«Allah Akbar» Urla nudo tra la gente Tunisino espulso
Padova, il tunisino dava segni di squilibrio, era già stato ricoverato in psichiatria e aveva precedenti penali
Semina il panico urlando nudo tra i passanti «Allah Akbar». È accaduto nel cuore di Padova, in Prato della Valle. Per questo un tunisino, che aveva già dato in passato segni di squilibrio, è stato espulso. L’immigrato, con precedenti per spaccio, aveva alle spalle altre denunce. L’episodio il 15 luglio, ora è arrivata l’espulsione. Ma è polemica sul provvedimento.
In tempi di psicosi collettiva e di paura per gli attentati di matrice islamica veder girare in città squilibrati che invocano il nome di Allah può seminare il panico.
Accade perché la narrazione degli ultimi attentati, la strage di Nizza come quella di Monaco, hanno incardinato nell’occidente l’idea, in parte fondata, che sulla follia omicida degli attentatori pesi uno squilibrio psichico, per il quale la radicalizzazione islamica non è che la miccia che trova sfogo in decine di morti. È anche per questo motivo che quando i padovani hanno visto un ragazzo completamente nudo che correva per il centralissimo Prato della Valle urlando «Allah akbar» sono arrivate decine di chiamate alla polizia.
Marouene Bargaoui, 22 anni, tunisino, è stato espulso per ordine del questore di Padova. Non era un terrorista, ma in due occasioni lo scorso luglio aveva dato segno di un evidente stato di squilibrio mentale: sia il primo luglio che il 15 luglio si era spogliato completamente e aveva cominciato a correre e a molestare i passanti urlando il nome di Allah. Un fatto che solo un anno fa avrebbe provocato un po’ di scompiglio, malumore, al limite qualche frase al veleno nei confronti degli immigrati. Ora però l’allarme sociale si è alzato, solo la parola Allah (che peraltro i fedeli musulmani ripetono molte volte nelle loro conversazioni), pronunciata da qualche islamico con barba lunga e tunica che magari è affaccendato nelle sue normali commissioni quotidiane, fa drizzare le orecchie, gli occhi. Quella persona viene estrapolata dal contesto in cui si trova, e diventa un sospetto: dallo sfondo in cui si trova diventa il centro dell’attenzione, se ne ha paura. Tanto più ora che gli analisti hanno tracciato l’identikit degli attentatori di Nizza e Monaco: persone con forte disagio sociale, schiacciate dai loro problemi, che hanno dato un senso alla loro vita diventando i martiri del Califfo, in nome della guerra santa contro gli infedeli. Il fatto che queste persone possano colpire indiscriminatamente da un momento all’altro in qualsiasi posto del mondo occidentale ha reso il «folle» tunisino di Padova che si denuda, molesta i passanti e urla Allah è grande un possibile attentatore.
Poco importa però che il 22enne espulso a Padova non abbia alcun legame con gli jihadisti. Nell’ultimo mese le Volanti della polizia sono intervenute due volte per calmare le sue escandescenze.
Nel primo caso era il primo luglio, il giovane in Prato della Valle si era denudato aveva iniziato a parlare in arabo, e nonostante gli agenti lo avessero immobilizzato lui era riuscito a divincolarsi, mordendoli e schiaffeggiandoli, e a correre verso l’abbazia di Santa Giustina. In questura lo hanno denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, hanno preso le sue impronte, perché era senza documenti, e dalla banca dati sono emerse precedenti per droga e reati contro la persona. Dopo le formalità la questura ha chiamato il 118 e lo hanno fatto ricoverare in psichiatria. Da lì è uscito dopo pochi giorni.
Il 15 luglio, sempre in Prato della Valle si è denudato ancora e (pare sotto gli occhi anche dell’attrice Claudia Cardinale, di passaggio in città per girare un film) ha ripreso a urlare «Allah akbar» a squarciagola. Di nuovo le Volanti sono andate a prenderselo. A questo punto, visti i precedenti e vista anche l’assenza di permesso di soggiorno, il questore di Padova Gianfranco Bernabei ne ha disposto l’espulsione.
Esattamente come era successo qualche settimana fa a Venezia, quando Kachmat Najib, 26enne marocchino, anche lui con problemi mentali, si era presentato nella chiesa di San Geremia e Lucia e aveva spezzato il crocifisso dicendo «Ve la porto io la verità». Katchmat è stato espulso perché non aveva titolo per stare in Italia, non per terrorismo, proprio come il tunisino Marouene Bargaoui.
Ma in tempi come questi essere islamici e dare segni di follia, urlare la frase che dicono i terroristi prima di farsi esplodere o spezzare crocifissi dopo che in Francia un prete è stato sgozzato da uno jiadista, non sono esattamente elementi che fanno ritenere opportuno il proseguo del soggiorno in Italia, tanto più che nessuno dei due stranieri in questione aveva i documenti in regola.