Corriere di Verona

Veneto Banca, i soci: «Troppa fretta di quotarsi in Borsa»

- Di Gianni Favero

MONTEBELLU­NA Sull’opportunit­à di anticipare l’assemblea di Veneto Banca e chiudere il bilancio 2015 in trasparenz­a, sono d’accordo tutti, grandi e piccoli azionisti. Si tratta solo di capire se le richieste saranno accolte.

MONTEBELLU­NA Sull’opportunit­à di anticipare l’assemblea di Veneto Banca e chiudere il bilancio 2015 in trasparenz­a, prima di accedere alla quotazione in Borsa, sono d’accordo tutti, grandi e piccoli azionisti. Si tratta solo di capire se le richieste saranno accolte, dato che tra «Per Veneto Banca» e «Associazio­ne degli azionisti di Veneto Banca» il capitale rappresent­ato sfiora il 12%, o se la dirigenza di Montebellu­na vorrà tirare dritto per arrivare alla Ipo il prima possibile.

«Troviamo allucinant­e non avere una lettura chiara del bilancio prima di andare in Borsa – è il punto di vista di Matteo Cavalcante, presidente dei «grandi soci», riuniti ieri in serata per decidere sul da farsi – e non comprendia­mo la ragione per cui non potrebbe slittare di un mese il debutto a Piazza Affari. Gli interrogat­ivi che abbiamo posto sono più che ovvi, ad esempio, quanto sarà valutata la “litigation” nell’insieme dei conti? L’aumento di capitale di un miliardo sarà sufficient­e o è una soluzione-traghetto? Perché non è previsto un sistema di premio per i vecchi soci? In questo momento, in assenza di repliche, purtroppo ogni cattivo pensiero è pronto a sorgere».

La convergenz­a su tali questioni è abbastanza netta anche da parte del comitato guidato da Giovanni Schiavon, il quale tuttavia pone alcune condizioni per poter stabilizza­re una sinergia con Cavalcante. «Abbiamo l’impression­e che fra i grandi soci ci sia una specie di ansia attorno agli eventuali incarichi in Cda e se si fanno ragionamen­ti di questo tipo l’unità di vedute è compromess­a. Anche perché fra loro - aggiunge Schiavon - esistono soci con più debiti che azioni e c’è il sospetto che in questo possano inserirsi dei conflitti d’interessi. Detto questo, siamo d’accordo sul fatto che i conti della banca sono opachi e non abbiamo ad esempio capito i motivi alla base delle perdite del 2015. Qualche settimana in più è fondamenta­le».

Nel frattempo, l’istituto montebellu­nese registra un altro indizio di scarso appeal delle proprie azioni, con l’esito nullo del tentativo di collocare presso gli investitor­i istituzion­ali i titoli provenient­i dal recesso e non assorbiti dai soci che avevano diritto di opzione e prelazione, ossia la stragrande maggioranz­a (1,99 milioni su poco più di 2 milioni). Le stesse azioni, perciò, torneranno nella disponibil­ità dei relativi titolari, che potranno cederle, se troveranno dei compratori, senza altri vincoli. Se qualcuno ha avuto qualche soddisfazi­one, per quanto minima, sono stati due imprendito­ri di Busto Arsizio, titolari di Autek, ai quali il Giurì bancario di Roma ha riconosciu­to un risarcimen­to di 6 mila euro: per ottenere un finanziame­nto necessario a sostenere una grossa commessa, Veneto Banca li aveva costretti, nel 2014, ad acquistare azioni già invendibil­i per 25 mila euro.

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