Tumore asportato e seno ricostruito La tecnica «due in uno» di Borgo Trento
Quaranta interventi a partire dal 2013. «Si guadagna in qualità della vita»
Tumore rimosso e seno ricostruito in un unico intervento: il tutto ricorrendo alle membrane biologiche, ossia non silicone ma tessuto di origine animale. Una tecnica «made in Verona», ora diventata di routine all’azienda ospedaliera. Si chiama «Skin reduction brest reconstruction», ed è stata introdotta in via sperimentale tre anni fa. In questo lasso di tempo le operazioni che hanno seguito questo metodo hanno raggiunto la quarantina. E tutte sono andate bene. Al punto che la dottoressa Glenda Caputo, chirurga di Borgo Trento che ha «inventato» questa modalità, ha realizzato uno studio che è stato pubblicato dal Plastic and Reconstructive Journal, rivista di riferimento del settore, in cui è stato descritto l’esito degli interventi svolti tra marzo 2013 e marzo 2015.
«Dopo un adeguato rodaggio e il follow-up (ossia il riscontro medico post-clinico, ndr) - spiega Caputo - possiamo dire di essere ampiamente soddisfatti: non solo viene risparmiato ai pazienti un intervento chirurgico, ma c’è anche una migliore risposta a livello fisiatrico».
L’intervento «due in uno». infatti, oltre a essere più rapido, non richiede il sollevamento, del muscolo grande pettorale: ciò consente alle pazienti di riuscire ad eseguire tutti i movimenti senza limitazioni al dolore post-operatorio. «Abbiamo visto - prosegue Caputo - che in molti casi non c’è nemmeno bisogno di eseguire la terapia funzionale riabilitativa di gruppo, che è praticamente un obbligo per le pazienti che subiscono una mastectomia». Maurizio Governa, direttore dell’unità operativa di Chirurgia plastica e del Centro ustioni, da poco eletto presidente della Società italiana ustioni, che ieri ha presentato la nuova tecnica insieme a Francesco Cobello, direttore generale dell’Azienda ospedaliera e Chiara Bovo, direttore sanitario, parla di «grande conquista nella qualità della vita per un gran numero di pazienti». Anche se non tutte, per motivi tecnici, si possono sottoporre a questo tipo di intervento, ma solo chi ha una certa dimensione del seno (indicativamente da una terza in su). Un’altra novità riguarda l’uso di membrane biologiche, derivate da tessuti bovini e suini . «Il grande vantaggio - dice Governa - è che queste cellule, opportunamente trattate per evitare rigetti, finiscono per integrarsi benissimo con quelle del corpo che le ospita».
In tutto sono 450 gli interventi di asportazione e di ricostruzione (anche quest’ultima assicurata dal sistema sanitario nazionale) su oltre seicento casi di tumore. Ottanta utilizzano le membrane biologiche, ormai introdotte da una quindicina d’anni. Tra questi, quelli che prevedono la «Skin reduction». «Per me è stato un grande traguardo - conclude Caputo - e devo ringraziare Verona per avermi dato la possibilità di testare questa nuova tecnica. Altrove mi hanno ostacolato».