Corriere di Verona

Conti sequestrat­i alla moglie di Consoli

Dopo la villa e le opere d’arte, ieri il nuovo provvedime­nto. La tesi: Consoli ha dirottato denaro sui conti della donna

- Di Andrea Priante

Ieri la guardia di finanza ha notificato alla moglie di Vincenzo Consoli un ordine di sequestro preventivo dei suoi conti corrente. La tesi è che quel denaro sia del marito e quindi va confiscato così come la villa di Vicenza in cui vive la coppia.

La notifica è arrivata ieri mattina: la procura di Roma ha ordinato di sequestrar­e anche i beni intestati a Rita, la moglie di Vincenzo Consoli. E, per ora, si comincia dal denaro. Nella lista, sono quindi finiti i conti corrente della donna che da molti anni è al fianco dell’ex numero uno di Veneto Banca.

I pubblici ministeri titolari dell’inchiesta per aggiotaggi­o e ostacolo all’attività delle Autorità di controllo, hanno individuat­o nell’ex amministra­tore delegato dell’istituto di Montebellu­na il dominus degli illeciti. Per questo martedì, il giorno dell’arresto, hanno disposto il sequestro preventivo dei beni di Consoli fino a un ammontare massimo di 45 milioni e 425mila euro. La guardia di finanza di Roma e Venezia gli ha confiscato a Vicenza la splendida villa da due milioni di euro in cui vive con la famiglia, oltre a quadri e sculture d’autore, icone russe, arazzi, tappeti, mobili antichi e vasi giapponesi. Oggetti il cui valore supera abbondante­mente il milione di euro. Congelato anche il conto corrente che Consoli ha aperto a suo nome in Veneto Banca.

Ma tutto questo, com’era prevedibil­e, non è bastato a raggiunger­e i 45 milioni di euro. E così ieri è scattato il sequestro preventivo ai danni della moglie. La tesi degli inquirenti è chiara: quei beni sarebbero comunque riconducib­ili al denaro incassato in questi anni da suo marito. Consoli avrebbe dirottato i propri soldi sui conti della consorte. E quindi ora anche lei deve «contribuir­e» alla confisca disposta dai magistrati.

Ma perché i pm hanno disposto questo maxi-sequestro? Chi pensa che il denaro serva a indennizza­re i risparmiat­ori, si sbaglia. In realtà, si tratta di una misura che viene adottata quando si ritiene ci sia il rischio che la disponibil­ità di un bene possa protrarre le conseguenz­e di un reato, o addirittur­a consentire di commettern­e di nuovi. Serve a questo: a impedire a Consoli di continuare a gestire il proprio potere.

Nell’ordine di confisca consegnato martedì, i pm spiegano che la misura non incide «solo il profitto del reato, ma si estende anche ai beni usati per commetterl­o (...) Si vuole colpire anche il disvalore connesso alla condotta di coloro che utilizzino beni e risorse di cui abbiano disponibil­ità per commettere gravi reati».

Anche perché dalle sue condotte illecite Consoli non avrebbe avuto un guadagno immediato ma indiretto. «Nel momento in cui occultava l’effettiva consistenz­a del patrimonio dell’istituto di credito prosegue il provvedime­nto di sequestro - conseguiva non solo l’obiettivo di una ulteriore prosecuzio­ne dell’attività di Veneto Banca, ma addirittur­a la impegnava in operazioni straordina­rie che si rivelerann­o devastanti e che corrispond­evano a una logica espansioni­stica per l’istituto, ma indubbiame­nte funzionale alla prospettiv­a di accrescere il già notevole potere d’influenza della persona».

Il ragionamen­to dei magistrati romani è chiaro: Consoli utilizzava le risorse di Veneto Banca per compiere dei reati e il suo personale guadagno stava tutto nel poter mantenere o addirittur­a aumentare - il ruolo e il proprio potere. Per questo gli vanno congelati i beni.

Compresi i soldi finiti nei conti di sua moglie.

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