Tosi insiste: modello Verona per Roma
Il sindaco alla conquista della Capitale. Il Pd attacca: «Qui è stato un disastro»
Dicandidarsi a sindaco di Roma gliel’hanno chiesto gli stessi romani («Tanto mi fermano per strada dicendo che mi voterebbero»). E i veronesi? «Mi hanno qua da nove anni, magari sono anche un po’ stufi..» Flavio Tosi parla a ruota libera in radio della sua idea di competere per il Campidoglio, rilanciando anche il «modello Verona» per la Capitale. « Ma quale modello? Esporterebbe un fallimento», il commento del Pd con Michele Bertucco.
VERONA «I veronesi mi hanno qua da nove anni, magari sono anche un po’ stufi...». Il tono è scherzoso, come lo è la trasmissione («Un giorno da Pecora», condotta da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro su Rai 2), ma dopo la «bomba» fatta esplodere 24 ore prima, spiegando che potrebbe candidarsi a sindaco di Roma, le parole di Flavio Tosi fanno un certo effetto.
Il senso è quello già noto («mi hanno chiesto di candidarmi, c’è tempo fino a giugno e ci penseremo con calma») ma il sindaco aggiunge nuovi particolari. Per esempio spiega chi gli ha chiesto di farlo («dico solo che ieri ero a Roma e per strada c’era gente che mi fermava per dirmi che mi avrebbe votato»), sottolinea che se, alla fine, decidesse davvero di candidarsi non si dimetterebbe da sindaco di Verona («mi sono già candidato altre volte mentre ero sindaco, ad esempio quando mi sono candidato al Parlamento europeo, venendo eletto»).
Gli viene chiesto quante possibilità di vincere pensa di poter avere, e lui risponde che «dipende dal criterio con cui voteranno i cittadini: se sarà scegliere chi è in grado di amministrare è un criterio, se si vota per scelte politiche è un altro». E quanto al fatto di non essere romano, spiega che «con tutto quello che è successo a Roma in amministrazione, non aver avuto rapporti con l’amministrazione non è proprio male».
Sempre via etere (ma stavolta su Radio 24) Tosi ha detto che scioglierà la riserva nei prossimi giorni e ha affermato anche che, se venisse eletto, porterebbe nella capitale il «modello Verona», spiegandone i contenuti: «Il Comune di Verona – sottolinea - è il miglior pagatore e il più veloce in Italia, e siamo al quart’ultimo posto nella classifica dell’imposizione fiscale. Verona – aggiunge - è una città pulita e che funziona, è un modello esportabile, perché abbiamo dimostrato che si può rendere una città più sicura, più ordinata. Verona è l’unica città turistica d’Italia dove non ci sono i cosiddetti ”vu’ cumprà”, e non ci sono da otto anni a questa parte perché siamo stati capaci di usare le leggi e farle applicare».
Proprio su questi temi, però, ieri sera la polemica è arrivata anche in consiglio comunale. In apertura di seduta, a Palazzo Barbieri, il capogruppo del Pd, Michele Bertucco, ha definito ironicamente Tosi «l’ottavo re di Roma, che vuole portare nella capitale il modello Verona, ma quale modello? Quello – ha proseguito Bertucco - della Fondazione Arena portata al disastro, quello dell’aeroporto che scende in picchiata, quello della rapina di Castelvecchio, degli scandali nelle nomine ai vertici degli enti, quello del Traforo e del filobus fermi al palo? Esporterebbe – ha concluso l’esponente del Pd - un fallimento e con le dichiarazioni di oggi ammette che probabilmente i veronesi sono stufi di lui...».
Dopo essere stati presi tutti in contropiede dalla «bomba politica» romana, i seguaci di Tosi cominciano intanto a commentare la scelta fatta dal loro sindaco. Uno degli uomini più vicini a Tosi, spiega che l’effetto che si voleva ottenere era soprattutto a livello mediatico, e che il risultato è stato pienamente raggiunto, visto che ieri la notizia era su tutti I quotidiani nazionali e su quasi tutte le televisioni.
Su questa linea anche il consigliere comunale Salvatore Papadia, secondo cui quella di Tosi è stata «una provocazione ben riuscita visto il risalto nazionale che ha avuto. A Roma – aggiunge Papadia - si sta ridisegnando la nuova mappa politica per i prossimi anni: Tosi è ormai un protagonista nazionale ed è giusto quindi che non rimanga in panchina in questa fase che vede Salvini sempre più inaffidabile verso coloro con i quali fa accordi. Per Tosi, al contrario, la parola data è sacra ed anche per questo si caratterizza come un leader politico affidabile».
Mentre secondo un altro consigliere tosiano, Giorgio Pasetto, «Flavio avrebbe tutte le caratteristiche per poter svolgere al meglio il ruolo di sindaco a Roma, ma penso che, alla luce del tradimento consumato dalla coppia Salvini-Meloni nei confronti di Berlusconi, sarebbe più utile per lui appoggiare la candidatura di Bertolaso e creare un nuovo asse Fare!-Forza Italia per dare a Berlusconi un candidato credibile per riunire un centrodestra liberal-moderato mentre Tosi – conclude Pasetto – potrebbe ottenere anche da Berlusconi la forza per proporsi a livello nazionale in tandem oppure in alternativa a Renzi».
A Roma la gente per strada mi diceva che mi avrebbe votato Quella di Tosi è stata una boutade per andare sui giornali