Villa Musella venduta per 12 milioni a una tedesca
È moglie di un facoltoso russo, ma c’è la prelazione statale
Dodici di euro. A tanto ammonta l’accordo per la vendita di Villa Musella d’Acquarone di San Martino Buon Albergo a una signora tedesca.
VERONA Il proverbiale «colpo di fulmine» è scattato circa quattro anni fa, nel corso di uno dei loro tanti viaggi in Italia. Difficile, del resto, non rimanere incantati di fronte a un autentico gioiello. Decisamente molto più complicato, però, permettersi il lusso di poterlo acquistare staccando un assegno da 12 milioni di euro. A tanto ammonta il prezzo dell’accordo per la vendita di Villa Musella d’Acquarone di San Martino Buon Albergo, lussuosa dimora settecentesca messa sul mercato da Zeno e Vittore d’Acquarone, gli eredi del duca Luigi Filippo d’Acquarone e della duchessa Maria Emma de Luca. Accordo formalizzato il 10 marzo a Sant’Ambrogio, nello studio del notaio Floriana Zago. Un atto di vendita già trascritto, e quindi pubblico, nella conservatoria dei registri immobiliari, con tutti i dettagli dell’operazione. «I signori d’Acquarone Zeno e d’Acquarone Vittore vendono alla signora [...], che acquista, la piena proprietà della seguente porzione immobiliare posta in comune di San Martino Buon Albergo e precisamente: complesso residenziale denominato “Villa Musella” composto da villa padronale e otto appartamenti, con pertinenti parco, oratorio, autorimessa, cinque magazzini e terreno agricolo». E nel documento compare anche il nome della nuova proprietaria, una signora tedesca sposata con un facoltoso imprenditore russo che vive tra la Francia e la Svizzera. La coppia con cui abbiamo cercato di metterci in contatto non intende in alcun modo commentare né fornire particolari e ha chiesto di far riferimento all’avvocato Elena Corsini che l’ha seguita nella pratica. Il legale, però, ribadisce l’estrema riservatezza richiesta dai clienti. Da ospiti della maison nel corso di uno dei loro frequenti viaggi nel Belpaese a nuovi proprietari. A dire la verità, prima di prendere possesso della villa, dovranno attendere circa due mesi per dare l’opportunità allo Stato di esercitare l’eventuale diritto di prelazione trattandosi di un bene d’interesse pubblico. Se si fosse trattato di un annuncio immobiliare qualsiasi, sarebbe stato di quelli «vendesi locale non ammobiliato». Perché all’articolo 1 è riportato che «le unità immobiliari si intendono compravendute prive di ogni e qualsiasi mobilio, arredo ed oggetto in genere, ivi compresi i lampadari e i testi unitariamente destinati a biblioteca». Ma c’è da scommettere che ci sarà comunque di che stropicciarsi gli occhi, a partire dallo splendore del «Salone dei venti», la sala più importante della dimora. Un vero tesoro che i due eredi avevano messo in vendita già da qualche anno, con l’intermediazione di una società milanese specializzata in questo genere di operazioni. E si era vociferato di una base d’acquisto che avrebbe potuto superare i 20 milioni. La fortunata (e facoltosa) signora, se l’è aggiudicata con un’offerta inferiore. Ma la cifra è di quelle da fare invidia a molti. Quel che è certo, come riportato all’articolo 7 dell’atto, è che non potrà più chiamarla «villa d’Acquarone»: «Riconoscendo che ne sono titolari i venditori, la parte acquirente si impegna a non utilizzare o rivendicare, anche solo per contraddistinguere il nome delle unità immobiliari oggetto del presente atto, la denominazione “Villa d’Acquarone” e lo stemma araldico della famiglia d’Acquarone».