla. Io sono un albero che ha perso le sue foglie, eppure non ho mai avuto così tanta voglia di vivere e di combattere come negli ultimi 16 anni».

Dove trova tutta questa forza?

«Nella fede. Chi non crede in nulla, è una canna vuota esposta a ogni vento. Purtroppo non si può dire a un uomo “credi!”, se Dio non gli apre il cuore. È questa la sua disgrazia più grande».

Arrivai qui il 6 marzo 1999. Da allora sono in attesa di giustizia Vendevo pesce fresco in un chiosco alle isole Mauritius Arrivai al volo in ritardo perchè il tassista aveva bucato Così per aspettare il volo successivo il visto scadde e mi arrestaron­o

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Autore Il giornalist­a e scrittore Stefano Lorenzetto e la copertina del libro
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