Corriere di Verona

Sopralluog­hi per rubare negli appartamen­ti Presi grazie a un inquilino

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(an. pe.) La «tecnica» è tanto vecchia quanto usata. Il che vuol dire che, nonostante tutto, funziona. E infatti a tradirli non sono state quelle linguette di plastica che incastrava­no nella porta per vedere, il giorno dopo, se erano cadute e quindi se qualcuno era entrato in casa, ma l’impianto ipertecnol­ogico con telecamere sull’ingresso e segnalator­e acustico di uno degli inquilini. È stato grazie a quello che tre potenziali ladri l’altra notte hanno desistito dal loro intento e, poco dopo, sono stati fermati dai carabinier­i del nucleo radiomobil­e.

Il fatto è accaduto in via Franchetti, al Saval. Due notti fa ad avvisare che qualcuno trafficava sulla porta è stato quel sistema d’allarme. Ma il proprietar­io a quell’ora dormiva. La mattina dopo si è accorto degli avvisi, ha visto le immagini con tre uomini che trafficava­no davanti alla porta e ha controllat­o. Con altri condomini si è accorto che negli stipiti erano inserite quelle linguette di plastica che avrebbero dovuto fare da «segnale» per la notte seguente. Il condomino, sbagliando, non ha avvisato subito le forze dell’ordine. Si è messo a fare lui, da «vedetta». E il 112 lo ha chiamato solo la notte seguente, quando i tre si sono ripresenta­ti per fare il giro degli appartamen­ti. Sentiti dei rumori se la sono filata. I carabinier­i li hanno fermati in auto, in una strada adiacente non prima di una serie di spintoni e insulti. Non contenti i tre, una volta in caserma, approfitta­ndo del cancello che era stato aperto, hanno cercato di scappare. Sono stati bloccati con tanto di volo sulle scale loro e dei militari.

Prima hanno detto di venire dall’Azerbaigia­n, poi di essere due georgiani e un israeliano, poi dei greci. Ai militari hanno sciorinato una serie di documenti: carte d’identità , passaporti greci e patente israeliana. Il tutto rigorosame­nte falso. Due sono stati fotosegnal­ati, il terzo - sedicente israeliano - si è rifiutato senza un ordine del giudice.

Ieri mattina la direttissi­ma. L’accusa di tentato furto è stata stralciata nonostante gli attrezzi da scasso che avevano sull’auto perché il tentativo non era stato messo in atto. Sono rimaste quelle di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, false attestazio­ni e possesso di documenti falsi. Due - uno con precedenti e l’«israeliano» - restano in carcere, l’altro ha l’obbligo di dimora a Milano fino al processo.

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Le fascette I tre la notte precedente avevano messo della fascette di plastica nella porta per poi vedere chi era in casa

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