Trasporto disabili, la tassista sospesa vince il ricorso al Tar e sarà risarcita
Nel settembre del 2014 era stata costretta a lasciare il suo taxi in garage per 11 giorni. Sanzionata con una sospensione temporanea dal servizio per «violazione del punto 3 del protocollo di intesa per il trasporto di persone disabili non deambulanti». A parere dell’accusa la tassista, impegnata nel trasporto di una persona con handicap, non era risultata raggiungibile via radio e non aveva lasciato un recapito cellulare per poter essere contattata. Ma la donna ha presentato ricorso al Tar contro il provvedimento del Comune di Verona e i giudici lagunari le hanno dato ragione, condannando l’amministrazione a risarcirla dei mancati introiti dovuti alla sospensione forzata: ovvero, l’incasso perso, calcolato sulla media degli introiti nei giorni precedenti la sospensione. Per il Tar, infatti, il Comune non avrebbe rispettato i criteri formali per contestarle la violazione e ora dovrà pagare. Ma la «vittoria» della tassista è stata doppia, perché oltre al ricorso per la sospensione di settembre, la donna aveva presentato ricorso contro una diffida ricevuta pochi mesi prima. In quel caso era accusata di aver «avvicinato» potenziali clienti con il mezzo, in violazione del regolamento comunale del servizio taxi. Ma è stata «assolta» perché il Comune non aveva sentito la testimonianza del cliente, basandosi sulla denuncia di un altro tassista.