Corriere di Verona

La sfida di Marrone al «suo» Carpi: «La gara della vita»

Il regista: «Chinare la testa? Un lusso che non ci possiamo permettere»

- Fontana

VERONA A Carpi ha visto il burrone e poi l’inizio della risalita. A Verona, dov’è arrivato via Juventus a gennaio, Luca Marrone ha riconquist­ato quegli spazi che in Emilia non aveva più. Lui, uno della nuova «guarnigion­e», quella che non ha mai collimato, nelle idee di Fabrizio Castori, il tecnico della promozione-miracolo, con il vecchio gruppo. Marrone è rimasto intrappola­to nel ribaltone seguito all’esonero di Beppe Sannino (con immediate dimissioni dal ruolo di direttore sportivo di Sean Sogliano). Sarà l’ex della sfida cruciale di domenica al Bentegodi. Dentro o fuori, il Verona non ha più margini di errore, sempre che ne resti ancora qualcuno. E in copertina, Marrone, ci va sul numero in uscita del magazine dell’Hellas. Parla, il centrocamp­ista, dell’ultimo bivio del campionato. E dice: «Per noi deve essere la partita della vita. Fino a quando non saranno i numeri a dirlo noi lotteremo per conquistar­e la salvezza. Dobbiamo trovare gli stimoli anche nella passione dei nostri tifosi e nel peso della maglia che indossiamo. Valori che ci devono dare la forza di combattere sempre al massimo, anche quando ti senti sfiduciato e non vedi la luce». Lo showdown di Piazzale Olimpia è una chiamata in appello (pure oltre: si fosse in giudizio, ci sarebbe da parlare di Cassazione…) che passa per l’obbligo della vittoria per ricucire uno strappo che, tuttavia, a voler utilizzare la terminolog­ia di altri sport, va sopra il break, per il Verona. Il Carpi prima stazione per riaggancia­re il treno per restare in A. Chimera, utopia, pazza idea, folle visione? Tutto lecito, tutto legittimo. Eppure Marrone osserva: «Chinare la testa adesso è un lusso che non possiamo permetterc­i. Per noi, per la società e per una città che vive con un sentimento unico il legame con questa squadra. Carpi, Frosinone, Palermo e tutte le altre che lottano per salvarsi devono sapere che ci siamo e siamo pronti ad approfitta­re di ogni loro errore, tutto comincia dagli scontri diretti». A Verona, Marrone, ha ritrovato il minutaggio che gli era stato negato alla Juve da una lunga serie di infortuni e dall’imponente concorrenz­a interna, al Carpi dalla «restaurazi­one» di Castori. Quindi, fuori il regista, come tutti gli altri innesti estivi. Con l’Hellas le prestazion­i sono andate in assonanza con quelle della squadra, per Marrone. Alcuni picchi da esibire – i tre assist per i gol segnati dal Verona all’Inter, la prova da equilibrat­o metronomo nel derby vinto con il Chievo – e altri dimenticab­ili, coincisi in particolar­e con il blackout delle partite con Udinese e Sampdoria. Che sono, peraltro, i chiodi che hanno azzerato la risalita dell’Hellas di Gigi Delneri. Il Baffo che, più di tutti, ha voluto Marrone, apprezzato poco più che debuttante alla Juventus. L’ha definito «imprescind­ibile», a maggior ragione vista l’assenza di Federico Viviani (a proposito: il suo rientro è vicinissim­o, con il Carpi potrebbe essere convocato), gli ha affidato la bussola del centrocamp­o. Uno su cui, anche se il destino della retrocessi­one fosse irreversib­ile, l’Hellas punterebbe forte. In primis se Delneri restasse. Marrone, per ora, glissa: «Nel mio futuro vedo solo la salvezza del Verona, il motivo per cui lotterò fino all’ultimo respiro. Io sono in prestito, il mio cartellino è della Juve, dovranno decidere l’Hellas e i bianconeri».

Dobbiamo trovare gli stimoli anche nella loro passione Chi ci precede sappia che sfrutterem­o ogni loro passo falso

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