«Annia-Veneziano indigeribile? I contrari parleranno in assemblea»
Fusione tra Bcc, il presidente di Cartura: «Operazione gradita a Bankitalia»
PADOVA «Non è colpa mia, se la cosa non è molto digeribile. Io faccio la mia politica. Gli scontenti avranno modo di parlare in assemblea». Le parole sono di Mario Sarti, presidente di Banca Annia, la Bcc attiva tra Padovano e Polesine, con sede a Cartura. L’assemblea di cui parla è quella che dovrà sancire, fra settembre e ottobre, la fusione per incorporazione della Bcc del Veneziano nel suo istituto. Un passaggio necessario, da svolgersi in maniera parallela dopo il via libera dei due consigli (a denti stretti a Mira); passaggio che probabilmente non sarà privo di attriti.
Il cuore delle contestazioni dal parterre di soci della Riviera del Brenta, evidenziato ieri da Paolo Nardo, ex direttore generale della Bcc e fondatore della «Associazione soci amici della Banca del Veneziano» sorta in netta opposizione al progetto, è un paradosso, almeno apparente, dell’operazione. Perché, si è chiesto Nardo, «una banca (Mira) che produce un utile triplo rispetto all’altra (Cartura) dev’essere da questa incorporata?». «Poche storie, ci sono molti altri numeri da considerare – è la replica di Sarti –. E comunque se va bene a Banca d’Italia non ha senso obiettare».
È utile a questo punto confrontare le dimensioni salienti dei due istituti, sui dati dei bilanci 2015. Annia, che deriva dall’assorbimento, nel 2013, di Bcc Polesine da parte di Bcc Cartura, oggi conta 24 sportelli, 5.239 soci e 182 dipendenti. Veneziano, che fino a poche settimane fa di filiali ne aveva altrettante, adesso è ridotta a 18 per la cessione di 6 sedi nel Veneto Orientale alla Bcc del Pordenonese. Non fosse avvenuto, oggi avrebbe 4.254 soci e 200 uomini in organico. La raccolta complessiva per i padovani, al 31 dicembre 2015, risulta di 934 milioni, mentre per i veneziani raggiunge i 1.010. Per gli impieghi, nell’ordine, siamo a 579 contro 541 milioni. Fin qui, dunque, con la fotografia a inizio anno, la partita sarebbe sostanzialmente equilibrata. I ragionamenti però cambiano sul patrimonio. Banca Annia, ai fini degli indicatori di solidità, può mettere sul piatto 70 milioni di capitale primario buono per il coefficiente di solidità Cet1 mentre il Veneziano si ferma a 47, salendo a 67 con il Total capital ratio. Così il Cet1 a Cartura è al 14,18% a Mira al 9,51%, percentuale che non migliora di molto anche considerando quanto intascato con la vendita dei sei sportelli, ossia 2,7 milioni. Sugli indici di qualità del credito le sofferenze nette sono il 70% dei fondi propri a Cartura e l’84% a Mira, ma le sofferenze nette sono il 9,5% dei crediti netti a Cartura e il 7,6% a Mira.
La perdita delle insegne a Est, per il Veneziano, pone poi un’altra perplessità rispetto alla quale avranno il loro peso i tempi tecnici di perfezionamento della vendita e della data dell’assemblea. I circa mille soci riferibili all’area orientale, cioè, potrebbero o meno avere diritto di esprimersi nell’assemblea di approvazione dell’incorporazione. Su una piattaforma tutt’altro che compatta di soci potrebbe rivelarsi una variabile di peso.
Mario Sarti Non è colpa mia se la cosa non va giù molto. E l’aggregazione non si può valutare solo sugli utili