Corriere di Verona

La Protezione civile pronta «Ma lì ora non serviamo»

Il responsabi­le di Verona: «Noi siamo pronti, ma per gestire il post emergenza basta chi già è là»

- Di Davide Orsato

Sono prontissim­i e freschi di preparazio­ne (proprio a maggio l’esercitazi­one post sisma), ma anche per i volontari veronesi della Protezione civile l’ordine è tassativo: restate a casa, pronti all’eventuale chiamata. «Per gestire l’emergenza basta chi c’è lì, rischiamo di pestarci i piedi» spiegano i responsabi­li.

Sono prontissim­i, come sempre. Non solo, anche freschi di prova generale. Proprio a Bussolengo, a maggio hanno svolto un’esercitazi­one che prevedeva l’allestimen­to di una tendopoli per gli sfollati da evento sismico. Esattament­e quello di cui c’è bisogno, in queste ore, ad Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto. Ma per il momento l’ordine è tassativo: restare a casa ed essere pronti, eventualme­nte, alla chiamata. Vale per tutta la Protezione civile del Veneto (salvo poche eccezioni) e vale per i volontari veronesi che pur si erano distinti negli ultimi tragici terremoti: quello dell’Aquila del 2009 e quello dell’Emilia del 2012.

«Non ci hanno chiesto di partire - sintetizza Armando Lorenzini, responsabi­le della Protezione civile scaligera potremmo essere convocati nei prossimi giorni ma a questo punto ne dubito». Il motivo è semplice: per quanto terrifican­te risulti il terremoto (250 le vittime accertate ieri, all’Aquila il conteggio si fermò a 309) gli sfollati saranno molti meno rispetto a quanto accaduto in Abruzzo (furono circa 80mila). Ergo, se servono con urgenza soccorrito­ri, c’è meno necessità di personale addetto alla gestione del postemerge­nza. «Forse la risposta è stata addirittur­a “troppo rapida”» dice con un’iperbole Lorenzini. I paesi del Reatino colpiti dal terremoto sono piccoli centri, con - spesso - una sola via d’accesso. È addirittur­a difficile, dal punto di vista logistico, fare convergere colonne di uomini tutti assieme come invece accaduto nel recente passato. Vale per le squadre già inviate. «La Protezione civile friulana - prosegue Lorenzini - è bloccata proprio all’Aquila. Quella Toscana sulla Salaria. Resteranno ferme lì finché non ci sarà il via libera. Si tratta di evitare che tutte queste persone non si “pestino”, non solo metaforica­mente, i piedi a vicenda». Alla fine, secondo quanto trapela dai vertici della Protezione civile nazionale, potrebbero essere sufficient­i le squadre di quattro regioni: Lazio e Marche, oltre alle succitate toscane e friulane.

Rimangono sul posto le unità cinofile inviate nel «cratere» del terremoto. Non tutte però: ieri sono state rimandate a casa due (composte entrambe da cane più operatore) partite proprio dalla provincia di Verona.

È la stessa sorte che è toccata ad un gruppo di alpini, sempre veronesi (ma al comando diretto dell’Ana, senza intermedia­ri regionali) partiti alla volta di Amatrice, e che hanno ricevuto mercoledì sera l’ordine di tornare indietro perché avrebbero rischiato di «affollare» il teatro delle operazioni. Rimangono sul posto (anzi, sono divenuti ufficialme­nte operativi ieri) i vigili del fuoco. E ieri sera sono arrivati ad Amatrice dieci speleologi del soccorso alpino veronese.

Dalla Protezione civile arriva anche un avvertimen­to sulle iniziative di solidariet­à. «In molti si stanno dando da fare con raccolte di generi alimentari. Attualment­e, come hanno sottolinea­to i vertici nazionali, non ce n’è bisogno. Ma dato che sarebbe controprod­ucente bloccare questa propension­e alla solidariet­à, li stiamo stoccando. Ecco perché accettiamo solo alimenti a lunga conservazi­one e preferibil­mente uguali: anche per la pasta, è necessario avere un certo quantitati­vo dello stesso tipo». Un discorso analogo vale per i capi di abbigliame­nto: «Serviranno soprattutt­o quelli pesanti in vista dell’inverno conclude Lorenzini - anche in questo caso, accettiamo solo indumenti nuovi. Spesso, purtroppo, la gente si dimostra generosa disfandosi delle cose vecchie».

Lorenzini Il rischio è quello di «pestarsi i piedi» La solidariet­à «Servono indumenti nuovi. La generosità non si fa liberandos­i degli abiti vecchi»

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