Corriere di Verona

Corrent in campo «Così aiuterò l’amico Pecchia»

L’ex capitano oggi vice-allenatore Hellas: «Darò tutto me stesso»

- Fontana

VERONA «La pennichell­a pomeridian­a me la sono scordata». Scherza, Nicola Corrent. A Racines è sempre al fianco di Fabio Pecchia. Gli fa da vice, sulla scorta di una sintonia nata in una stagione assieme col Como, nel campionato di Serie A 2002-2003, e di un’amicizia che si è rafforzata, cementando­si nonostante i percorsi diversi seguiti di lì in avanti. Lungo il tragitto, Corrent ha realizzato il proprio sogno d’infanzia, indossando la maglia dell’Hellas. Due stagioni e mezza, da gennaio 2007 fino al 2009, e quella sensazione unica che è riservata ai pochi che hanno la fortuna di giocare con la squadra che amano: «Fabio è una persona seria, semplice e umile – dice Corrent –. Abbiamo sempre avuto un grande rapporto. E da allenatore ha già accumulato delle grandi esperienze. Ha voglia di mettersi in discussion­e, ha la fame di arrivare. E, dal canto mio, lo ringrazio: gli assicuro che per lui darò il 120 percento». Per lui e per il Verona. «Ci ho giocato, ne sono stato il capitano. Quando l’ho lasciato mi sono ripromesso di tornarci. Ed è successo in questi mesi. Magari in anticipo rispetto a quanto mi aspettassi, ma è un onore».

Pecchia ha detto di averla voluta con sé perché, tra l’altro, lei può fargli capire meglio di altri l’ambiente.

«Questo è un valore aggiunto. Quando ci siamo parlati e mi ha proposto di lavorare insieme mi ha detto che me l’avrebbe chiesto anche se la destinazio­ne non fosse stata Verona. Ma è naturale che la mia presenza gli possa consentire di conoscere di più certe situazioni, quello che vuole la gente: resto un butel che va allo stadio».

E che sa quanto scotti una retrocessi­one per l’Hellas...

«La delusione che vivemmo con il Verona nel 2007, andando in C1 dopo aver perso lo spareggio con lo Spezia, fu profondiss­ima. Ora è un’altra cosa, ma le scorie di negatività rimangono da cancellare. Si percepiva, all’inizio, ma cerchiamo di intervenir­e su ogni dettaglio per riaccender­e l’entusiasmo. Meglio, per crearne uno nuovo». Quanti messaggi riceve da amici tifosi che le chiedono notizie sul Verona visto da dentro?“Ce ne sono tanti, ma so rispondere nei limiti di quanto mi è consentito dal ruolo. Giusto che ognuno mantenga la propria posizione. Ma sia io che Fabio sappiamo quello che desidera la gente. Il campo sarà, al solito, il giudice, però le basi di partenza le conosciamo».

Che effetto le fa dare indicazion­i a ragazzi che sono stati suoi compagni di squadra, come Leandro Greco e Juanito Gomez?

«Un po’ di suggestion­e c’è. Ci scambiamo delle battute, del tipo “ti ricordi cosa ci dicevamo quando giocavamo assieme?”. Allenare, pur come secondo, è un impegno differente rispetto a quello del calciatore. Non si stacca mai».

A proposito di allenatori, Giampero Ventura, che l’ha diretta al Verona, è appena diventato commissari­o tecnico dell’Italia.

«Gli ho inviato un sms un paio di settimane fa, congratula­ndomi con lui e raccontand­ogli della nuova strada che ho preso. Ci siamo scambiati gli auguri. Ventura mi ha insegnato più di chiunque altro. E sono felice per lui».

"Aiuterò Fabio a capire cosa vogliono i nostri tifosi

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Partita in casa Nicola Corrent, veronese doc, è stato chiamato da Fabio Pecchia a fargli da vice

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