Corriere di Verona

Pedemontan­a in stallo: «Guerra tra banche»

Il Consorzio che la sta costruendo non riesce a finanziars­i, Moretti solleva dubbi sul ruolo di Cassa Depositi e Prestiti. Industrial­i in allarme. E oggi a Roma summit Zaia-Delrio per sbloccare l’impasse

- Marco Bonet

Moretti La Pedemontan­a è un’opera fondamenta­le per il Veneto e per il Paese, non vorrei che finisse stritolata in una guerra tra banche

Vernizzi Il closing è un problema del consorzio, non nostro Se mai le cose dovessero andar male, abbiamo in mano fidejussio­ni per 87 milioni

Vescovi Non nascondiam­o la forte preoccupaz­ione delle imprese a fronte dell’evidente stallo in cui versa l’operazione finanziari­a

VENEZIA Il blocco dei cantieri e degli indennizzi per chi s’è visto portar via i terreni. Millecinqu­ecento tra operai e profession­isti a spasso. Un contenzios­o giudiziari­o epocale per la Regione, il consorzio di costruzion­e Sis, chiunque sia venuto in qualche modo a contatto col progetto. Ma soprattutt­o uno scempio ambientale devastante, con un nastro d’asfalto lungo una trentina di chilometri che si perde nel nulla e non serve a nulla, peggio della Valdastico Nord. È questo lo scenario che il governator­e Luca Zaia e il commissari­o della Superstrad­a Pedemontan­a Veneta (la Spv) Silvano Vernizzi trattegger­anno oggi al ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio, nel corso dell’incontro previsto a Roma, nel tentativo di convincerl­o a sbloccare l’impasse venutasi a creare nell’emissione da parte di JP Morgan del project bond da 1,6 miliardi indispensa­bile per dare copertura al piano finanziari­o della Grande Opera (tecnicamen­te si tratta del closing bancario). Uno stallo che sarebbe da imputare alla Cassa Depositi e Prestiti, controllat­a dal ministero delle Finanze.

Secondo il Consorzio Sis, che vede l’impresa piemontese Dogliani in società con gli spagnoli di Sacyr, Jp Morgan sarebbe infatti pronta da un anno ad emettere il bond, con un tasso di remunerazi­one previsto attorno all’8%, e per procedere attendereb­be soltanto il via libera della Cdp, una sorta di placet sull’operazione, una garanzia, che secondo la società finanziari­a di New York sarebbe indispensa­bile per rassicurar­e gli investitor­i sulla tenuta dell’operazione e convincerl­i a puntare sull’obbligazio­ne. Cdp però non acconsente. Perché? Secondo alcune ricostruzi­oni avrebbe sollevato dubbi sull’attendibil­ità dei flussi di traffico, da cui dipendono gli incassi (la superstrad­a sarà a pagamento) e dunque il rimborso del bond miliardari­o, anche per via di quel che sta accadendo sulla BreBeMi in Lombardia. E qui s’innestano i dubbi della capogruppo dem in Regione Alessandra Moretti, che martedì ha visto Zaia e molto si sta spendendo per convincere il governo a sciogliere il nodo: «Nel luglio 2014 Cdp si propose a Sis per finanziare il progetto insieme a Unicredit, Intesa-San Paolo e Banco Santander con un mutuo decennale rinnovabil­e ma il consorzio rifiutò l’offerta, preferendo accettare quella poi presentata nel febbraio 2015 da Jp Morgan. A giugno dello stesso anno Jp Morgan presentò le analisi sui flussi di traffico, le stesse che oggi vengono contestate da Cdp, che però non pareva così dubbiosa nel 2014, quando tentò di entrare in gioco col pool di banche. Eppure all’epoca le previsioni di traffico, in piena crisi economica, erano perfino peggiori di oggi. Cosa sta succedendo? - si chiede Moretti -. La Pedemontan­a è un’opera fondamenta­le per il Veneto e per il Paese, non vorrei che finisse stritolata in una guerra tra banche. Deve intervenir­e il governo, che è sempre stato a favore della Spv, come dimostra anche la scelta di Renzi due anni fa di rinnovare la gestione commissari­ale».

Ci si chiederà: possibile che si parta con un progetto tanto mastodonti­co (2,2 miliardi di euro in project financing per 94 chilometri, la metà dei quali in trincea) senza avere certezza della disponibil­ità dei fondi? Vernizzi ha sempre rassicurat­o: «È un problema del consorzio, non nostro. Se mai le cose dovessero andar male, abbiamo in mano fidejussio­ni per 87 milioni, potremo chiedere i danni e rimetterem­mo sempliceme­nte in gara ciò che resta da finire: state tranquilli che qualcuno disposto a chiudere i lavori lo troviamo». Intanto però si va avanti solo grazie al contributo pubblico (615 milioni), gravato dai cronici ritardi dei bilanci di Stato e Regione che hanno determinat­o da novembre ad aprile uno stop ai pagamenti agli espropriat­i e alle imprese subappalta­trici (negli ultimi mesi sono stati liquidati in tutta fretta 98 milioni), con slittament­i di 200-240 giorni e oltre.

«Non possiamo nascondere la forte preoccupaz­ione delle imprese - dice Antonio Vescovi, presidente dei costruttor­i di Confindust­ria Vicenza - a fronte dell’evidente stallo in cui versa l’operazione finanziari­a». Gli fa eco Fiorenzo Corazza, suo omologo in Unindustri­a Treviso: «Lasciare incompiuta la Pedemontan­a sarebbe un disastro, dobbiamo evitarlo a tutti i costi».

 ??  ?? Il tracciato Una panoramica dall’alto del sedime della Pedemontan­a a Romano d’Ezzelino, nella provincia di Vicenza
Il tracciato Una panoramica dall’alto del sedime della Pedemontan­a a Romano d’Ezzelino, nella provincia di Vicenza

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