Consoli, sul suo conto solo 30 mila euro
La Finanza continua a cercare. I legali: «Non c’è alcun tesoro». Alla donna confiscate 70mila azioni Vb
«A Vincenzo non sono rimasti neppure i soldi per comprarsi il latte».
La battuta è di un amico della famiglia Consoli ma rende l’idea. Il messaggio che viene fatto filtrare dalla villa di Vicenza - dove da martedì l’ex direttore generale di Veneto Banca è rinchiuso ai domiciliari - con il passare dei giorni si fa sempre più chiaro: dopo la caduta, il re è stato spogliato di tutto, non resta più nulla da sequestrare.
L’hanno chiarito, in serata, anche i suoi avvocati con una breve nota: «Il ragionier Consoli comunica di avere due soli conti correnti e deposito titoli: uno in Veneto Banca e un secondo in Banco Popolare entrambi oggetto di sequestro. Egli quindi non possiede alcun altro conto corrente o deposito titoli in altre banche italiane o estere, e sfida chiunque a provare il contrario».
Eppure la guardia di finanza che indaga su di lui (e su altri 14 tra manager e uomini d’affari) per aggiotaggio e ostacolo all’attività delle autorità di vigilanza, non ne è affatto convinta. «Gli accertamenti proseguono», ha confermato ieri il generale Alberto Reda. Si continua quindi a cercare gli altri soldi di Consoli, sempre ammesso che ce ne siano. Perché quando la procura di Roma ha chiesto il sequestro preventivo dei suoi beni «fino al raggiungimento del valore complessivo di 45 milioni e 425mila euro», probabilmente si aspettava di trovare ben altro. Finora a Consoli sono stati sequestrati, oltre alla villa da due milioni di euro, i due conti intestati e le azioni. Ebbene, da un uomo che guadagnava due milioni di euro l’anno, ci si aspetterebbe grandi risparmi. E invece no: nei conti corrente di Vincenzo Consoli c’erano più o meno 30mila euro. Nient’altro. E anche le azioni dell’istituto di credito di Montebelluna, per quello che possono valere oggi, sono ben poca cosa: stando al libro soci aggiornato al 18 marzo, risulta detenerne appena mille. Sua moglie, 70mila. A giugno 2014, quando ancora rivestiva l’incarico di direttore generale, stando al prospetto dell’aumento di capitale possedeva 13.720 titoli.
Da qui il sospetto dei magistrati che possa aver trasferito delle somme alla moglie Rita. Una convinzione che giovedì ha spinto i pm a ordinare il sequestro preventivo anche dei beni della donna. I conti corrente e i titoli della consorte, in effetti, sono ben più cospicui e superano i quattro milioni di euro.