Ma i dem si spaccano sulle trivelle I veneti dissidenti: «Noi votiamo sì»
Azzalin, il promotore polesano: «Il partito sta facendo un errore»
VENEZIA Provate a mettervi nei suoi panni: lui fa parte del comitato promotore del referendum, vive ed è eletto in Polesine, una terra che ha pagato un prezzo carissimo alle estrazioni di gas metano in termini di abbassamento del suolo e dissesto idrogeologico. E adesso cosa gli tocca sentire? Che la segreteria nazionale del suo stesso partito, il Pd, ha dato indicazioni per l’astensione alla consultazione popolare contro le trivellazioni del prossimo 17 aprile, voluta da sette Regioni italiane tra le quali, in prima fila, proprio il Veneto. Astensione: cioè, all’atto pratico, boicottaggio delle urne.
A tutto c’è un limite. E per Graziano Azzalin, consigliere regionale della sinistra Pd, nato nel cuore del Delta del Po, questo limite è stato abbondantemente superato. Non solo per lui, tra l’altro. Altri sette consiglieri del Pd e di area civica - Stefano Fracasso, Piero Ruzzante, Cristina Guarda, Claudio Sinigaglia, Bruno Pigozzo, Andrea Zanoni, Francesca Zottis - condividono senza tentennamenti la linea della disobbedienza alla segreteria romana: «Con coerenza e con- vinzione - hanno scritto - ribadiamo l’appello al voto al referendum, naturalmente a favore del sì. Su questa linea ci siamo sempre mossi, anche in accordo anche con le altre forze politiche, facendo sì che il Veneto avesse un ruolo di primo piano perché si modificasse la legge». Insomma, il dissenso cova a nord del Po.
Nel merito della questione, il giudizio del polesano Azzalin è netto: «Invitare ad astenersi sul referendum contro le trivellazioni è un errore che pagheremo pesantemente come partito. Il tema delle estrazioni - ricorda il consigliere veneto ai propri capi partito -, a livello territoriale è forte e sentito, dal Veneto alla Puglia. A noi del Polesine, in particolare, non si può venire a dire che le estrazioni di idrocarburi non hanno conseguenze: lo abbiamo visto a casa nostra, sul nostro territorio, quanto gravi possano essere quelle conseguenze, e ne portiamo ancora le cicatrici».
Perciò, su un tema come questo, non ci sono ordini di scuderia che tengano: Renzi e il Pd nazionale spingano pure ad astenersi, gli otto consiglieri veneti sono prontissimi a disobbedire.
«Il 17 aprile sarà un giorno di democrazia - ribadisce Azzalin - e io non voglio sprecare questa occasione. Le battaglie giuste vanno fatte e portate a conclusione: non fermeranno il mio impegno in difesa dei nostri mari e del territorio che rappresento».