Corriere di Verona

Immigrato gay vince l’appello: ok allo status di rifugiato

Accolto il ricorso contro la prima bocciatura: «In Gambia l’omosessual­ità è reato e si va in carcere»

- La. Ted.

VERONA Nel suo Paese d’origine, il Gambia, «l’omosessual­ità è prevista come reato e viene punita con il carcere». È la motivazion­e-chiave che ha appena consentito a un giovane immigrato il riconoscim­ento dello status di rifugiato che invece gli era stato negato in prima istanza su decisione della commission­e territoria­le per la concession­e della protezione internazio­nale di Verona (sezione di Padova).

Tutelato dall’avvocato Chiara Pernechele, il giovane del Gambia non si era tuttavia perso d’animo e aveva deciso di impugnare tale bocciatura rivolgendo­si al Tribunale di Venezia, sezione terza civile, che in composizio­ne monocratic­a con il giudice Gabriella Favero gli ha ora dato ragione pronuncian­do l’ordinanza di accoglimen­to. Nel suo ricorso, il gambiano entrava direttamen­te nel merito del suo vissuto personale, ripercorre­ndo la storia della scoperta della propria omosessual­ità all’età di 13 anni, la relazione nel suo Paese d’origine con un connaziona­le che era diventato il suo compagno, l’arresto di quest’ultimo da parte della polizia locale, la precipitos­a fuga dal Gambia del ricorrente che si è sistemato a Verona dove, per l’appunto, ha fatto domanda per ottenere lo status di rifugiati come previsto dalla Convenzion­e di Ginevra.In primo grado, la commission­e territoria­le non aveva dato credito a tale racconto e aveva acceso il semaforo roso alla richiesta di protezione. Contro tale diniego, però, si è adesso espresso il Tribunale di Venezia accogliend­o il ricorso dell’immigrato dal Gambia perché «il racconto reso dal ricorrente - si motiva tra le righe dell’ordinanza - è stato particolar­mente circostanz­iato e ha confermato le dichiarazi­oni rese in sede di audizione, ma soprattutt­o l’immigrato ha dimostrato una fattiva collaboraz­ione ai fini dell’accertamen­to dei fatti processual­i». Di conseguenz­a, «quanto sostiene il ricorrente appare pertanto credibile e idoneo a integrare i presuppost­i per il riconoscim­ento dello status di immigrato - scrive il giudice nel suo provedimen­to -. Il timore addotto dal gambiano a motivo del suo orientamen­to sessuale trova fondamento nel fatto che la legge locale punisce assai severament­e l’omosessual­ità». Addirittur­a, «nel settembre 2014 in Gambia è stata approvata una legge in base a cui chi ne è accusato rischia l’ergastolo». Semaforo verde dunque allo status di rifugiato.

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