Le voci di mercato non lo sfiorano Castro: io, jolly giusto per il Chievo
Un Chievo senza Lucas Castro, lì in mezzo al campo, sarebbe come un mandala in bianco e nero. «Ma è vero?», domandavano i tifosi, due giorni fa, a Castiglione delle Stiviere. Che la Sampdoria punti El Pata, sì, è vero. Ma è anche vero che il Chievo, impegnato oggi in Germania contro l’Hoffenheim alle 15, fa sin qui muro. Vedi la richiesta, pare, di 8 milioni. «Vediamo che succede da qui a fine mercato. Io al Chievo sto bene. Nessuna telefonata dal procuratore». Castro è francobollo di Rolly Maran, che l’ha voluto qui, l’estate scorsa, sulla scia del passato a Catania (a proposito di allenatori, ieri il veronese Paolo Nicolato, una vita e lo scudetto 2014 con la Primavera clivense, è stato nominato tecnico dell’Italia Under 18). Avanti così. E avanti, per Castro, vuol dire scivolare verso la seconda stagione a Verona, da mezz’ala che (pregio tra i mediani gialloblù) accende la fantasia. Tre gol l’anno scorso (valsi 7 punti in tutto), il desiderio di «segnarne almeno uno in più» e un’idea nuova da cui si riparte: «Toccherò più palloni, perché Maran vuole che la giochiamo maggiormente, partendo dalla difesa». In un Chievo che, dopo il nono posto a 50 punti, scava dentro di sé per motivarsi, Castro aiuta dentro e fuori. È argentino, guarda la vita sorridendo, in ritiro s’è portato la chitarra per ingaggiare jam session acustiche con i compatrioti Spolli (percussioni) e Izco (tastierina). «Una musica per questo Chievo? Allegra, tipo il reggaeton». Circa Izco: per Mariano, gli ultimi 12 mesi sono stati una traversia (lesione al legamento crociato, era il luglio 2015) e oggi è una sliding door, perché è tempo di capire se Izco c’è, specie in epoca di liste zeppe di paletti. «Posso dire, di lui, che ha fatto un buon ritiro, senza saltare un allenamento - risponde Castro - Spero di vederlo giocare presto: sarà il nostro rinforzo».