Corriere di Verona

Coletto chiama il governo «Intervento necessario»

L’assessore Coletto: «Situazione senza precedenti»

- Di Alessio Corazza

«L’intervento del governo è necessario». Luca Coletto, assessore regionale alla Sanità, non può ancora quantifica­re quanto costerà alla Regione far fronte all’emergenza dell’inquinamen­to da Pfas.

«L’intervento del governo è necessario». Luca Coletto, assessore regionale alla Sanità, non può ancora quantifica­re quanto costerà alla Regione far fronte all’emergenza dell’inquinamen­to da Pfas. Ma ritiene che, di fronte a una situazione «che non ha precedenti a livello nazionale», il ministero della Sanità non possa esimersi dal dare un contributo. Anche perché, al netto dei costi di bonifica («scrissi già nel 2014 all’Avvocatura per chiedere i danni a chi aveva inquinato»), la Regione intende dedicare la massima attenzione al caso: da un lato allargando la base del bionitorag­gio, realizzato di concerto con l’Istituto Superiore della Sanità e l’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità, i cui primi risultati hanno confermato la presenza di valori elevati di contaminan­te nel sangue dei cittadini residenti nelle aree coinvolte; dall’altro, garantendo la prosecuzio­ne dei controlli sui pozzi, anche privati, venendo il più possibile incontro agli allevatori che, ad oggi, devono pagarsi i controlli di tasca propria.

Di questo, e altro, Coletto parlerà in settimana con il governator­e Luca Zaia. Ma l’assessore, allo stesso tempo, cerca anche di rassicurar­e la popolazion­e delle zone coinvolte dalla contaminaz­ione, come sta facendo nei numerosi incontri con la popolazion­e, l’ultimo venerdì a Cologna Veneta assieme ai dirigenti regionali della Sanità (a partire dal segretario generale Domenico Mantoan). «Già nel 2013, in seguito alla segnalazio­ne dell’Europa, siamo intervenut­i prontament­e - ricorda - Da agosto di quell’anno i parametri dell’acqua che viene pescata dagli acquedotti sono perfettame­nte sotto i livelli di guardia. In più, da allora, si sta evolvendo la tecnologia dei filtri, che sono sempre più efficaci». Il problema riguarda semmai i pozzi artesiani privati, da cui molti allevatori attingono per abbeverare i propri animali, o che gli agricoltor­i utilizzano per l’irrigazion­e delle colture. «Detto che la prescrizio­ne dell’Istituto superiore della Sanità è che l’acqua utilizzata deve essere potabile - premette l’assessore - stiamo individuan­do dei pozzi alternativ­i, non contaminat­i, che possano fungere da fonte alternativ­a di approvvigi­onamento».

Le Pfas, va ricordato, sono potenzialm­ente cangerogen­e, nel senso che è probabile, ma non è stato ancora provato, un nesso causale tra l’esposizion­e a queste sostanze e l’insorgenza di tumori. «Il professor Massimo Rugge, responsabi­le del Registro Tumori del Veneto, ha rilevato che, confrontan­do i dati delle zone inquinate con le altre, non si registra alcun incremento di tumori al testicolo, che sono quelli più legati a queste sostanze. C’è invece un aumento di casi di ipertensio­ne e colesterol­o». Allo stesso tempo, Coletto sottolinea che «quello che genera il bioaccumol­o è l’acqua che beviamo, e dai rubinetti sgorga acqua assolutame­nte sicura da almeno tre anni».

La contaminaz­ione, originata da un’azienda chimica di Trissino nel Vicentino a partire dagli anni sessanta, ha coinvolto nel complesso 13 comuni veronesi: Arcole, Albaredo D’Adige, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Cologna Veneta, Minerbe, Pressana, Roveredo di Guà, Terrazzo, Veronella Zimella, e Legnago. E i sindaci, continuano a chiedere di non abbassare la guardia. Clara Scapin, di Legnago, ha chiesto alla conferenza dei sindaci dell’Usl 21, tra le altre cose, che i controlli sui pozzi siano gratuiti e di interceder­e per fissare limiti vincolanti inferiori a quelli attuali «in consideraz­ione che l’acqua è stata bevuta per anni». Nel Vicentino, prosegue la raccolta firme per chiedere acqua libera da Pfas. Anche nelle aree fuori dalla zona di contaminaz­ione, la popolazion­e è in allarme. A Treviso, è dovuto intervenir­e il direttore dell’Usl 9 Francesco Benazzi: «La nostra acqua e le falde sono sicure, sono tutte zone servite dall’acquedotto che non ha riscontrat­o criticità», ha rassicurat­o.

Luca Coletto L’acqua che beviamo è assicura. Cercheremo fonti alternativ­e per i pozzi contaminat­i

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