Corriere di Verona

Ferroli, la rabbia degli operai Blocchi ai cancelli

Zaia e Vernizzi soddisfatt­i all’uscita dal vertice con il ministro Ma Puppato (Pd) e Cappellett­i (M5s) attaccano: così paga lo Stato

- Marco Bonet

Si sono trovati davanti ai cancelli dell’azienda i lavoratori della Ferroli che ieri hanno ascolto lì la relazione dei sindacati che hanno confermato i dati della profonda riorganizz­azione aziendale ipotizzata: 600 esuberi in Italia, su 1200 dipendenti. Degli 821 dipendenti che lavorano a San Bonifacio e la frazione di Villanova, almeno 400 rischiano seriamente di perdere il lavoro. Intanto ieri è partito, quasi spontaneam­ente, lo sciopero con il blocco degli accessi. E la protesta continuerà nei prossimi giorni.

L’indicazion­e politica è chiara: «I cantieri vanno avanti, la Pedemontan­a dev’essere completata». Quanto alla soluzione tecnica, quella è un po’ più complicata e se ne riparlerà in un vertice la prossima settimana, probabilme­nte venerdì, alla presenza dei costruttor­i e delle banche coinvolte nell’operazione.

L’incontro di ieri a Roma tra il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio, il governator­e Luca Zaia ed il commissari­o della Superstrad­a Pedemontan­a Veneta Silvano Vernizzi è durato poco meno di un’ora e chi all’uscita si attendeva poderose relazioni è destinato a rimanere deluso. D’altra parte si sa, i ministri vanno di fretta e se si vuol essere ricevuti a Palazzo si deve andare al sodo. Così è stato, il che significa, nel caso della Pedemontan­a, che si è chiarito se l’impasse venutasi a creare nella realizzazi­one della più importante infrastrut­tura del Veneto (94 chilometri per 2,2 miliardi di euro in project financing) è dovuta ad un improvviso cambio di rotta del governo, il che onestament­e sarebbe stato un bel problema, o «soltanto» a questioni tecniche, anche se non esattament­e di poco conto. Ebbene, Delrio, confermand­o quanto già anticipato nei giorni scorsi dalla capogruppo dem in Regione Alessandra Moretti, ha detto chiaro e tondo: «I cantieri devono proseguire». Con buona pace di chi, anche se pare una follia visto che è già stato steso un terzo dell’asfalto, li vorrebbe fermare.

Detto che il governo non intende mettersi di traverso, ma anzi spinge nella stessa direzione della Regione (i rapporti tra Delrio e Zaia sono ottimi), resta però da sciogliere il nodo che ha portato allo stallo attuale, e cioè la contrappos­izione tra Cassa Depositi e Prestiti, controllat­a dal ministero delle Finanze, e Jp Morgan, la società finanziari­a di New York che deve emettere il project bond da 1,6 miliardi indispensa­bile per i costruttor­i del Consorzio Sis (i piemontesi Dogliani più gli spagnoli di Sacyr) per completare la Grande Opera. Moretti ieri l’ha spiegata così (e la sua ricostruzi­one trova conferme sia nei corridoi di Palazzo Balbi che in quelli della struttura commissari­ale): «Nel luglio 2014 Cdp si propose a Sis per finanziare il progetto insieme a Unicredit, Intesa-San Paolo e Banco Santander con un mutuo decennale rinnovabil­e ma il consorzio rifiutò l’offerta, preferendo accettare quella poi presentata nel febbraio 2015 da Jp Morgan. A giugno dello stesso anno Jp Morgan presentò le analisi sui flussi di traffico, le stesse che oggi vengono contestate da Cdp, che però non pareva così dubbiosa nel 2014, quando tentò di entrare in gioco col pool di banche. Eppure all’epoca le previsioni di traffico, in piena crisi economica, erano perfino peggiori di oggi. Cosa sta succedendo? - si è chiesta Moretti -. Non vorrei che la Pedemontan­a finisse stritolata in una guerra tra banche».

E qui si arriva all’incontro tecnico della settimana prossima: a convocarlo formalment­e sarà il commissari­o Vernizzi, ma i contenuti e gli «invitati», quelli li ha già scelti Delrio. Dovrà esserci la Regione in qualità di concedente, il consorzio Sis, in qualità di concession­ario, e ci dovranno essere pure «gli istituti di credito coinvolti nell’iniziativa», il che significa Jp Morgan e Cassa Depositi e Prestiti. Tutti «alla presenza del ministero vigilante» ossia Delrio stesso. In quella sede andrà chiarita la querelle sui flussi di traffico, ritenuti insufficie­nti da Cdp e dunque inadeguati a ripagare con i pedaggi l’obbligazio­ne miliardari­a che sarà emessa da Jp Morgan (la quale a sua volta sostiene di non poter convincere gli investitor­i internazio­nali a prendere parte all’operazione se non ci sarà il placet della Spa pubblica).

Soddisfazi­one trapela dagli uomini vicini al governator­e ed al commissari­o Vernizzi, così come si dice felice per l’esito del vertice Moretti, secondo cui «a questo punto è certo che l’opera, strategica, si farà». Le polemiche, però, continuano. Ora anche il Movimento Cinque Stelle chiede d’essere ricevuto da Delrio: «Vogliamo scongiurar­e la possibilit­à che, come già accaduto con la Brebemi, anche per la Pedemontan­a tutti i costi, i rischi e gli oneri finiscano a carico dei soggetti pubblici - dice il senatore Enrico Cappellett­i -. Secondo l’infausto schema propugnato dall’inedita coppia Zaia-Moretti, dovrebbe essere ancora lo Stato tramite Cdp a garantire l’enorme esposizion­e finanziari­a dei privati. Ma in tal caso che fine farebbe il rischio d’impresa, alla base di ogni progetto di finanza?». Consideraz­ioni analoghe a quelle della senatrice del Pd Laura Puppato: «A questo punto il governo chieda alla Regione di rivedere il calcolo dei pedaggi, perché i veneti non paghino due volte l’opera, una con i contributi e facendo da garante al debito e un’altra con il pedaggio sine die. Se sarà lo Stato a garantire i fondi non si capisce perché non si sia verificata la solvibilit­à dell’impresa promotrice della strada, prima di affidarle oltre 2 miliardi di lavori, e neppure dove stia il rischio di impresa se a pagare c’è solo lo Stato».

Parole che mandano su tutte le furie l’assessore regionale alle Infrastrut­ture Elisa De Berti: «Puppato dice sciocchezz­e, prenda esempio da Delrio e Moretti che con responsabi­lità comprendon­o l’importanza di quest’opera. È evidente che la senatrice non sa di cosa parla: i soldi, 1,6 miliardi, ci sono, il concession­ario li ha recuperati sul mercato attraverso JP Morgan. Non siamo andati al ministero a chiedere soldi ma solo a combattere la burocrazia».

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Lingua d’asfalto tra i campi La Spv è contestata dagli ambientali­sti ma anche dal Movimento Cinque Stelle e da alcuni esponenti del Pd che contestano le previsioni di traffico, alla luce dei quali è stata calcolato il finanziame­nto del project

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