Veneto Sviluppo, la polizza venduta da Tussardi
Il cda decise di intestarla al direttore Russo e la finanziaria risulta l’unica beneficiaria. I dubbi dei legali
Veneto Sviluppo, scoppia il caso della polizza. La società della Regione ha stipulato un’assicurazione sulla vita del suo dg, Gianmarco Russo. L’investimento, approvato dal vecchio cda, è stato di 1,5 milioni. E a proporre la polizza fu Massimo Tussardi, che due mesi dopo diventò il presidente..
Veneto Sviluppo ha stipulato un’assicurazione sulla vita del suo direttore generale, Gianmarco Russo. Il che significa, brutalmente e facendo tutti gli scongiuri del caso, che se Russo dovesse passare a miglior vita, la finanziaria controllata dalla Regione ci guadagnerebbe. L’investimento, approvato dal vecchio consiglio di amministrazione, è stato di 1,5 milioni di euro, con Banca Generali. E a proporre la polizza, all’epoca nelle vesti di consulente finanziario, fu Massimo Tussardi, che due mesi dopo la chiusura dell’operazione diventò il nuovo presidente di Veneto Sviluppo.
La vicenda risale al 25 novembre del 2015, anche se è lo stesso Tussardi a riferire che «passarono almeno 8 mesi dai primi contatti informali alla stipula definitiva». Fu lui, che nel 2013 abbandonò la carica di direttore generale nella Cassa di risparmio del Veneto per dedicarsi alla consulenza come libero professionista, a suggerire a Russo, che poi la propose con successo al consiglio di amministrazione (presidente Giorgio Grosso), la sottoscrizione di una polizza «Bg Stile Garantito» di Banca Generali come forma di investimento alternativo al deposito bancario. Dunque il contraente è Veneto Sviluppo, il beneficiario della cedola annuale è Veneto Sviluppo, ma la vita assicurata, per volere del cda, è quella di Russo, che comunque la prende senza troppi patemi d’animo («Nelle società che scelgono di intraprendere questa strada è prassi assicurare il legale rappresentate, il direttore generale o il direttore finanziario»). Trattandosi di una novità assoluta per Veneto Sviluppo, il cda sottopose però il via libera ad una serie di pareri (vennero coinvolte cinque diverse strutture), tutti successivi alla data del 25 novembre, dalla cui lettura emergono alcune criticità. L’Ufficio legale, ad esempio, segnalò che «l’aspetto più problematico» era quello di far coincidere con una persona giuridica un prodotto assicurativo «ramo vita» tipicamente utilizzato per le persone fisiche (sul prospetto informativo campeggia il più classico degli abbracci tra padre e figlio). E ancora, si rendeva necessaria una dichiarazione espressa del proponente circa la possibilità di cambiare in corsa l’assicurato, dal momento che Russo, pur avendo un contratto a tempo indeterminato che lo lega a Veneto Sviluppo, è libero di andarsene in qualunque momento. Lo stesso direttore doveva poi essere «posto a conoscenza specifica di tutte le clausole relative all’ininfluenza delle cause di morte e delle eccezioni previste a tale principio» e per questo, su indicazione dell’ufficio legale, firmò una dichiarazione in cui afferma di essere «a piena conoscenza della natura del contratto», del fatto che il beneficiario del riscatto sarà «esclusivamente» Veneto Sviluppo e che la polizza potrà estinguersi solamente in due casi: la sua morte o per volontà della società. I legali chiedevano poi ulteriori informazioni su chi aveva proposto l’investimento (ossia Tussardi) «per le opportune valutazioni sul piano del conflitto d’interessi e rapporti con parti correlate» e sottolineavano come non risultasse essere stata condotta «alcuna gara, individuando polizze analoghe di altri fornitori». Un aspetto che doveva essere «precisamente evidenziato» nella delibera di autorizzazione all’operazione da parte del cda.
Anche lo studio legale La Scala di Milano, che per Veneto Sviluppo svolge l’attività di
compliance, invitò a prendere alcuni accorgimenti perché «il prodotto oggetto di possibile investimento nasce per esigenze “diverse” rispetto a quelle per le quali viene di fatto sottoscritto». Viene chiesta la revisione delle penali previste in caso di uscita anticipata («Potrebbero addirittura annullare il rendimento della polizza») e «si raccomanda per il futuro che al cda vengano fornite maggiori informazioni sui prodotti alternativi analizzati e sulle ragioni sottostanti la scelta sottoposta all’attenzione dell’organo», una sottolineatura che vale anche per i pareri tecnici, che devono essere pronti prima e non dopo le votazioni in cda. Gli avvocati di Milano definirono «rilevante» il tempestivo aggiornamento della normativa interna, che andava adeguata insieme alla struttura aziendale ai nuovi strumenti d’investimento (le polizze appunto) e fecero presente che il ritardo nell’adempimento delle prescrizioni avrebbe potuto esporre «la società a rischi di compliance» e «il cda e il collegio sindacale a rischi sanzionatori per non avere dotato la società di idonei presidi a mitigazione dei rischi cui la società è esposta».
Infine l’Ufficio risk management, le cui valutazioni ricalcano in larga parte quelle dei legali, lamentò come non fosse pervenuto «alcun documento di analisi tecnica da parte delle strutture interne» e segnalò che l’operazione non era tra quelle contenute «nelle linee guida del Piano industriale 2015-2017» e che il rendimento annuo atteso non era noto in quel momento «in quanto determinato dalle performance conseguita dalla gestione separata» denominata «Ri.Alto». Conclusioni: «È opportuno evidenziare che il perfezionamento dell’operazione espone la società a rischi non misurabili di natura operativa, reputazionale e strategica che devono essere opportunamente considerati».
Così fu, assicura Russo: «Tutti i pareri furono tenuti in considerazione e abbiamo ottemperato a tutte le prescrizioni, a riprova che si è agito correttamente come richiesto a un soggetto vigilato da Banca d’Italia. E infatti abbiamo ottenuto tutti i visti di conformità». Arrivando così alla stipula del contratto con Banca Generali.