Caso Marangona, a processo il presidente del Consorzio Zai
Gasparato accusato di tentata concussione
A fine luglio, non senza polemiche, è stato riconfermato alla guida del Consorzio Zai. Ed è stata proprio un’operazione immobiliare «sospetta» incentrata su un terreno di proprietà del Consorzio Zai, quello della Marangona in zona industriale, che ieri mattina è costata il rinvio a giudizio al presidente Matteo Gasparato che si troverà al banco degli imputati per rispondere davanti al Tribunale collegiale presieduto dal giudice Paola Vacca dell’ipotesi di reato di tentata concussione. A condividere con lui l’accusa in aula si ritroveranno Elio Nicito, attuale presidente di Quadrante Servizi, oltre all’ingegnere Lauro Sabaini, attuale assessore della giunta De Beni con deleghe a Ecologia e Demanio.
A fine luglio, non senza polemiche, è stato riconfermato alla guida del Consorzio Zai. Ed è stata proprio un’operazione immobiliare «sospetta» incentrata su un terreno di proprietà del Consorzio Zai, quello della Marangona in zona industriale, che ieri mattina è costata il rinvio a giudizio al presidente Matteo Gasparato.
Quando trapelò per la prima volta la notizia del suo coinvolgimento nella vicenda, il numero uno del Consorzio si era professato «tranquillo e fiducioso»: dopo la decisione assunta nei suoi confronti dal giudice per l’udienza preliminare Giuliana Franciosi che ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio con cui ha chiuso le indagini preliminari il pubblico ministero Maria Beatrice Zanotti, Gasparato a partire dall’udienza-filtro calendarizzata per il prossimo 13 dicembre si troverà al banco degli imputati per rispondere davanti al Tribunale collegiale presieduto dal giudice Paola Vacca dell’ipotesi di reato di tentata concussione. A condividere con lui l’accusa in aula, all’ex Mastino, tra poco più di due mesi si ritroveranno anche Elio Nicito, attuale presidente di Quadrante Servizi, oltre a un professionista di Bardolino, l’ingegnere Lauro Sabaini, attuale assessore della giunta De Beni con deleghe a Ecologia e Demanio.
Tutto ruota attorno a una macro area di proprietà del Consorzio: secondo la ricostruzione avvalorata dalla procura, Nicito avrebbe presentato a Gasparato l’attuale parte offesa. Quest’ultimo, un uomo d’affari, avrebbe avanzato proposte di compravendita immobiliare su quell’area di proprietà del Consorzio per far sorgere un imponente centro commerciale. Sarebbero avvenuti così alcuni colloqui culminati con la richiesta del privato, nelle veste di intermediario, di conoscere il nome di un tecnico che potesse occuparsi delle perizie. Gasparato gli avrebbe girato un nominativo di fiducia, quello dell’ingegnere. Ma l’affare saltò e l’intermediario sporse denuncia, facendo partire le indagini. Le accuse che coinvolgono i vertici del Consorzio sono appunto legate alle consulenze: per l’intermediario si sarebbe trattato di un ricatto perché se non si fosse rivolto ai due privati segnalati l’accordo sarebbe saltato. Ipotesi rigettata dalla controparte, secondo cui (gli imputati risultano difesi dagli avvocati Umberto De Luca, Filippo Vicentini e Fabio Zambelli) sarebbe stato proprio il denunciante a chiedere ai vertici del Consorzio un nome di fiducia a cui potersi rivolgere.
Fatto sta che, nel decreto di rinvio a giudizio firmato ieri dal gup Franciosi, il magistrato sostiene che al momento non sussisterebbero ragioni sufficienti per decretare il «non luogo a procedere» chiesto coralmente dalle difese. A pesare contro gli imputati, secondo il giudice, sarebbero proprio le accuse rivolte loro dalla parte offesa: ed è proprio sul racconto del denunciante che, verosimilmente, ruoterà l’imminente processo di primo grado in programma in tribunale. Con il suo provvedimento di ieri, inoltre, il gup ha negato l’utilizzabilità di una parte delle intercettazioni, in quanto sarebbero state depositate dall’accusa in ritardo rispetto alla chiusura delle indagini preliminari. A dire il vero, le difese avevano contestato anche l’utilizzabilità della restante parte di intercettazioni, ma a riguardo il gup ieri non si è pronunciata, rinviando di fatto il nodo al Tribunale collegiale: già scontata in partenza, sul punto, un’eccezione preliminare dalle difese. Davanti al gup, la scorsa primavera, l’ingegner Sabaini espose la sua versione dei fatti sostenendo che con il denunciante si sarebbe incontrato un paio di volte e che in alcuna delle due occasioni sarebbe mai stato fatto riferimento a dazioni di denaro.
Nell’ambito dell’intera inchiesta, in itinere, si è aggiunto un fatto nuovo: si tratta di un’accusa di peculato ipotizzata contro il solo Gasparato. In sostanza, il presidente avrebbe usato la carta di credito del Consorzio per farsi rimborsare una serie di pranzi e cene spacciati come «di lavoro» ma in realtà, secondo la procura, con amici e conoscenti. La difesa però non ci sta: «Falso, erano pranzi e cene di lavoro e siamo in grado documentarlo. Era stato lo stesso Gasparato, del resto, a volere un tetto alla carta di credito del Consorzio». Ma questa è un’altra storia, peraltro ancora aperta.