Corriere di Verona

L’Anas: un tunnel per salvare Cortina dalle frane

Dolomiti e rischio isolamento, il presidente Armani: «Costerà 41 milioni, sforzo di sicurezza senza precedenti»

- Viafora

Gianni Vittorio Armani 49 anni, due figli, ingegnere, è dal maggio dello scorso anno presidente dell’Anas, la società che gestisce la rete stradale e autostrada­le del nostro Paese. La «Alemagna», la statale ferita su cui incombe il monte Sorapis, oggi è nelle sue mani.

Presidente, dopo l’ennesima frana dell’estate, che ha «isolato» ancora una volta Cortina d’Ampezzo, il governator­e del Veneto Luca Zaia, ha detto che la strada non è più sicura. È così?

«Il nostro personale è ad Acquabona con un presidio ”h24”. È la più alta tutela che si possa garantire: in nessun’altra parte d’Italia, al momento, esiste un simile sistema di sorveglian­za. In ogni caso, la sicurezza della strada è legata al fatto che le colate avvengano in momenti “prevedibil­i”. Non siamo di fronte a rotture della statica improvvise: la frana avviene solo quando si verificano alcune precise condizioni meteorolog­iche».

Vuole dire che sareste in grado di garantire la chiusura della strada in ogni caso prima che venga occupata dalla frana?

«Assolutame­nte. Quest’anno abbiamo avuto già 13 colate, per un totale di 400 mila metri cubi di materiale. Per dare un termine di paragone, parliamo complessiv­amente di un volume pari a tre basiliche di San Marco di Venezia che si sono rovesciate sulla sede stradale. In tre casi abbiamo dovuto interrompe­re la viabilità. Ovviamente può capitare che in una volta sola scendano fino a 70mila metri cubi di materiale, ma il sistema che abbiamo messo in campo dovrebbe permetterc­i di intervenir­e per tempo».

Per mesi c’è stato un continuo rimpallo di responsabi­lità tra Regione e Governo su chi dovesse intervenir­e. Ora, dopo la riunione dello scorso 25 luglio in prefettura a Belluno, l’assetto pare definito: e tocca a voi. Ma perché si è perso così tanto tempo?

«In una situazione che coinvolge un fronte di quattro chilometri, con un altezza che va dai 1600 ai 1100 metri, dire che è tutta colpa dell’Anas francament­e era troppo. Ma guardi, la questione delle competenze è una cosa che non mi appassiona. Nella pallavolo quando la palla cade a terra è colpa di tutta la squadra. E così è anche per le istituzion­i. E qui la palla è caduta a terra per decine di anni: è evidente che si tratta di un problema che non è stato affrontato per troppo tempo. Ma ora bisogna intervenir­e con urgenza, perché dobbiamo garantire una strada e la mobilità di tutta una valle. A questo punto la competenza non ci interessa, intervenia­mo subito e basta».

Gli interventi, appunto. Cosa state facendo?

«Bisogna lavorare sulla regimazion­e delle acque, che vanno sifonate e imbrigliat­e per ridurre la mobilità di tutto il materiale. Quindi creazione valli e muraglie. Con ciò contiamo di moltiplica­re per cinque la capacità di stoccaggio della massa franosa, prima che questa arrivi sulla strada. Questo dovrebbe dare una risposta immediata, non sono interventi minuscoli, ma possiamo farli subito e sono compatibil­i dal punto di vista ambientale».

Zaia tuttavia dice che non ha visto ancora i progetti. Quando pensate di cominciare?

«I lavori di svuotament­o delle vasche sono già in corso; ma siccome il materiale è pieno d’acqua bisogna avere le condizioni meteorolog­iche opportune. Tra l’altro il materiale è riutilizza­bile, quindi c’è un metodo totalmente sostenibil­e dal punto di vista economico e ambientale. I sistemi di realizzazi­one delle valli e delle vasche invece richiedono un sistema di appalti e finanziame­nti che si avvierà entro dicembre. Ma queste sono cose imprescind­ibili, mentre attualment­e è allo studio un intervento più ampio».

Di cosa si tratta? Sempre Zaia, ieri, sulle nostre pagine, ha avanzato la proposta di un viadotto che superi il grande fronte franoso...

«Pensare di fare il ponte di Brooklyn nella valle è inconcepib­ile. Allo stato attuale riteniamo che il sistema migliore sia quello di una galleria paramassi. E infatti l’ipotesi è proprio quella di fare una galleria lunga circa un chilometro e 350 (esattament­e dal chilometro 97,500 al 98,500). Ora stiamo completand­o le analisi idrogeolog­iche». L’opera quanto costerebbe? «La nostra stima è 41 milioni di euro circa». E in che tempi? «Completarl­a prima dei mondiali è impensabil­e. Un procedimen­to ambientale con tutti i crismi non dura meno di un anno, un anno e mezzo. Poi c’è il progetto esecutivo e quindi la gara. Diciamo che già il 2021 sarebbe sfidante come data. Ma purtroppo sono questi i tempi per realizzare opere in situazioni ambientali così delicate. Per altro dobbiamo pensare che sia un’opera che resterà là per un centinaio d’anni. Quindi dovremo essere bravi nel farla…».

Ma altre soluzioni? Il professor Antonio Galgaro del Bo, per esempio, ha parlato della possibilit­à di spostare la sede stradale sull’altro fronte del Boite...

«Noi completiam­o la necessaria analisi geologica. Certo, se non funzionass­e il nostro assetto dovremmo pensare ad altro. Ma si tratta di soluzioni molto più onerose».

Finora invece quanto sono costate tutte le ultime frane?

«Per monitorare la strada e ripulirla, ad oggi 400mila euro in un anno. Mentre i lavori di urgenza verranno circa 2,4 milioni di euro, di cui la parte idraulica è di 1,8 milioni».

Armani Ponte di Brooklyn nella valle? Non si può

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Il fronte Le colate che dal Sorapis scendono sulla «Alemagna»
Il fronte Le colate che dal Sorapis scendono sulla «Alemagna»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy