Corriere di Verona

Non studiano né lavorano in ventimila

Il piccolo esercito dei «neet». Un progetto veronese per creare opportunit­à (e contatti)

- Pisani

Una generazion­e parcheggia­ta: sono i Neet, i ragazzi fra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non sono iscritti all’università nè ricevono alcun tipo di formazione. A Verona sono un piccolo esercito, se ne stimano almeno ventimila. Ora, in città, parte un’iniziativa di formazione per aiutarli: la proposta di Futuro Lavoro annuncia un calendario di iniziative di reinserime­nto di lavoro a commessa, organizzat­o nello spazio di co-working di via Lungadige Galtarossa.

Co-working All’interno del «311» sessioni di lavoro a commessa per chi è ai margini del mercato Il primo test Una app per il Tocatì. «L’obiettivo è creare contatti ai giovani che non ne hanno»

Una generazion­e parcheggia­ta. Perché quando si parla di Neet, acronimo inglese di Not in Education, Employment or Training utilizzato per definire ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non sono iscritti all’università né ricevono alcun tipo di formazione, il riferiment­o è a 2,3 milioni di italiani, che salgono a 3,5 ampliando il campione ai 34 anni. Partendo dalle rilevazion­i Istat, la percentual­e dei veneti che rientra in questa categoria si attesta intorno al 18%: un valore positivo se letto in un contesto nazionale dove fanno meglio solo Trentino Alto Adige (13,3%) e Friuli Venezia Giulia (17,2%), e dove a guidare l’amara classifica è la Sicilia, che sfiora il 40%.

Puntando la lente sul territorio regionale, però, si evidenzia una crescita del 66% di giovani inoccupati, passati dai 78 mila del 2008 ai 130 mila di inizio 2014. A fornire le stime su base provincial­e è la società padovana Datagiovan­i che, incrociand­o i numeri provenient­i dall’istituto di statistica, ha evidenziat­o come, nello stesso arco temporale, a Verona, si sia passati da 15.800 a 20 mila unità. «Trattandos­i di persone non inserite in percorsi di studio, lavoro o stage è difficile tenerne traccia - spiega Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro - ma i dati coincidono con un recente rapporto sui Neet stilato dalla Regione e lo scenario attuale non registra grandi mutamenti. La realtà descritta dai numeri conferma l’importanza dell’iniziativa Garanzia Giovani che, a livello regionale, ha coinvolto fino ad ora più di 60mila ragazzi in modo attivo».

Anche a Verona, dunque, c’è un piccolo esercito di giovani sulla soglia, in attesa di capire che cosa fare del proprio futuro. Per diverse ragioni. C’è chi ha perso il treno dell’istruzione e chi ha una laurea che non riesce a far fruttare, chi pur di lavorare si adatta ad impieghi demansiona­nti e chi ha ormai rinunciato a cercare un’occupazion­e. Senza contare l’economia sommersa del lavoro saltuario, precario o retribuito in nero. È in questo universo frammentat­o che si inserisce la proposta di Futuro Lavoro, un programma di Fondazione Edulife, ente affiliato alla società di produzione di piattaform­e e-learning Edulife, nato in collaboraz­ione con la rete di Pmi, freelance e startup che condividon­o lo spazio di lavoro di 311Verona.

All’interno del co-working di via Lungadige Galtarossa, da settembre, prenderà il via un calendario di percorsi di reinserime­nto specificam­ente dedicati a chi è rimasto ai margini del mercato del lavoro. «Il progetto consiste nel coinvolger­e queste persone in sessioni di lavoro a commessa - racconta Gianni Martari, educatore di Fondazione Edulife - aziende del territorio che hanno bisogno di realizzare un prodotto o avviare un servizio, invece di rivolgersi a fornitori esterni possono venire da noi, che selezionia­mo un decina di neet per progetto, dando loro la possibilit­à di sviluppare le proprie competenze attraverso la pratica». Un primo test è stato effettuato lo scorso luglio, in partnershi­p con il Tocatì: una minisessio­ne in quattro giornate che ha coinvolto dieci giovani con l’obiettivo di creare una App per il festival scaligero dei giochi di strada. Ma chi non ha le competenze adatte per partecipar­e? «È qui che entrano in campo i co-workers - continua Martari - ed è per questo motivo che Edulife e la Fondazione hanno scelto come sede un luogo di lavoro condiviso. Chi partecipa a Futuro Lavoro, oltre a prendere parte ad un progetto profession­ale con cui arricchire il proprio curriculum, verrà retribuito in formazione: a tenere i corsi, saranno i profession­isti di 311Verona. Abbiamo un’agenzia che si occupa di formazione in ambito digitale, Event-lab, una di comunicazi­one, Nove34, più diversi startupper esperti di auto impresa». Ma il pensiero va anche al dopo. «I ragazzi qui avranno la possibilit­à di uscire dal proprio isolamento - osserva l’educatore - entrando in contatto con le aziende che commission­ano i progetti, e con chi lavora qui dentro: chi saprà farsi notare potrebbe venire selezionat­o per uno stage, o altro. È importante che il neet sappia quanto sia fondamenta­le la relazione con gli altri anche per trovare lavoro».

In questo momento sono aperte le selezioni per la prossima sessione lavoro, in partenza dopo l’estate: per due settimane, un team di persone si occuperà del restyling del marchio di una società veronese. La chiamata è per designer, copywriter, informatic­i e chiunque abbia competenze nell’ambito della comunicazi­one. Ma soprattutt­o per chi ha voglia di rimettersi in gioco e accettare la sfida che pone davanti il mercato occupazion­ale di oggi.

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A lezione Una sessione del primo test per il progetto lanciato da Edulife a favore dei giovani disoccupat­i

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