Profughi e accoglienza, le accuse di Giordano: «Basta ai furbetti delle coop che ne fanno un business»
Sul maxischermo scorrono le immagini di un servizio di Striscia la Notizia girato in un’ex caserma di Oderzo nel Trevigiano. Uno stabile fatiscente trasformato in uno dei tanti «hub» veneti dell’accoglienza profughi. «In Italia sembra quasi che l’emergenza sia destinata a non finire mai, che sia quasi organizzata scientificamente perché a qualcuno, in fondo in fondo, conviene», commenta il direttore del Tg4 Mario Giordano, ospite dell’incontro organizzato ieri pomeriggio nella sala convegni della Popolare in piazza Nogara. Accanto a lui, il vicepresidente del consiglio regionale Massimo Giorgetti annuisce. In sala sindaci e amministratori ascoltano e applaudono. Giordano punta il dito contro i tanti scandali emersi in questi anni e legati al mondo delle cooperative che gestiscono i richiedenti asilo. Un mondo che ha analizzato nel suo ultimo libro: «Profugopoli». «Qui ci sono furbetti che si arricchiscono a discapito del Paese e dei cittadini. Cooperative nate dall’oggi al domani, professionalità improvvisate» attacca il giornalista. La soluzione? «Sicuramente occorre una risposta a livello centrale per limitare gli arrivi: occorre fare distinzione tra chi è profugo e merita l’asilo e i cosiddetti “migranti economici”. Non possiamo accogliere tutti». Intanto però, anche per quest’estate, sono previsti nuovi sbarchi e nuove collocazioni. E i singoli Comuni chiudono le porte alle richieste delle Prefetture. «La situazione va gestita meglio. Assistiamo a coop che, nonostante conclamate irregolarità, continuano a partecipare a gare pubbliche e a vincerle». A San Giovanni Lupatoto il commissario prefettizio ha sottoscritto un accordo con la prefettura e i soldi incassati dal Comune per la messa a disposizione di un’ex caserma verranno destinati alle fasce deboli dei residenti. «È una buona idea - commenta Giordano -. Ma io sto comunque con quei sindaci che chiedono almeno di venire avvisati quando si decide di sistemare queste persone nel loro territorio. Non può essere un’imposizione».