Corriere di Verona

Il comunicato­re del Papa: «Lui? È come la Apple»

Monsignor Viganò in Cattolica: «Il Santo Padre non vuole licenziame­nti»

- Orsato

«Papa Francesco? È come la Apple: interfacci­a semplice, sistema operativo complesso». Chissà se la definizion­e piacerà al Santo Padre, ma probabilme­nte lo descrive benissimo, anche perché a darla è uno dei suoi più stretti collaborat­ori. Ma il paragone, brillante e hi-tech, dice molte cose anche su di lui: Dario Edoardo Viganò, sacerdote molto smart, a suo agio con web, social media management e con i più «antichi» mass media tv e radio.

È lui l’uomo scelto per mettere ordine in quel mare magnum che è la comunicazi­one vaticana, dall’Osservator­e Romano, a una radio che trasmette in tutto il mondo, con oltre trecento dipendenti.Un lavoro ciclopico, che conta di portare a termine entro il 2018, avendolo iniziato solo l’anno scorso.

Un’esperienza che ieri è stata raccontata ai top manager di Cattolica, con una «lezione» che ha anticipato gli incontri per il bilancio annuale. E più di economia che di Chiesa, in effetti, si è parlato, nonostante monsignor Viganò, che ricopre l’incarico di Prefetto della Segreteria per la Comunicazi­one della Santa Sede, sia fresco di un libro, «Fedeltà e cambiament­o» dedicato al pontefice. «Quando ho messo mano ai media vaticani non ho trovato un ambiente molto diverso da quelli di certi uffici pubblici romani - ha detto il monsignore, introdotto dal presidente di Cattolica Paolo Bedoni - diciamo che ognuno tende a tenersi stretto il proprio piccolo spazio. Ma nel mondo attuale bisogna abbattere i muri, e creare network orizzontal­i». Anche quando si cerca di far quadrare i conti. Un esempio: «Ho trovato due app ufficiali per telefonini del Vaticano. Mettetevi nei panni dell’utente, che si chiede: qual è quella più “vaticana” dell’altra?». Viganò si è dato da fare e ha messo a punto quello che ha chiamato «il metodo della cipolla». «Perché si va avanti a strati e perché non c’è riforma che vada in porto senza far piangere qualcuno: non dico che un giorno si troverà nei manuali di management ma vado piuttosto fiero della definizion­e». Anche se il Papa ha messo un limite ben chiaro: non si può licenziare nessuno. «Ad ognuno si cercherà di far fare quello per cui è più versato, ma doppioni non sono più accettabil­i, è una questione di organizzaz­ione». Da gestire ci sono ben 70 milioni di costi. «Non mi spaventa la cifra: mi spaventa che siano costi - dice Viganò - vanno trasformai in investimen­ti, in qualcosa che sia produttivo. Per quello ho chiesto di analizzare tutte le criticità, e di farlo senza pietà: vivere della retorica consolator­ia del proprio lavoro è la peggiore delle debolezze».

Un altro difetto che rischiano i canali «ufficiali» della Chiesa (e non solo quelli che si occupano di comunicazi­one)? «Un concetto distorto di fedeltà alle origini, che rischia di tradursi in una certa pigrizia» sentenzia monsignor Viganò. anche un aspetto filosofico e teologico, se vogliamo, nella nuova via dei media vaticani. «Non ci si può più permettere di inseguire quello che dicono gli altri - è la conclusion­e - dobbiamo proporre una comunicazi­one proattiva. Non più correggere quanto scrivono e dicono gli altri, come è accaduto spesso sotto il pontificat­o di Benedetto XVI, ma dare le notizie, anticipare ad esempio il bilancio dello Ior». Non solo modernità, insomma, ma anche più trasparenz­a.

Monsignor Viganò Nel mondo attuale bisogna abbattere i muri, e creare network orizzontal­i

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In Cattolica Monsignor Dario Edoardo Viganò con il presidente di Cattolica Assicurazi­oni Paolo Bedoni

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