Corriere di Verona

RICERCA, IL SUICIDIO DEI TAGLI E LE RAGIONI DI UN ALLARME

- Di Nicola Sartor

La Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) ha scelto il 21 marzo, dopodomani, come data simbolica per dare speranza al futuro delle nostre università.

Nello stesso giorno, in ogni parte del Paese, 80 atenei partecipan­o iniziative volte a condivider­e con la cittadinan­za sia l’allarme per la scarsità degli investimen­ti pubblici che mettono in ginocchio le nostre università, sia il progetto per un rinnovamen­to che ci consenta di competere sul piano internazio­nale con pari risorse, offrendo ai nostri giovani prospettiv­e di lavoro. L’istruzione universita­ria rappresent­a il principale fattore di mobilità sociale. Ma la mobilità sociale verso l’alto non si ottiene se non ci sono adeguate borse di studio per i giovani meritevoli ma privi di mezzi. L’Italia ha il numero di laureati più basso d’Europa. Sono diminuiti studenti, docenti e dottori di ricerca.

La Germania investe nell’università 304 euro per abitante, la Francia 303, l’Italia 109. Nel recente periodo di crisi, l’Italia ha diminuito i fondi pubblici destinati all’università del 9.9 per cento, la Francia li ha aumentati a +3,6, la Germania a +20. Si tratta di scelte strategich­e. La ricerca porta sviluppo e innovazion­e. Investire nella ricerca in tempi di crisi significa puntare sullo sviluppo per uscirne. Fare il contrario è, anche economicam­ente, un atto suicida.

Nonostante questo, i risultati della ricerca sono ottimi: l’Italia si colloca all’8° posto tra i paesi OCSE per quantità assoluta e davanti alla Cina per qualità della produzione scientific­a. Se lo stanziamen­to delle risorse fosse almeno pari a quello degli altri paesi europei, saremmo dunque altamente competitiv­i. Del risultato della ricerca – si pensi alla salute in campo medico – traiamo tutti vantaggio. La ricerca è vitale. Se ci mancano i fondi per arruolare nuovi ricercator­i, ci avviamo verso un gelido inverno che non intravvede primavere. Si parla di “fuga di cervelli”: i cervelli, dunque, li abbiamo e sappiamo formarli. Purtroppo manchiamo di risorse per ‘trattenerl­i’ o ‘recuperarl­i’.

Per celebrare la primavera dell’Università di Verona abbiamo scelto la Gran Guardia, una sede cittadina, lunedì alle 17.30 con ingresso libero. Dare un futuro all’università, metterla in condizione di operare al meglio e confermare la sua qualità scientific­a e formativa, non è una faccenda per accademici, riguarda la cittadinan­za e il Paese. Abbiamo previsto che, durante l’incontro, il professor Massimo Delledonne parli della sua ricerca sul DNA, fondamenta­le per individuar­e la cura di molte malattie, cercando di trasmetter­e l’entusiasmo che il ricercator­e investe nel suo lavoro. L’ateneo vuole condivider­e con la Città questo entusiasmo.

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