Corriere di Verona

EDIFICI SICURI LA PRIORITÀ È PREVENIRE

- Di Sandro Mangiaterr­a

Non si è ancora finito di scavare tra le macerie e, purtroppo, di contare le vittime. Ma la sua tragica lezione, il terremoto che ha devastato il Centro Italia, l’ha già fornita. Almeno per chi, finalmente, volesse impararla. Riguarda la necessità, anzi l’urgenza, di mettere in sicurezza il patrimonio edilizio. Il Veneto si è immediatam­ente schierato in prima fila nelle operazioni di soccorso e di sostegno alle popolazion­i colpite. Sarebbe bello che fosse d’esempio anche nell’impegno straordina­rio per rinforzare le costruzion­i. Perché ampie zone della Pedemontan­a, come del resto la Lessinia e il Garda, sono a forte rischio sismico. Perché la terra trema pure dove non te l’aspetti: basta pensare a quanto accaduto nel maggio 2012 in piena Pianura Padana, tra le province di Rovigo, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Perché una regione come il Veneto, ad altissima industrial­izzazione, con un patrimonio artistico inestimabi­le e, particolar­e non trascurabi­le, 63 milioni di presenze turistiche, ha persino il dovere di evitare tragedie di questo genere. Insomma, il Veneto ha tante buone ragioni (e tutte le carte in regola) per assumere la leadership nella prevenzion­e antisismic­a. E questo mentre ricorre il quarantesi­mo anniversar­io del terremoto del Friuli, dove, per inciso, la ricostruzi­one fu completata in dieci anni e senza uno scandalo. La realtà dimostra invece che la strada da percorrere sul terreno della sicurezza rimane lunghissim­a.

Dopo il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, lo Stato impose nel 2003 il censimento delle condizioni degli edifici pubblici. Evidenteme­nte siamo in alto mare, se l’università di Padova stima che in Veneto il 50 per cento delle scuole, degli ospedali e delle caserme abbia bisogno di interventi urgenti. Il 1° luglio scorso, Elisa De Berti, assessore ai Lavori pubblici di Palazzo Balbi, ha messo a disposizio­ne 12 milioni di fondi europei proprio per opere antisismic­he negli edifici pubblici. Meglio che niente. Tuttavia è evidente che le risorse necessarie sono molto superiori. A livello nazionale, per intenderci, si parla di un fabbisogno di almeno 40 miliardi. Quanto all’edilizia privata, il Veneto ha introdotto da fine 2008 norme molto rigorose per le nuove abitazioni. Peccato che si sia aperto un abissale gap di qualità costruttiv­a (e conseguent­emente di resistenza e stabilità) con le abitazioni realizzate prima di quella data. E attenzione: i privati non hanno alcun obbligo di attivarsi, nemmeno quando il pericolo magari non è accertato ma è comunque evidente a occhio nudo. L’unica spinta alla riqualific­azione è data dal cosiddetto Ecobonus, applicabil­e anche al recupero edilizio. Secondo i calcoli di Confartigi­anato, nel 2014 sono state chieste dai contribuen­ti veneti detrazioni per 531 milioni, quarta regione italiana. Quanti di questi interventi, però, sono stati effettivam­ente riservati al rafforzame­nto di muri e tetti? Un fatto è certo: la prevenzion­e del rischio sismico, per Luca Zaia, governator­e di un Veneto già alle prese con un pesante dissesto del territorio, non può che essere una priorità. Tanto più se è vero che il premier Matteo Renzi e il ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio intendono varare un piano nazionale di manutenzio­ne straordina­ria, che tra l’altro potrebbe generare migliaia di posti di lavoro. I quattrini vanno trovati a qualsiasi costo. Evitare la periodica contabilit­à dei danni e, soprattutt­o, dei morti, è un ottimo investimen­to.

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