Arena, sciopero a scarto ridotto Opere in salvo
Assemblea spaccata, protestano solo i ballerini
I ballerini dell’Arena che avevano deciso uno sciopero per l’Aida del 14 agosto non hanno avuto l’appoggio dei colleghi. Martedì si terrà comunque una nuova assemblea generale dei lavoratori areniani per valutare forme di protesta e di lotta. Ma l’astensione è di fatto scongiurata. Gli unici a non presentarsi saranno i ballerini in quello che sarà, a questo punto, un gesto di protesta che rischia di passare quasi inosservato, visto che la rappresentazione si terrà comunque con dei tagli alle coreografie previste in alcuni passaggi dell’opera di Verdi.
«Guardi, i miei colleghi non li biasimo. Ormai ci guardano come il peso morto che va sacrificato per il bene di tutti, e con l’attendismo tipico del popolo italico, sperano di tirare a campare ancora qualche anno. I nostri dirigenti sono riusciti a dividerci, ancora una volta, buttandoci l’osso e facendoci scannare».
Massimo Schettini è sconsolato, al termine dell’assemblea dei lavoratori della Fondazione Arena ieri mattina al teatro Filarmonico. È uno dei componenti del corpo di ballo della Fondazione Arena, destinato a essere tagliato in blocco come previsto dal piano di risanamento predisposto dal commissario straordinario Carlo Fuortes.
I ballerini si erano riuniti in assemblea giovedì, decidendo uno sciopero per l’Aida del 14 agosto. Ieri speravano che i colleghi si sarebbero uniti a loro in una protesta plateale contro il commissario. Ma non è stato così, anche se martedì si terrà una nuova assemblea generale dei lavoratori areniani per valutare forme di protesta e di lotta. Ma lo sciopero è di fatto scongiurato: gli unici ad astenersi dal lavoro saranno i ballerini in quello che sarà, a questo punto, un gesto di protesta che rischia di passare quasi inosservato, visto che la rappresentazione si terrà comunque, semplicemente verranno tagliate le coreografie di ballo previste in alcuni passaggi strumentali dell’opera di Verdi.
Schettini dà la colpa anche ai sindacalisti :« Facevano interventi lunghi e verbosi, dilungandosi in questioni procedurali, secondo me proprio allo scopo di non far pronunciare l’assemblea sullo sciopero». «Magari sarò maliziosa, ma io vedo collusioni politiche - gli dà man forte Maria Grazia, che è parte del coro - c’è una grande deframmentazione anche tra le Rsu, manca un vero progetto». L’assemblea, d’altra parte, è stata molto tesa, con interventi anche sopra le righe, da parte di persone che, dopo quasi un anno di trattative, hanno i nervi tesi come corde di violino. «Ormai questo assemblee sono solo uno sfogatoio», commentava un orchestrale all’uscita.
Ma tra molti lavoratori della fondazione Arena è passato il messaggio dei sindacati, contrari in questa fase a iniziative dure come lo sciopero, che ritengono controproducenti. «Ci dispiace per il corpo di ballo, si tratta di famiglie che finiscono sulla strada - spiega Nicolò, un corista - però è rischioso fare uno sciopero adesso. Far mancare una giornata di incasso in questo momento potrebbe compromettere molte cose. Io sono per altre iniziative di lotta: ad esempio, far iniziare ogni sera l’opera in ritardo di un’ora. In questo modo, gli incassi sarebbero salvi, ma arriverebbe chiaro il messaggio del nostro disagio». Se ne riparlerà alla prossima assemblea di martedì.
La triste verità è che non ci sono grossi margini per salvare il corpo di ballo dell’Arena, al di là del difficile percorso di un corpo di ballo macroregionale al servizio dei teatri di Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia, e nonostante i sindacati insistano che il taglio in blocco non era presente nell’accordo sindacale firmato a giugno con Fuortes. Allo stesso tempo ci sono altre questioni pressanti. Prima su tutte: la questione del fondo di integrazione salariale (Fis) pagato dall’Inps che dovrebbe integrare i due mesi di stipendio che i lavoratori perderanno con la chiusura della fondazione a ottobre e novembre.
Filarmonico bollente Atmosfera tesa e interventi sopra le righe C’è chi dice: «Sono riusciti a dividerci» Falchi e colombe I sindacati ritengono controproducenti iniziative troppo dure in queste fasi di trattativa
L’alternativa, d’altra parte, è il taglio del contratto integrativo aziendale, che comunque andrà ridiscusso.
Sullo sfondo aleggia anche la riforma delle fondazioni liriche approvata dal Parlamento, con il possibile declassamento dell’Arena. «Una sindacalista della Cisal da Roma ne ha parlato per 42 minuti - dice Schettini - pur di non far esprimere l’assemblea sullo sciopero, se non quando tutti se n’erano già andati». Unico politico presente all’assemblea, Michele Croce, leader di Verona Pulita.