Il Pd si tiene il capogruppo del «no» al referendum
Riunione dei consiglieri a Palazzo Barbieri, niente resa dei conti La Paglia: «Dialogo proficuo». Ma il problema politico rimane
Tanto tuonò che non piovve. Neanche una gocciolina. La riunione del gruppo consiliare del Pd, convocata ieri alle 18 per discutere il «caso Bertucco», non ha prodotto nessun cataclisma. Anzi, il clima tra i consiglieri sembra improvvisamente tornato ad essere davvero idilliaco.
L’incontro era stato messo in agenda dallo stesso Bertucco, dopo le furibonde polemiche che avevano accompagnato la sua conferenza stampa a favore del No referendario, tenuta nello stesso giorno in cui Matteo Renzi era in visita a Verona. Lo stesso capogruppo aveva sottolineato nei giorni scorsi che se il gruppo avesse ritenuto di scegliersi un nuovo leader, quella di ieri sera sarebbe stata l’occasione per farlo. Dai sei consiglieri dem, invece, nessuna sfiducia, anche se tutti hanno ribadito di essere a favore del Sì e di considerare un grave errore politico la conferenza stampa tenuta da Bertucco martedì scorso, assieme a Roberto Fasoli.
Più in là di questo non si è però andati. Elisa La Paglia ha poi spiegato che quella di ieri sera «è stata un’occasione di dialogo in cui finalmente abbiamo alzato lo sguardo anche oltre i temi strettamente amministrativi, guardando in avanti. È stato un confronto serio ed anche piacevole – ha aggiunto – che magari avrebbe potuto avere un’occasione meno…traumatica, ma che comunque è bene che sia arrivato e si sia svolto, da parte di tutti, con l’obiettivo comune di guardare a Verona 2017. In questa prospettiva le decisioni future del gruppo le prenderemo tutti assieme». E Fabio Segattini, quasi stupito per le domande del cronista, ha spiegato che «si è parlato dell’ordine del giorno del consiglio di giovedì e si è toccato anche il tema delle dichiarazioni fatte dal capogruppo con un dialogo che comunque non si è concluso».
Tanto ma tanto miele, insomma. Anche se, in realtà, il problema politico rimane. Al di fuori delle dichiarazioni ufficiali, il tema è tra l’altro quello di come gestire la campagna elettorale, già ampiamente aperta in città in vista delle comunali, con un capogruppo che è sicuramente l’esponente del Pd che ha inevitabilmente la maggiore visibilità mediatica e che ha posizioni politiche altrettanto sicuramente diverse da quelle della maggioranza del partito.
La settimana scorsa la deputata Alessia Rotta, molto vicina a Renzi, aveva detto di non ritenere opportuno alcun provvedimento disciplinare, aggiungendo però che «dovrebbe essere lui a fare chiarezza, traendo le conseguenze della propria presa di posizione».
Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, le strade aperte davanti a Bertucco sono infatti tre: candidarsi alle primarie del Pd alla guida della sinistra del partito, accettare le richieste dei partiti della sinistra-sinistra di mettersi alla loro testa oppure, alla fine di questo mandato elettorale, tornare al suo ruolo di sindacalista dei bancari della Cgil. E qualsiasi sia la decisione, è evidente che avrà un peso sull’intera campagna elettorale del Pd.
Fabio Segattini Abbiamo parlato dell’odg del consiglio. Il dialogo con il capogruppo non si è mai interrotto