Profughi, la Regione contro il Viminale È giallo sull’uso di altre undici caserme
La quota assegnata al Veneto si alza a 11.587. È il diciassettesimo ritocco in due anni Zaia: si convochi la conferenza Stato-Regioni. Morcone: alleggeriremo Cona e Bagnoli
Nuovo scontro tra il governatore Luca Zaia e il ministero dell’Interno (in tutta la sua catena di comando: dal ministro Angelino Alfano al prefetto di Venezia Domenico Cuttaia, passando per il capo del Dipartimento immigrazione Mario Morcone) dopo che il 17 agosto è stato comunicato alla Regione l’aggiornamento della quota assegnata al Veneto nell’ambito della ripartizione nazionale dei migranti sbarcati nel nostro Paese: alle 11.076 persone già previste (10.773 richiedenti protezione internazionale più 303 rifugiati) se ne aggiungeranno altre 511, per un totale di 11.587 ripartite tra le sette province come indicato nel grafico a lato.
Secondo il prefetto di Venezia, che coordina il lavoro degli altri sei colleghi, i migranti accolti sono in realtà già oggi più di quelli previsti, 11.301, il che dovrebbe ridurre l’effettivo impatto dell’ultimo aggiornamento, ma la precisazione non cambia il ragionamento di fondo del governatore. «È la diciassettesima volta che il Viminale mette mano unilateralmente alla nostra quota senza concordare alcunché con la Regione s’infuria Zaia, che ha replicato a Cuttaia con una piccatissima lettera - e noi non ci stiamo più, adesso basta. Sapete qual era la quota del Veneto stabilita il 10 luglio 2014, nella famosa riunione a Roma in cui noi dicemmo “no”? 788 migranti. Adesso sono 11 mila in più e il trend è inarrestabile. E poi, se dall’inizio dell’emergenza i presunti profughi arrivati qui sono stati 26.102, e quelli censiti nelle strutture sono 11.076, che fine hanno fatto gli altri 15.026? Dove sono questi fantasmi?».
Il governatore stronca tutte le soluzioni ipotizzate, dagli incentivi ai Comuni affinché aprano le loro porte («Una presa in giro») all’accoglienza diffusa («Trovatemi un sindaco che dica sì»), dal lavoro per i migranti («Mi preoccupano di più i 175 mila veneti disoccupati e anche il volontariato mi lascia perplesso») al potenziamento delle commissioni per i richiedenti asilo con il personale delle Province («Lo farei domani ma nessuna legge lo consente»). L’unica via, a suo dire, è l’apertura dei campi in Nordafrica, con corridoi umanitari per i «veri» profughi: «E non mi si venga a dire che non si può per via della guerra, a suo tempo li facemmo in Afghanistan».
A far imbufalire il governatore (che ne ha davvero per tutti: Cuttaia? «Poveretto, fa quello che gli ordina il padrone»; Morcone? «Lo conosciamo, è lo stesso che sosteneva che sui barconi non ci sono terroristi...») è anche l’indiscrezione pubblicata dal Messaggero, secondo la quale il Viminale starebbe mettendo a punto un piano da 40 milioni per ristrutturare alcune ex caserme da utilizzare come hub per i migranti. «In tutta Italia sono utilizzate per questo scopo sei ex caserme - dice Zaia - e, di queste, quattro sono in Veneto. Ora il ministero vorrebbe aggiungerne qui altre undici. Ma stiamo scherzando? Non c’è solo il problema dell’ospitalità nell’immediato ma anche quello dell’integrazione nel lungo periodo. Pretendo l’immediata convocazione della Conferenza Stato-Regioni». Dove comunque il centrodestra, con il ligure Toti e il lombardo Maroni, può contare su tre presidenti su venti. E certo finora i ripetuti ultimatum di Zaia, compresa l’aspra lettera a Renzi di metà luglio, non hanno sortito gli effetti sperati («Ma io non mi rassegno, non mi piego al silenzio»).
L’apertura di undici nuove caserme, tra l’altro, è seccamente smentita da Morcone: «Io non so dove abbiano trovato questo numero, in Veneto le uniche strutture prese in considerazione sono la Serena a Treviso, la Zanusso a Oderzo, Conetta a Cona, quella di Bagnoli e la Prandina a Padova. Sono cinque e alla Prandina, dopo tutte le polemiche, ora dobbiamo rinunciare. Per adesso - prosegue il prefetto - non abbiamo la necessità di ricorrere a nuovi siti militari, anche se ovviamente tutto è legato al numero degli sbarchi, e poi vanno trovate delle soluzioni per Bagnoli e Cona, due Comuni su cui francamente grava un peso eccessivo, sono sovraccarichi e dovranno essere decongestionati. A Bagnoli andrò prossimamente, l’ho promesso al sindaco: spero che gli altri Comuni ci daranno una mano, in un’ottica di solidarietà tra veneti. Sarebbe un gesto di grande intelligenza politica».
Mario Morcone Non è previsto il ricorso a nuovi siti militari, in Veneto le caserme in uso restano cinque