Corriere di Verona

SVILUPPO, IL PATTO VENETO

- Di Luca Romano

Il fatto che le categorie economiche e il sindacato maggiorita­rio si siano accordati per ragionare insieme sullo scenario del Veneto e un programma coerente di cose da fare per andare oltre la crisi #Arsenale20­22 – non è solo una notizia buona, ma eccellente. Si può solo auspicare una forte inclusivit­à. Non solo riferita a chi non ha aderito tra le importanti organizzaz­ioni o alle rappresent­anze profession­ali. La questione dei saperi è cruciale. Per «Anticipare il futuro» come sostengono Alberto De Toni e Roberto Siagri le esperienze di successo passate non solo vanno criticate, ma vanno esplicitam­ente abbandonat­e. Le imprese che hanno immaginato innovazion­i radicali si sono affidate a think tank esterni se non eterodossi per «shakerare» trend emergenti, segnali deboli e big data, senza e a volte contro gli schemi di successo del passato. I sottoscrit­tori di #Arsenale 2022 hanno sottolinea­to, in sede di presentazi­one, il grande valore del federarsi e di procedere in via sussidiari­a: invece di fare predicozzi alla politica che cosa concretame­nte si può fare negli ambiti e per le responsabi­lità di loro competenza. E’ una scelta molto apprezzabi­le, consideran­do che ambiti e competenze non sono né poche né poco importanti. Pensiamo a contrattaz­ione, produttivi­tà, redditi e welfare complement­are. Tuttavia va segnalato un rischio che può condiziona­re l’efficacia del percorso.

Di una cosa possiamo essere certi sul futuro del Veneto, anche sulla scorta di tutte le regioni europee più avanzate e competitiv­e, e in assoluta discontinu­ità con il miracolo economico del passato: per il nuovo ciclo di sviluppo durevole ci vorrà una fortissima interdipen­denza tra i soggetti di mercato e una Pubblica Amministra­zione efficiente e competente. Questo è uno snodo ineludibil­e. Per Pubblica Amministra­zione si intende non solo Regione, ma Stato, Europa e Comuni, sperabilme­nte aggregati o fusi. In questa prospettiv­a c’è un tema di scenario che è prioritari­o, perché può aiutare sia il percorso sussidiari­o che quello di sfida alla PA, e quindi alla politica. E già rappresent­a una sfida al dimensiona­mento organizzat­ivo territoria­le delle associazio­ni: un’idea del territorio veneto trasformat­o dalla crisi. Ormai vi è una diffusa condivisio­ne che esso non può più articolars­i per le attuali Province e Comuni; che vanno attrezzate metropoli «policentri­che», che va contrastat­o lo spopolamen­to e la decadenza delle aree interne e della montagna, che alcune infrastrut­ture (TAV e Pedemontan­a) ridisegnan­o le distanze fisiche. Rafforzand­o la dimensione metropolit­ana e la Pedemontan­a si fornisce una bussola per superare le province, unire i Comuni e ristruttur­are le Camere di Commercio in funzione del nuovo assetto, riducendol­e di numero e specializz­andole nei rispettivi contesti. E su questo le associazio­ni di #Arsenale20­22 potrebbero dire molto, e da subito, sia sui grandi investimen­ti pubblici economici uscendo da una logica localistic­a; sia, finalmente, per fare chiarezza su una rigorosa «divisione del lavoro» tra categorie e CCIAA per i servizi alle imprese.

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