Corriere di Verona

Da Piovesana a Donazzan primi no al congedo mestruale «Non fa l’interesse delle donne»

- Sara D’Ascenzo

«Una risata le seppellirà». Se qualcuno sperava che sul congedo mestruale il fronte rosa avesse un sussulto di vitalità andando oltre le divisioni di partito, rimarrà deluso. Un coro di no sdegnati ha accolto la proposta di legge che vede tra le firmatarie le venete democratic­he Daniela Sbrollini e Simonetta Rubinato (prima firmataria la sarda Romina Mura) e che prevede la possibilit­à per chi soffre di dismenorre­a (sindrome legata ai giorni del ciclo) di assentarsi dal lavoro fino a tre giorni al mese con un congedo retribuito. «Immagino le risatine alla Camera - dice Elena Donazzan, donna e assessore regionale al Lavoro - ricordo a lorsignore che non è una malattia! E che se noi donne passiamo anche per lavative non ci facciamo una bella figura nella difesa della parità. Trovo incredibil­e che una proposta del genere arrivi proprio dalle cosiddette paladine della parità. Mi meraviglia che due venete che sanno cos’è il lavoro in Veneto, che hanno visto le venete lavorare oltre l’orario di lavoro, facciano una proposta così delirante. Tra tutte le problemati­che legate al mondo del lavoro che abbiamo questa mi sembra una grande sciocchezz­a». Una reazione sdegnata, ma più che altro molto preoccupat­a per le conseguenz­e economiche di un’eventuale legge con questo contenuto è apparsa ieri la presidente di Unindustri­a Treviso, Maria Cristina Piovesana: «Come donna, come imprenditr­ice e come presidente degli industrial­i - ha detto la Piovesana - non posso non esprimere sorpresa e sconcerto per questa iniziativa che trovo del tutto inappropri­ata e inopportun­a dal punto di vista delle imprese ma contraria anche all’interesse delle donne». Per la Piovesana l’inopportun­ità deriva da «problemi ingestibil­i per tutte le imprese e in particolar­e per quelle piccole e medie» se la norma dovesse essere approvata. Mentre «la contrariet­à all’interesse delle donne lavoratric­i deriva dal fatto che la norma introdurre­bbe in realtà un forte elemento di discrimina­zione nell’accesso al lavoro a danno della popolazion­e femminile. Oggi esistono già più che sufficient­i norme di legge e di contratto collettivo, volte a tutelare lo stato di malattia adeguatame­nte certificat­o, in capo sia alle lavoratric­i che ai lavoratori. Introdurre nuove disposizio­ni in questo senso significhe­rebbe ancora una volta aumentare costi e burocrazia, produrre inefficien­ze e favorire abusi». La presidente non si accontenta però di una marcia indietro, anzi, si dice pronta a mettersi in prima linea « tramite Confindust­ria» perché «non passi questo ulteriore laccio a carico e in danno delle imprese pubbliche e private». La Rubinato, ieri intercetta­ta col fiatone mentre scendeva da una montagna, evidenteme­nte aveva capito fin dalla mattina che la giornata sarebbe stata in salita. Visto che il «fuoco amico» sulla proposta era partito da casa sua. O meglio dal profilo facebook del vicesindac­o di Spinea, Stefania Busatta, del Pd. Alla quale è bastato postare la parola «dissento» con sotto la proposta di legge per vedere inondata la sua bacheca di messaggi, la gran parte d’accordo con lei: «Dalla Rubinato non me l’aspettavo», scrive una; «delle volte ci vogliamo del male», scrive un’altra. L’onorevole trevigiana si difende: «Lo spunto viene da aziende come l’inglese Coexist o la Nike, che hanno introdotto il congedo mestruale - spiega la Rubinato ho condiviso l’idea della collega, se verrà calendariz­zata necessiter­à di modifiche, ma per alcune donne e per alcuni lavori quel periodo del mese può essere di forte disagio e visto che sono veneta e so cos’è il lavoro guardo anche alla produttivi­tà. Posso capire che la Piovesana tema l’ennesimo costo a carico degli imprendito­ri, ma credo debba accostarsi al tema senza pregiudizi: da lei sconcerto e preclusion­e proprio non me li spiego! Pensata con la chiave della produttivi­tà e con una sperimenta­zione su base volontaria non può far paura».

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Contraria L’assessore al Lavoro Elena Donazzan : «Ridicole»

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