Corriere di Verona

Azioni azzerate, allarme sul credito La Regione accelera sulle garanzie

- di Federico Nicoletti

Popolare di Vicenza, torna l’allarme sul credito dopo il prezzo delle azioni. Il crollo dal picco dei 62,5 euro al(più che probabile) prezzo di 10 centesimi dell’aumento di capitale, con quanto è andato bruciato nei patrimoni di privati e imprese, è uno di quei casi in cui ci si trova di fronte a un disastro enorme, di cui si fatica subito a prender le misure. Dando per fatto l’aumento di capitale, l’approdo in Borsa e il rilancio dopo il 3 maggio così come l’ha spiegato l’alt r o giorno a Milano l’amministra­tore delegato Francesco Iorio, restano per intanto sul terreno le macerie prodotte dallo tsunami.

A partire dalla rilancio dall’allarme sul credito per le imprese, partito a dicembre con l’assemblea di Veneto Banca, quando il prezzo delle azioni di Montebellu­na, col recesso, era sceso da 30,5 a 7,3 euro. I primi a parlarne furono allora gli artigiani di Confartigi­anato Treviso. Ora si arriva alla conclusion­e più drastica, alla vigilia del pesantissi­mo ingresso in Borsa di Vicenza, che sarà doppiato nel giro di due mesi da Veneto Banca, dove si rischia lo stesso approdo.

Il pericolo riguarda l’accesso al credito delle aziende indotto dall’azzerament­o delle azioni nel patrimonio, con il conseguent­e peggiorame­nto improvviso dei bilanci aziendali, dei rating e della possibilit­à di accesso al credito. E poi ci sono le azioni nei patrimoni personali degli imprendito­ri, finite affidament­i. Il rischio di richieste di integrazio­ni delle garanzie o di rientri sugli affidament­i è evidente.

«Dopo gli effetti della prima svalutazio­ne a 48 euro dello scorso anno, c’è già la preoccupaz­ione per aziende che non sapranno come chiudere i bilanci di quest’anno, se le azioni andranno a 10 centesimi - dice Agostino Bonomo, presidente di Confartigi­anato Vicenza -. E poi c’è l’altra situazione generalizz­ata a Vicenza tra gli artigiani: quella di azioni nei patrimoni personali messe a disposizio­ne per le aperture di credito, al pari degli immobili». Una situazione allarmante. «Direi proprio di sì. E non c’è ancora la piena percezione degli effetti pesantissi­mi che si determiner­anno di fronte all’enormità del patrimonio bruciato - aggiunge Bonomo -. Stiamo mettendo in campo i Confidi, discutendo tra categorie economiche le soluzioni possibili. E discutendo con la Regione».

Già, perché l’altro punto riguarda il piano per l’estensione delle garanzie sul credito di cui si era parlato proprio tra dicembre e gennaio, sulla spinta dell’assemblea di Veneto Banca. Ovvero di dirottare parte delle risorse regionali dai fondi di rotazione a potenziare il programma delle garanzie sul credito bancario messo in piedi un anno e mezzo fa da Veneto Sviluppo con i Confidi e le banche a partire da 20 milioni di euro concessi dalla Regione, che solo nel 2015 ha prodotto seimila pratiche e mosso due miliardi di euro di credito. Nell’impossibil­ità di soluzioni ad hoc per le aziende toccate dai casi d Veneto Banca e Popolare di Vicenza, l’idea è di allargare la capienza del programma garanzie, andando a pescare tra la aziende con necessità di sostegno anche quelle le cui cause sono indotte dalle difficoltà dei due istituti. La Regione ha stanziato 35 milioni di euro sul bilancio regionale per l’operazione. Cifra che, attrezzand­o una soluzione con tranched cover - ovvero portafogli di prestiti allestiti dalle banche per tranche con gradi differenti di rischi e di garanzie prestate - piuttosto spinte sui finanziame­nti con rating meno favorevoli, può generare crediti bancari per 300 milioni di euro. Salvo che è già fine aprile e che una soluzione, per servire, va allestita adesso. «Questa settimana studiamo la procedura a breve incontrere­mo associazio­ni e Confidi - dice l’assessore regionale allo sviluppo economico, Roberto Marcato -. Sto cercando di mettere pressione, i tempi sono determinan­ti».

Bonomo Molte aziende non sapranno come chiudere i bilanci Marcato Sto cercando di mettere pressione: tempi rapidi decisivi

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