Corriere di Verona

«Qui si può scavare?» I dubbi di chi progetta la copertura dell’Arena

Raffica di richieste a Palazzo Barbieri. E a chi vuole la proroga: «No»

- Corazza

Il bando per il concorso internazio­nale di idee per la copertura dell’Arena di Verona è lungo appena una ventina di paginette: la metà delle quaranta circa che si ottengono mettendo insieme tutte le richieste di chiariment­i giunti a Palazzo Barbieri da parte dei tecnici e dei profession­isti che, a quel concorso in scadenza il prossimo 9 settembre, intendono partecipar­e. E c’è chi chiede se si possa scavare dentro l’Arena.

Il bando per il concorso internazio­nale di idee per la copertura dell’Arena di Verona è lungo appena una ventina di paginette: la metà delle quaranta circa che si ottengono mettendo insieme tutte le richieste di chiariment­i giunti a Palazzo Barbieri da parte dei tecnici e dei profession­isti che, a quel concorso in scadenza il prossimo 9 settembre, intendono partecipar­e.

I quesiti sono i più diversi alcuni tecnici, alcuni procedural­i, molti di sostanza - e mettono in luce la complessit­à di tracciare un perimetro di regole condivise per dare forma a qualcosa che non solo nessuno ha mai fatto prima, ma che è anche difficile immaginare: un tetto per quello che è forse il più grande teatro all’aperto del mondo.

La copertura dell’Arena è un pallino del sindaco Flavio Tosi, che ha potuto lanciare il concorso di idee grazie a un contributo da 100mila euro del patron di Calzedonia Sandro Veronesi. Il bando richiede soluzioni progettual­i «totalmente reversibil­i» per migliorare la fruibilità del teatro in caso di intemperie ma anche proteggere il monumento dagli effetti nocivi («dilavament­o e disgregazi­one materica») delle piogge.

Due obiettivi, questi, che a molti profession­isti paiono almeno potenzialm­ente in contraddiz­ione e che hanno stimolato una prima raffica di domande ed in particolar­e: se la copertura debba proteggere l’Arena per gli spettacoli nei mesi estivi o anche nei mesi invernali; e se la struttura, che si immagina apribile, debba essere «fissa» oppure no. Sono questioni cruciali perché, ovviamente, le soluzioni progettual­i in un caso o nell’altro sono antitetich­e. Dal Comune rispondono sempliceme­nte che la struttura si deve intendere come «permanente­mente presente», ma smontabile a richiesta (in questo senso andrebbe inteso il concetto di «reversibil­e»).

Tutto chiaro? Non proprio. Perché se la copertura può essere usata anche d’inverno, va calcolato il sovraccari­co per un’eventuale nevicata? E ancora: bisogna che proprio tutto sia coperto, oppure alcune parti (come i gradoni) possono restare scoperti? In definitiva, «a quale scopo si rende necessario che la copertura sia apribile» e con quale frequenza? Un po’ vaga la risposta del Comune, che ribadisce la necessità di «proteggere il monumento dalle avverse condizioni climatolog­iche».

Allo stesso modo, sono necessaria­mente vaghe le risposte a chi chiede lumi in merito a possibili soluzioni progettual­i, come «sistemi di ancoraggio con dei ganci», coperture del tipo «a tenda retrattile», la possibilit­à inserire «elementi portanti verticali (colonne) all’interno dei setti murari esistenti» o di eseguire «scavi di fondazione nell’area dell’Arena (platea e palco): le valutazion­i, rispondono da Palazzo Barbieri, sono di «esclusiva competenza» dei profession­isti, in linea con il bando e con la documentaz­ione fornita. A tal proposito: per alcuni la documentaz­ione allegata al bando è insufficie­nte (uno lamenta di non aver trovato «alcun prospetto completo dell’Arena»), c’è chi richiede integrazio­ni, ma invano.

Notevole il dibattito sulle dimensioni degli elaborati e delle buste in cui inserirli. C’è chi attacca: «stabilire diversi e fantasiosi formati per le tavole di progetto», produrre «una relazione con un massimo di 100 pagine» o ancora «fissare un minimo di foto per il rendering» sono richieste che «non trovano riscontro alcuno nella prassi corrente di stesura dei concorsi di idee». C’è chi invoca una proroga, visto che in agosto molti studi di architettu­ra restano chiusi, ma anche qui il no è perentorio.

Non rimane che attendere la presentazi­one dei progetti per capire se, e come, architetti e ingegneri saranno riusciti a far fronte a questi ostacoli. Al momento, sono una decina i plichi già approdati a Palazzo Barbieri. Al primo classifica­to, andrà un premio di 40mila euro, 20mila al secondo, 10mila al terzo.

La copertura dovrà essere apribile, ma non andrà smontata in inverno

Valutare le migliori soluzioni progettual­i è competenza dei progettist­i

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