Corriere di Verona

Cattolica dice addio alla Pop Vicenza

La cooperativ­a veronese rompe gli indugi ma affronta l’incognita della possibile vendita del suo 15%

- Nicoletti

Dopo quasi dieci anni di alleanza, la disdetta dei patti: per la compagnia incasso da 170 milioni

Cattolica divorzia da Popolare di Vicenza. Il cda ha fatto scattare ieri il diritto di recesso sugli accordi esistenti, datati 2007. Legame strettissi­mo in questi anni, suggellato dalla presenza della banca come primo socio in Cattolica con il 15,07%. Ora Bpvi dovrà riacquista­re il 60% di tre società in comune, sborsando 170 milioni. Per la compagnia l’incognita di una possibile vendita del suo 15%.

Cattolica divorzia da Popolare di Vicenza. Nell’aria da tempo, il cda di Cattolica ha fatto scattare ieri la rottura dell’alleanza tra la compagnia assicurati­va e l’ex banca popolare, approvando l’esercizio del diritto di recesso sugli accordi esistenti. Passo che rompe una partnershi­p strategica di nove anni, firmata nel 2007 dal presidente di Bpvi Gianni Zonin e dall’allora neopreside­nte di Cattolica Paolo Bedoni. Fu decisiva all’epoca per far uscire la coop veronese dal momento nero successivo alla rottura della trattativa per la fusione con il Banco Popolare. Il legame strettissi­mo (che Consob sta valutando ne i rapporti patrimonia­li, bancari e finanziari tra le due parti) si era tradotto nell’ingresso di Bpvi in Cattolica fino a diventarne il primo socio con il 15,07%, con due rappresent­anti nel cda, e in una partnershi­p commercial­e, rinnovata dai patti parasocial­i di recente fino al 2022. Tre le società in Comune - Berica vita spa, Cattolica life e Abc assicura, ciascuna per il 60% di Cattolica e il 40% di Vicenza - per distribuir­e prodotti assicurati­vi.

Con però un vincolo nei patti: la possibilit­à per Cattolica di uscire con la trasformaz­ione in spa della banca. Fatto avvenuto con l’assemblea soci del 5 marzo, nel bel mezzo della crisi della banca, che ha notevolmen­te ridotto per Cattolica il valore della partnershi­p. Spingendol­a all’uscita. Nei dati della semestrale approvata ieri, la società assicuratr­ice dichiara che buona parte del calo nella raccolta diretta sul ramo vita, 1.526 milioni, -30%, è dovuta «in misura rilevante alla debolezza dei canali distributi­vi di Bpvi»: 100 milioni di euro raccolti in sei mesi, 254 in meno del 2015. Senza contare le svalutazio­ni per 60 milioni sulla quota dell’1% detenuta in Bpvi, evaporata dopo l’aumento di capitale allo 0,006% (gli ultimi 6 milioni di svalutazio­ni nel semestre). Conto salato insieme alle svalutazio­ni sulle partecipaz­ioni nelle altre banche non quotate (2 e 35 nel semestre su Veneto Banca e Cassa San Miniato).

La decisione produce una rottura rilevante su molti fronti. Fa venire meno subito i due rappresent­anti - e tutte le tutele - di Vicenza in Cattolica e fa scattare i sei mesi (buoni per definire le condizioni) alla fine dei quali Bpvi dovrà riacquista­re il 60% delle tre società, sborsando 170 milioni di euro. Se le perdite per Cattolica sono pesanti, il salasso è ancora più pesante per Vicenza e per il suo socio unico Atlante, alla cui costituzio­ne, per salvare Bpvi, Cattolica era entrato con 40 milioni di euro.

E non è finita, per Vicenza. Non trattandos­i più di partecipaz­ione strategica, il 15% di Bpvi in Cattolica, in carico in bilancio a 394,7 milioni di euro, 15 euro ad azione, dovrebbe esser svalutato ai valori di mercato, 6,03 euro ieri: 157 milioni, con una minusvalen­za di 236. In tutto un conto potenziale di 406 milioni, su una banca appena ricapitali­zzata.

Ma sul fronte opposto, oltre a vedere gli effetti economici (valutati però come «non significat­ivi» nel secondo semestre 2016 ) e «gli eventuali interventi sul piano gestionale», Cattolica deve comunque tener sotto controllo la possibile vendita del 15% di Vicenza. Certo, la partecipaz­ione è molto sotto il valore di carico; ma potrebbe comunque tornare utile, almeno in parte, per ricavare fondi. C’è da dire che i patti parasocial­i stabilisco­no che se Bpvi venderà sul mercato, anche a blocchi, dovrà farlo «con modalità tali che di per sé sole non comportino un significat­ivo impatto negativo per la quotazione di Cattolica». I patti disciplina­no poi la vendita, stabilendo, per quote in vendita superiori al 3%, un diritto per Cattolica di far pervenire entro 30 giorni «un’offerta di acquisto da parte di terzi». Vicenza sarà libera di vendere ad altri, ma a prezzi almeno pari a quelli dell’offerta.

Oltre il capitolo Vicenza, Cattolica ha poi approvato i conti del semestre. In utile per 25 milioni di euro, il 62% in meno rispetto ai 67 dello stesso periodo 2015 (17 contro 53 i valori al netto delle quote di terzi). Sul conto finale pesano le svalutazio­ni per 72 milioni di euro, che ricomprend­ono quelle sulle banche: senza l’utile sarebbe stato di 64.

Sul fronte raccolta, i premi complessiv­i, diretti e indiretti danni e vita, sono stati di 2.528 milioni, il 21% in meno rispetto ai 3.203 di un anno fa. Sui danni, la raccolta diretta cala del 3,5%, a 996 milioni, sull’auto è a 549 (-4,4%). Il combined ratio passa da 93,4% a 92,5%, la Solvency II è 1,88 volte il minimo regolament­are. Con un giudizio di Standard&Poor’s di «più che adeguato» sul rischio finanziari­o, ed «Eccezional­e» sulla liquidità: il rating è stato confermato il 2 agosto a BBB-, con outlook stabile.

 ??  ?? Tra polizze e sportelli Cattolica Assicurazi­oni ha sede a Verona, la partnershi­p di bancassicu­razione con la Banca Popolare di Vicenza risale al 2007 ed è stata poi rinnovata nel 2010 e nel 2012 (nella foto un’assemblea dei soci di Cattolica)
Tra polizze e sportelli Cattolica Assicurazi­oni ha sede a Verona, la partnershi­p di bancassicu­razione con la Banca Popolare di Vicenza risale al 2007 ed è stata poi rinnovata nel 2010 e nel 2012 (nella foto un’assemblea dei soci di Cattolica)
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L’accordo La stretta di mano fra Gianni Zonin e Paolo Bedoni: era il 6 febbraio 2007

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