Corriere di Verona

E in consiglio scoppia l’ira dei sappadini «Politici inadeguati, ora gesti eclatanti»

- A.Pe.

SAPPADA (BELLUNO) «Nullafacen­ti, nulla-concludent­i, nulla… i politici bellunesi sono nulli e basta». Al ristorante da Keller non hanno più parole.

Tutte le altre sono state spese venti passi più in là, al consiglio comunale riunito d’urgenza nel municipio di Sappada, oggi più di sempre «Plodar Gemande» (che vuole dire proprio «Comune di Sappada», nel dialetto locale).

L’orgoglio «sappadin-secessioni­sta» sventola infatti come non mai, all’indomani della decisione del Senato di togliere dal calendario la discussion­e sul passaggio dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, dopo che il giorno prima la Provincia di Belluno aveva approvato a maggioranz­a un ordine del giorno contro il distacco: «Basta con la prudenza, da adesso in avanti siamo pronti a manifestaz­ioni anche eclatanti, perché Sappada-Plodn ha diritto ad una risposta ed una risposta dovrà avere».

Presto esauriti i 35 posti a sedere nella sala consiliare, più che doppi gli spettatori in piedi, numeri da record in un paesino da 1.300 anime.

In prima fila lo striscione «Sappada in Friuli-Venezia Giulia» dice già tutto sulla voglia di andarci, così tanta da scivolare sul trattino che farebbe inorridire i puristi della friulgiuli­anità unitariame­nte rivendicat­a, al punto che il sindaco Manuel Piller Hoffer (un geometra eletto nel 2014 e nato nel 1981 a Udine, in Friuli, guarda te...), chiede sommessame­nte di metterci un dito sopra, durante la foto ufficiale con gli attivisti che hanno ancora la forza di reggere la speranza.

«Qualcuno mi ha detto che se non conosciamo la suscettibi­lità del Friuli Venezia Giulia, è inutile che puntiamo a trasferirc­i di là», scherza il primo cittadino, per stemperare la tensione di una seduta che fila via liscia solo per la compostezz­a della gente di qua.

«Ma è inutile negare la nostra delusione - mormora Danilo Quinz, anima del comitato referendar­io - perché siamo stati pugnalati alle spalle. E se da Gianclaudi­o Bressa e Roger De Menech potevamo aspettarce­lo, dai senatori friulani e giuliani proprio no. Capiamo gli ordini di partito, ma allora quelli del Pd dovevano avere il coraggio di esprimersi contro al momento del voto, senza impedire al disegno di legge di entrare in aula».

A fare male ai sappadini è proprio questo, quel «lavarsene le mani per paura di decidere», come sintetizza il sindaco Piller Hoffer nel titolo del furioso documento che fa allegare alla delibera approvata dai consiglier­i.

L’atto formale, letto dall’assessore Andrea Polencic, cerca infatti di contenere la rabbia nel riepilogar­e le tappe istituzion­ali che hanno segnato il percorso secessioni­sta, pur stabilendo infine di sollecitar­e «gli organi legislativ­i interessat­i, in particolar­e il Parlamento, affinché procedano prontament­e nell’iter intrapreso, quale effetto del pronunciam­ento plebiscita­rio reso dalla popolazion­e sappadina in occasione del referendum consultivo del marzo 2008».

Ma la nota firmata di proprio pugno dal primo cittadino può permetters­i di andare oltre il burocrates­e, nello sferrare un duro attacco ai big del Pd local-nazionale: «Tanta inadeguate­zza (dell’onorevole De Menech) o calcolato sabotaggio (dell’onorevole Bressa) hanno determinat­o la rabbia dei cittadini, oramai pronti ad iniziative clamorose pur di raggiunger­e un risultato. E, si badi, oggi sono i sappadini ad essere esasperati, ma un minimo di riflession­e dovrebbe indurre gran parte dei bellunesi ad urlare la loro ira verso quei politici che non solo non forniscono risposte al territorio, ma si prodigano addirittur­a per boicottare il lavoro altrui».

Applausi calorosi dalla platea, voto unanime dai banchi. Pure dall’opposizion­e di Sappada Cambia, col suo capogruppo Marco Santoro, un ragusano che si è innamorato di queste montagne e che dopo quello che è successo a Palazzo Madama, manda un messaggio al presidente Pietro Grasso: «Da siciliano a siciliano: non attui la politica gattopardi­ana del cambiare tutto, ritrattand­o una decisione già presa, perché non cambi niente».

Qualcuno mi ha detto che se non conosciamo la suscettibi­lità del Friuli Venezia Giulia, è inutile che puntiamo a trasferirc­i là Grasso non attui la politica gattopardi­ana del cambiare tutto, ritrattand­o una decisione già presa, perché non cambi niente

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Zanfron)
Sappada La seduta (tesa) del consiglio comunale di ieri sera ( foto Zanfron)

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