Se l’estremismo cozza con la follia «Vanno cacciati» «No, sono malati»
«È inutile negare che una psicosi c’è, ma facciamo attenzione: sulla follia non dobbiamo scomodare questioni ideologiche o di tipo religioso, anche i cattolici cristiani quando escono di senno agganciano spesso i loro deliri a figure religiose». Le parole del professor Gian Piero Turchi, docente di psicologia clinica all’Università di Padova, gettano acqua sul fuoco della paura che tutti abbiamo dei terroristi. Certo non si può negare che l’identikit degli analisti sugli attentatori di Nizza e di Monaco tracci un quadro di persone che mettono insieme una certa dose di squilibrio psichico, il fondamentalismo e la capacità di colpire ovunque in qualsiasi momento, cosa che rende tutti vulnerabili. Il fatto stesso che i padovani abbiano «percepito» paura in un ragazzo che si spoglia e nomina Allah è chiaro segno che l’ansia è diventata parte del nostro quotidiano.
Insomma, restituire oggettività ai fatti è sempre più difficile. Prova ne sia che i pareri e i commenti sono spessi divergenti. Per esempio il rappresentante della comunità islamica veneziana Mohamed Amin Al Ahdab è d’accordo con la scelta del questore di Padova: «Queste persone vanno allontanate dall’Italia il prima possibile, ha fatto bene la polizia e anzi, dovevano portarlo via prima. Folli di questo tipo, che magari nemmeno conoscono il Corano e che usano la parola Allah solo per attirare l’attenzione su di sé, fanno male ai musulmani equilibrati, quelli che hanno una dignità da difendere aggiunge – noi stessi, visti gli ultimi attentati, abbiamo chiesto alle famiglie musulmane di fare attenzione ai loro figli, di cercare di capire se sono vittime di qualche disagio, per mandarli magari da uno psicologo, perché ci rendiamo conto che in questo momento storico l’equilibrio della coesistenza dei diversi credi religiosi viaggia su un filo molto sottile».
Sul piano «morale» interviene anche Don Albino Bizzotto, dei Beati costruttori di Pace: «La follia si cura, non si manda al Cie – dice – la legge si nasconde dietro a un dito, quel ragazzo espulso tornerà, non starà meglio, anzi, avrà accumulato altri stress emotivi e sarà ancora più pericoloso, il giovane andava portato in psichiatria e guarito: non sono d’accordo sul fatto che tutti gli islamici con problemi psichiatrici si trasformino in terroristi, dico solo che quel poco che possiamo fare per recuperare una persona straniera con dei disturbi va fatto».
Non entra nei dettagli della legge invece lo psicologo Turchi: «Ricordiamoci che la follia non è stupidità – afferma – il ragazzo avrà voluto attirare l’attenzione per un profondo disagio interiore, è chiaro che qualche anno fa nessuno lo avrebbe considerato, sono i nostri paradigmi ad essere cambiati». Chi lavora con i migranti 24 al giorno è Roberto Tuninetti, responsabile dello Sprar (servizio di protezione per richiedenti asilo) di Padova per la cooperativa Coges: «Molti dei ragazzi che arrivano qui hanno un passato di violenze e soprusi – spiega – seguirli con psicologo e psichiatra è importante perché se lasciati soli possono trovare altre forme di compensazione e cadere in mani pericolose, come è accaduto per la seconda e terza generazione di stranieri nelle banlieue in Belgio – dice – per questo investire nell’integrazione, capire i loro problemi e risolverli, è l’unica garanzia per evitare di alimentare il bisogno di riscatto che spesso porta al fondamentalismo – aggiunge - a Padova ogni anno il 10% dei profughi è afflitto da depressione seria, curarli porta a dare ai giovani un futuro da realizzare, al contrario resterebbero in balia di quel “nulla da perdere” in cui si insinua il fanatismo islamico».
Professor Turchi La pazzia non è stupidità, il ragazzo avrà voluto attirare l’attenzione per un profondo disagio interiore, ma qualche anno fa nessuno lo avrebbe considerato