Fra’ Lorenzo, Tosi, Giovanni Rana le cinquemila «firme» per il Bardo
Romeo e Giulietta, l’opera trascritta a mano: contributi da tutto il mondo
Cinquemila. Tante sono state le persone - bambini, anziani, veronesi o turisti da ogni angolo del mondo – che hanno aderito entusiasticamente all’invito a trascrivere con penne antiche e calamaio ogni verso della tragedia di Romeo e Giulietta. Una riprova, se mai ce ne fosse bisogno, della presa che ancora oggi la loro storia ha sulla gente. «Non solo per il motivo eterno dell’amore che vince sopra ogni lotta, ma anche e soprattutto per la modernità di Shakespeare» ha spiegato Masolino D’Amico, docente universitario, traduttore, critico teatrale e uno dei massimi studiosi dell’opera shakespeariana.
A dare il via al manoscritto, con i primi due versi, il sindaco Flavio Tosi il 14 febbraio scorso, giorno di San Valentino. A concludere, ieri 23 aprile, giorno dell’anniversario della morte di Shakespeare, quattrocento anni fa, e Giornata Mondiale del Libro Unesco, proprio D’Amico. Lo studioso è stato invitato dal Club di Giulietta, promotore di questo progetto ideato dal padovano Luca Brunoro e patrocinato dall’Unesco, a presentare ieri il manoscritto alla Biblioteca Civica, dove D’Amico ha incantato il pubblico con una lezione-racconto a partire dal suo primo incontro con Romeo e Giulietta avvenuto casualmente grazie a Franco Zeffirelli. «Era il 1961 – ha raccontato D’Amico -, partii per Londra per vedere un “Romeo e Giulietta”, di grande forza innovativa, messo in scena da Zeffirelli all’Old Vic Theatre. Una recensione entusiastica sull’Observer segnò il lancio della carriera di Zeffirelli, mentre io non sapevo allora che mi sarei occupato tanto nella mia vita di Romeo e Giulietta. E a pensarci – ha scherzato - potrei preoccuparmi: ho iniziato nel ’64, con l’anniversario dei 400 anni della nascita di Shakespeare, e oggi vengo chiamato a parlarne nel giorno dell’anniversario della morte…».
Ma Romeo e Giulietta, «anche se ogni tanto diventa anche esagerata e stucchevole la loro citazione e riproposizione » , non ha mai stancato D’Amico: «Se si esce dai cliché e si legge come fosse la prima volta ci si rende conto che è una straordinaria realizzazione e che se Shakespeare fosse morto subito dopo averlo scritto, staremmo comunque ancora tutti qui con la bocca aperta. Questo perché Shakespeare guardava al teatro del futuro con una capacità innovativa impressionante: prende una storia vecchia e risaputa, non la cambia nemmeno tanto, ma dà ai personaggi, tutti, non solo i protagonisti, le motivazioni. Li rende cioè vivi, veri, credibili e appassionanti».
Quindi, «Romeo e Giulietta non corrispondono per niente agli amanti convenzionali del teatro: Giulietta è giovanissima, deve ancora compiere 14 anni, ma determinata; Romeo è un sognatore. La scelta dell’età serviva a rendere ancora più forte lo scontro generazionale con un padre che al contrario è rappresentato vecchissimo. Shakespeare ha dato inoltre alla storia un ritmo serrato e incalzante, un vero e proprio montaggio cinematografico ante litteram. Infatti – ha concluso D’Amico - per adattarla al film di Zeffirelli non abbiamo dovuto fare molto, se non lasciare la narrazione così com’era».
È piaciuta allo studioso l’idea «originale e giocosa» del manoscritto. Tra gli «amanuensi» anche il frate francescano Lorenzo, che ha ricopiato i versi proprio relativi al suo omonimo, poi Giovanni Rana, i ballerini della compagnia di Mosca, con l’intervento anche di piloti in volo, dove si parla di aria, farmacisti, dove si parla di pozioni magiche, e produttori di pigmenti, dove si parla di terre. Il manoscritto così ottenuto di ottomila righe sarà conservato alla Casa di Giulietta.
Il critico Masolino D’Amico Tolta da certe stucchevolezze, la storia dimostra tutta la sua forza e la modernità dell’autore