Ferroli, la rabbia degli operai Blocchi ai cancelli
Zaia e Vernizzi soddisfatti all’uscita dal vertice con il ministro Ma Puppato (Pd) e Cappelletti (M5s) attaccano: così paga lo Stato
Si sono trovati davanti ai cancelli dell’azienda i lavoratori della Ferroli che ieri hanno ascolto lì la relazione dei sindacati che hanno confermato i dati della profonda riorganizzazione aziendale ipotizzata: 600 esuberi in Italia, su 1200 dipendenti. Degli 821 dipendenti che lavorano a San Bonifacio e la frazione di Villanova, almeno 400 rischiano seriamente di perdere il lavoro. Intanto ieri è partito, quasi spontaneamente, lo sciopero con il blocco degli accessi. E la protesta continuerà nei prossimi giorni.
L’indicazione politica è chiara: «I cantieri vanno avanti, la Pedemontana dev’essere completata». Quanto alla soluzione tecnica, quella è un po’ più complicata e se ne riparlerà in un vertice la prossima settimana, probabilmente venerdì, alla presenza dei costruttori e delle banche coinvolte nell’operazione.
L’incontro di ieri a Roma tra il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, il governatore Luca Zaia ed il commissario della Superstrada Pedemontana Veneta Silvano Vernizzi è durato poco meno di un’ora e chi all’uscita si attendeva poderose relazioni è destinato a rimanere deluso. D’altra parte si sa, i ministri vanno di fretta e se si vuol essere ricevuti a Palazzo si deve andare al sodo. Così è stato, il che significa, nel caso della Pedemontana, che si è chiarito se l’impasse venutasi a creare nella realizzazione della più importante infrastruttura del Veneto (94 chilometri per 2,2 miliardi di euro in project financing) è dovuta ad un improvviso cambio di rotta del governo, il che onestamente sarebbe stato un bel problema, o «soltanto» a questioni tecniche, anche se non esattamente di poco conto. Ebbene, Delrio, confermando quanto già anticipato nei giorni scorsi dalla capogruppo dem in Regione Alessandra Moretti, ha detto chiaro e tondo: «I cantieri devono proseguire». Con buona pace di chi, anche se pare una follia visto che è già stato steso un terzo dell’asfalto, li vorrebbe fermare.
Detto che il governo non intende mettersi di traverso, ma anzi spinge nella stessa direzione della Regione (i rapporti tra Delrio e Zaia sono ottimi), resta però da sciogliere il nodo che ha portato allo stallo attuale, e cioè la contrapposizione tra Cassa Depositi e Prestiti, controllata dal ministero delle Finanze, e Jp Morgan, la società finanziaria di New York che deve emettere il project bond da 1,6 miliardi indispensabile per i costruttori del Consorzio Sis (i piemontesi Dogliani più gli spagnoli di Sacyr) per completare la Grande Opera. Moretti ieri l’ha spiegata così (e la sua ricostruzione trova conferme sia nei corridoi di Palazzo Balbi che in quelli della struttura commissariale): «Nel luglio 2014 Cdp si propose a Sis per finanziare il progetto insieme a Unicredit, Intesa-San Paolo e Banco Santander con un mutuo decennale rinnovabile ma il consorzio rifiutò l’offerta, preferendo accettare quella poi presentata nel febbraio 2015 da Jp Morgan. A giugno dello stesso anno Jp Morgan presentò le analisi sui flussi di traffico, le stesse che oggi vengono contestate da Cdp, che però non pareva così dubbiosa nel 2014, quando tentò di entrare in gioco col pool di banche. Eppure all’epoca le previsioni di traffico, in piena crisi economica, erano perfino peggiori di oggi. Cosa sta succedendo? - si è chiesta Moretti -. Non vorrei che la Pedemontana finisse stritolata in una guerra tra banche».
E qui si arriva all’incontro tecnico della settimana prossima: a convocarlo formalmente sarà il commissario Vernizzi, ma i contenuti e gli «invitati», quelli li ha già scelti Delrio. Dovrà esserci la Regione in qualità di concedente, il consorzio Sis, in qualità di concessionario, e ci dovranno essere pure «gli istituti di credito coinvolti nell’iniziativa», il che significa Jp Morgan e Cassa Depositi e Prestiti. Tutti «alla presenza del ministero vigilante» ossia Delrio stesso. In quella sede andrà chiarita la querelle sui flussi di traffico, ritenuti insufficienti da Cdp e dunque inadeguati a ripagare con i pedaggi l’obbligazione miliardaria che sarà emessa da Jp Morgan (la quale a sua volta sostiene di non poter convincere gli investitori internazionali a prendere parte all’operazione se non ci sarà il placet della Spa pubblica).
Soddisfazione trapela dagli uomini vicini al governatore ed al commissario Vernizzi, così come si dice felice per l’esito del vertice Moretti, secondo cui «a questo punto è certo che l’opera, strategica, si farà». Le polemiche, però, continuano. Ora anche il Movimento Cinque Stelle chiede d’essere ricevuto da Delrio: «Vogliamo scongiurare la possibilità che, come già accaduto con la Brebemi, anche per la Pedemontana tutti i costi, i rischi e gli oneri finiscano a carico dei soggetti pubblici - dice il senatore Enrico Cappelletti -. Secondo l’infausto schema propugnato dall’inedita coppia Zaia-Moretti, dovrebbe essere ancora lo Stato tramite Cdp a garantire l’enorme esposizione finanziaria dei privati. Ma in tal caso che fine farebbe il rischio d’impresa, alla base di ogni progetto di finanza?». Considerazioni analoghe a quelle della senatrice del Pd Laura Puppato: «A questo punto il governo chieda alla Regione di rivedere il calcolo dei pedaggi, perché i veneti non paghino due volte l’opera, una con i contributi e facendo da garante al debito e un’altra con il pedaggio sine die. Se sarà lo Stato a garantire i fondi non si capisce perché non si sia verificata la solvibilità dell’impresa promotrice della strada, prima di affidarle oltre 2 miliardi di lavori, e neppure dove stia il rischio di impresa se a pagare c’è solo lo Stato».
Parole che mandano su tutte le furie l’assessore regionale alle Infrastrutture Elisa De Berti: «Puppato dice sciocchezze, prenda esempio da Delrio e Moretti che con responsabilità comprendono l’importanza di quest’opera. È evidente che la senatrice non sa di cosa parla: i soldi, 1,6 miliardi, ci sono, il concessionario li ha recuperati sul mercato attraverso JP Morgan. Non siamo andati al ministero a chiedere soldi ma solo a combattere la burocrazia».