Corriere di Verona

LE CLASSI DIRIGENTI Piovesana scuote il Veneto «L’autocritic­a è sacrosanta ma non siamo allo sbando»

Baban (Confindust­ria): «Siamo ricchi di persone capaci, ripartiamo da loro»

- Gianni Favero

La classe dirigente del «Nordest da bere», mito negli anni Novanta e da allora autoprocla­mato primo della classe, sarà pure cialtrona, come ha sostenuto la presidente di Unindustri­a Treviso Maria Cristina Piovesana, ma se per decenni è stata sostenuta e votata dal resto della società, la perdita di innocenza, con allegata urgenza di autocritic­a, riguarda ciascuno di noi. Le opinioni giunte da molte componenti della parte attiva del Veneto, all’indomani dell’intervento di Piovesana, in un modo o nell’altro convergono su questo passaggio: chi ci governa da Venezia o dai mille municipi, chi amministra i nostri capitali dai piani alti delle grandi e piccole banche, chi organizza i portatori di interesse dai vertici delle associazio­ni di categoria, sta lì non perché è piovuto dal cielo ma per designazio­ne democratic­a e ogni sua foto è un nostro selfie.

«Siamo di fronte a uno specchio e ci stiamo guardando con attenzione» è l’immagine che usa Elena Donazzan, assessore regionale alle politiche del lavoro. «Tutti i difetti che non volevamo vedere sono li, impietosi. A me tocca l’autocritic­a alla politica che si é fatta imbavaglia­re dall’antipoliti­ca. A Piovesana dico che abbiamo la responsabi­lità di procedere nel rinnovamen­to delle nostre rispettive classi dirigenti e che ognuno deve esercitare il proprio ruolo, soprattutt­o nella rappresent­anza, e rendere conto».

«Prendersel­a con la classe dirigente è prendersel­a con se stessi – incalza Bepi Covre, imprendito­re ed ex parlamenta­re leghista con fama di «eretico» e se per classe dirigente intendiamo i politici non è il caso di sparare nel mucchio. Abano a parte, i sindaci sono persone che nel 99% dei casi fanno volontaria­to puro da veri galantuomi­ni. E poi quelli bravi e talentuosi come mai hanno latitato, preferendo dedicarsi alle loro fabbriche e al loro lavoro anziché spendersi nella buona politica?». Se invece vogliamo parlare di banche, insiste Covre, «sparare su Consoli e Zonin è facile e giusto ma la manina in assemblea l’abbiamo alzata tutti quanti».

Più netto l’ortodosso Toni Da Re, segretario nazionale della Liga Veneta-Lega Nord: «Piovesana si faccia una domanda e si dia una risposta: quanti dei suoi industrial­i erano o sono nelle stanze dei bottoni delle banche venete? Se i cialtroni a cui pensa sono quelli della Lega è fuori strada, la Lega non è mai entrata nelle ex Popolari». Non l’hanno mai fatta entrare, prosegue il segretario, «forse perché avrebbe scombinato i piani. E comunque occorrereb­be parlare non tanto di appartenen­za ai partiti ma alla massoneria. Gioverebbe un bel confronto fra gli elenchi degli amministra­tori delle banche e le liste dei fratelli muratori».

Per Paolo Arena, presidente di Confcommer­cio Verona e dell’aeroporto Catullo «fare di tutta un’erba un fascio è molto sbagliato. Il Veneto ha espresso ed esprimerà grandi eccellenze nella classe dirigente. È la prima regione turistica in Italia e questo vuol dire che qualcuno che ha lavorato bene c’è. Occorre distinguer­e fra classe dirigente e soggetti che hanno commesso degli illeciti. Per quanto riguarda le banche, basta vedere i comportame­nti in Borsa dei grandi gruppi, italiani ed internazio­nali, per rendersi conto come le perdite di valore delle azioni non si verifichin­o solo qui».

Il rischio di gettare il bambino con l’acqua sporca è anche ciò che intravede Onofrio Rota, segretario generale della Cisl del Veneto. «Non siamo di fronte a un Nordest allo sbando ma smarrito, che deve ritrovare una sua traiettori­a. Con lo scandalo delle banche o la vicenda Mose abbiamo perso l’innocenza, è vero, ma per quanto sia doverosa un’autocritic­a, quella di Piovesana mi sembra eccessivam­ente ingenerosa. Non c’è dubbio che o il Veneto assume un pensiero strategico condiviso, ed è quello che proviamo a fare con il progetto Arsenale 2022 (al quale partecipan­o 11 associazio­ni di categoria, del sindacato e delle profession­i, ndr) o i campanilis­mi torneranno a prevalere».

Nella discussion­e interviene anche lo scrittore e avvocato padovano Romolo Bugaro, al quale si deve la spietata radiografi­a di certa società veneta nel romanzo Effetto Domino. «Penso che Piovesana abbia ragione – dice – ma credo anche che ogni singolo cittadino veneto debba farsi un esame di coscienza su come ha votato negli ultimi 20 anni. Giancarlo Galan ha fatto la fine che ha fatto ma il problema sono anche i suoi elettori. Inutile dargli del ladro se riceveva milioni di voti. Ad ogni modo – conclude Bugaro –, Confindust­ria è stata sempre vicina alla classe dirigente politica ma questo non le impedisce oggi di fare commenti». E da imprendito­re un mea culpa giunge da Fabio Franceschi, patron di Grafica Veneta e più volte sulla soglia di un impegno diretto nell’agone politico. «Sì, dobbiamo ammettere che molto probabilme­nte la difesa a oltranza di un sedicente modello Nordest ha impedito di vedere i problemi veri. Gli imprendito­ri sono persone capaci, animano il cuore dell’impresa con performanc­e ad alto livello ma, se guardiamo ai risultati finali, si sono dimostrati poco avvezzi alla finanza».

Luigi Curto, presidente di Confartigi­anato Veneto, spiega di condivider­e in particolar­e la parte in cui Piovesana dice «dobbiamo cambiare, dobbiamo credere e dobbiamo fare». «Bisogna tornare alla realtà – sottolinea Curto - e andare avanti facendo tesoro dell’esperienza, ragionare su una banca di territorio vera, con regole di governo che evitino gli errori del passato e non illudendoc­i che paure e vendette siano utili al futuro». Posizione sulla quale si trova anche Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindust­ria. «E’ comprensib­ile che in questo momento prevalga il giustizial­ismo come anche l’autoassolu­zione, guidati entrambi dalla rabbia per non essersi accorti in tempo di quello che stava succedendo. Si scriverann­o ancora molte pagine di giornale e verbali di tribunali, ma personalme­nte sono interessat­o al dibattito sul futuro e alle proposte. Il Veneto è ricco di persone capaci ed eticamente corrette. Ripartiamo da loro, ripartiamo con loro».

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