Corriere di Verona

Festa per il ritorno di Lanza «Rischiavo di saltare Rio, quest’argento è dolcezza»

Rientro ieri a Verona per il pallavolis­ta. Festa a Tregnago

- Di Matteo Sorio

«Ogni giorno che passa quest’argento assume una dolcezza in più…». Che Filippo Lanza ami la lettura, e i libri, lo capisci da come parla. Che avesse la tigna per partire da un paesino dell’est veronese e arrampicar­si fino alla finale olimpica in Brasile, quello l’aveva intuito la Trentino Volley, più lesta di tutte ad assicurarg­li, lui 15enne, un tetto, l’istruzione (diploma da ragioniere) e una promessa di carriera. Primo pallavolis­ta scaligero di sempre ai Giochi, il giorno del ritorno di Lanza da Rio, con l’argento dei Blengini boys al collo, comincia all’aeroporto Catullo (dove è sbarcato ieri assieme al collega di nazionale Simone Giannelli e la tuffatrice Tania Cagnotto, entrambi bolzanini) e finisce al ristorante Villa De Winckels di Tregnago. Lì, il calice che brinda con papà Cristiano (suo primo allenatore), mamma Maddalena, le sorelle Andrea e Sara, tutto il resto della famiglia e degli affetti, quelli che contano per il 25enne schiacciat­ore nato a Zevio e cresciuto a Colognola ai Colli.

Costruiamo la sua cartolina da Rio, Lanza?

«Sullo sfondo ci metto il villaggio olimpico, esperienza che m’ha aiutato tantissimo. In primo piano la vittoria sugli Usa in semifinale, coronazion­e del sogno di giocarsi l’oro olimpico, impresa voluta, gioia che ci ha uniti tutti, giocatori, parenti e amici, più che mai. E alla cartolina allego la foto di questa medaglia (la mostra, ce la fa toccare, è più grande e pesante di quanto la tv lasci credere, ndr). Non lo nego: potevamo ambire all’oro. E dell’ultimo duello col Brasile resta l’amaro: non sarà facile digerirlo, ce lo ricorderem­o a lungo. Ma ricorderem­o a lungo anche il successo di portare a casa una medaglia per l’Italia e per lo sport».

E per Verona: il suo argento segue l’oro nel ciclismo di Elia Viviani, velocista da Vallese di Oppeano.

«Contentiss­imo per Elia, ottimo lavoro, purtroppo eravamo sfasati coi tempi e c’è stata giusto l’opportunit­à di due chiacchier­e volanti. E sì, è molto bello che una città come la nostra possa esibire due medaglie. Personalme­nte, poi, mi tengo stretta un’esperienza fantastica: quest’estate dovevo operarmi al ginocchio, ma ho preferito impegnarmi sodo coi fisioterap­isti e alla fine sono salito sul podio olimpico da titolare».

Diceva, prima, del villaggio…

«Lì ho capito quanti atleti si portano addosso la determinaz­ione a vincere e come si preparano per farlo: dalla mensa alla palestra, dal modo di concentrar­si anche durante la semplice camminata verso il campo d’allenament­o. In quei momenti leggevi nelle facce il desiderio di vittoria: bellissimo. Li ho osservati un po’ tutti. E ho avuto la fortuna di fare colazione con Rafael Nadal (uno dei tennisti più forti di sempre, lo spagnolo, ndr). A dirla fa un po’ specie, lo so. Però quelli alla Nadal ti riconoscon­o come loro simili, si fermano, chiacchier­ano, non si fanno “vedere”. Così famoso e così campione, Rafa stava sempre al villaggio e non s’è mai lamentato di niente».

Tornando a lei, Lanza, con Zaytsev e compagni avete ricordato all’Italia che non c’è solo il calcio.

«Questa è una gran cosa e ne sono veramente felice. Siamo uno sport bello, pulito, emozionant­e, tanto quanto gli altri. Il calcio ha sempre avuto il sopravvent­o. E mi spiace perché anche noi possiamo insegnare molto e regalare passione a tante persone. Importante che si sia riacceso questo fuoco: per noi, per il movimento e per lo sport».

A proposito d’insegnamen­ti, il ct Blengini ricordava che nel volley non si guarda mai indietro: quasi una metafora di vita, Lanza?

«Sì, l’esempio fatto da Blengini è proprio azzeccato. È la difficoltà della pallavolo: non puoi portarti dietro l’errore perché se lo fai ne commetti un altro, non puoi permettert­i momenti di rancore, devi sempre guardare avanti, alla

Dovevo operarmi al ginocchio, mi sono ritrovato sul podio olimpico

Bellissima l’esperienza al villaggio olimpico. Ho fatto colazione con Nadal

prossima palla. E se riesci a uscire vincente da una partita tipo la nostra con gli Usa, senti d’aver fatto un’impresa sul piano tecnico e mentale».

C’è anche un’impresa che gira sul web: un’indicazion­e stradale, «via Lanza», ch’è diventata «via Pippo Lanza #10». Ne sa qualcosa?

«Conosco la persona titolare del pennarello (ride, ndr) ed è una grande amica che vive a Genova. Niente da dire. Una cosa bella e pazza».

Mentre era a Rio, Lanza, ha mai ripensato ai suoi inizi alla polisporti­va Homo Ludens di Colognola?

«Prima di Rio, sì. Una volta là, ero molto concentrat­o sul presente. M’è capitato di ripensare soprattutt­o al mio club, la Trentino: il presidente Mosna è il mio padre pallavolis­tico».

Ci vediamo a Tokyo 2020?

«Ci vediamo a Tokyo 2020, sì. Dal Brasile giunge traccia di dove possiamo arrivare. Dunque penso a ottime possibilit­à anche per il Giappone. E poi tanti ragazzi, che sono giovani, resteranno in nazionale, quindi chissà. Intanto è stato splendido far parte di Rio 2016».

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 ??  ?? Il ritorno Qui sopra Filippo Lanza accolto dalla famiglia al Catullo. Sotto la festa con gli amici a Tregnago (foto Sartori)
Il ritorno Qui sopra Filippo Lanza accolto dalla famiglia al Catullo. Sotto la festa con gli amici a Tregnago (foto Sartori)
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